Valorizzare l’agricoltura e i prodotti tipici - QdS

Valorizzare l’agricoltura e i prodotti tipici

Giuliana Mazzola

Valorizzare l’agricoltura e i prodotti tipici

mercoledì 23 Dicembre 2009

Forum con Alfredo Mulè, presidente regionale Coldiretti Sicilia

PALERMO – Come si struttura Coldiretti Sicilia? Quali sono i vostri scopi?
“Coldiretti rappresenta le imprese agricole, valorizza l’agricoltura come risorsa economica, umana ed ambientale e sostiene lo sviluppo culturale delle varie realtà locali. Gli organi della Federazione si riuniscono in media una volta al mese per analizzare e decidere strategie funzionali per il territorio. In Sicilia Coldiretti è presente attraverso nove Federazioni provinciali, 42 uffici di zona e 144 sedi di recapito che assicurano servizi, professionalità e occasioni di sviluppo per tutti i nostri imprenditori agricoli. Attraverso la società tecnica di rilevamento Svc, otteniamo statistiche di riferimento su cui basiamo successivamente i nostri programmi operativi. I programmi di Coldiretti mirano in alto e cercano di valorizzare il ruolo dell’agricoltura nell’economia regionale e nazionale, sostenendo soprattutto i prodotti alimentari tipici. “Al di là delle emergenze a cui dobbiamo far fronte in questo periodo di grave crisi economica, stiamo cercando di portare avanti vari progetti, con lo scopo di aumentare il reddito delle imprese e di far conoscere i nostri prodotti nel mondo”.
In quest’ultimo anno, incontro a quali problemi sono andate le aziende agricole facenti parte di Coldiretti? Come intendete agire in merito?
“Sono emerse alcune emergenze che erano latenti, tra cui l’abbassamento del prezzo dei prodotti. Mentre in passato possibilmente c’era un comparto che andava male e un altro che andava bene, oggi questo fenomeno non risparmia nessuno. Quest’emergenza, che ha costretto numerose aziende a richiedere un aiuto economico per poter sopravvivere, deve essere affrontata da parte nostra attraverso un’adeguata programmazione, in grado di produrre soluzioni efficaci. Se non si cerca di risollevare queste nostre imprese in difficoltà, dando loro il giusto riconoscimento economico all’interno del mercato e nelle politiche di programmazione e di sviluppo impiegando con parsimonia gli aiuti europei, nazionali e regionali, si rischia il collasso di uno dei più importanti settori di produzione della Sicilia qual è l’agricoltura, che storicamente rappresenta il pilastro sul quale si erge l’economia della nostra regione. Dobbiamo assolutamente rilanciare il settore. Da parte nostra, in quest’ultimo periodo, abbiamo insistito con l’assessorato di riferimento per ricevere le somme dovute e dare il via agli aiuti”.
Per quanto riguarda la questione del credito alle imprese, avete riscontrato grossi problemi?
“Purtroppo ci sono parecchi problemi anche su questo fronte. Lo scorso anno sono stati inseriti tre articoli in finanziaria che riguardavano proprio questa questione. Il primo si riferiva alla ricostituzione delle scorte in agricoltura, il secondo al credito a medio termine per le imprese agricole, mentre il terzo alla ristrutturazione degli utili nelle imprese.
“Ad oggi è stato finanziato solamente l’articolo 16, quello per la ricostituzione delle scorte, con una somma che tra l’altro si è rivelata insufficiente. E’ stato fatto un bando al quale hanno partecipato circa 4000 imprese, nonostante i fondi bastavano solo per 600. L’assessorato, che aveva stanziato 100 milioni di euro, ci ha assicurato che il fondo verrà incrementato, in modo da finanziare i progetti descritti negli altri due articoli”.
Come si traduce la crisi economica per il settore agroalimentare?
“In questi ultimi anni, nonostante il settore agroalimentare non ha registrato forti cali nei consumi, c’è stata una progressiva diminuzione del prezzo finale del prodotto. Non è un problema legato esclusivamente alle grandi distribuzioni. C’è infatti una questione ancora più importante, quella delle frodi nei confronti della materia prima. Spesso i prodotti vengono camuffati e spacciati per alimenti di origine controllata e di provenienza nostrana. Per cui il consumatore convinto di acquistare un prodotto siciliano, in realtà potrebbe aver comprato un alimento proveniente da chissà quale paese”.
 

 
Per l’associazionismo nel comparto e lo sviluppo della filiera cerealicola integrata nell’Isola
 
Per quale motivo le nostre aziende agricole hanno problemi nel rapportarsi con il mondo del mercato?
“Uno dei maggiori limiti è rappresentato dalla mancanza di associazionismo. Di conseguenza le nostre aziende hanno molte difficoltà nel relazionarsi con il mondo del mercato. Come Coldiretti ci stiamo battendo per costituire una filiera agricola e italiana al 100 per cento".
Di recente durante il convegno dedicato alla filiera cerealicola, non è stato presentato dall’assessore Cimino il marchio regionale ”Pasta di grano duro siciliano di qualità certificata”?
“Sì in effetti, l’assessorato sta promuovendo questa nuova iniziativa. Oggi la filiera deve fare i conti con il progressivo crollo dei prezzi alla produzione. Le nostre aziende hanno inoltre una modesta capacità produttiva e tecnologica e non hanno prodotto un reddito tale da consentire investimenti nel campo dell’innovazione. Non sono dunque in grado di soddisfare l’industria pastaia in termini di qualità, quantità e prezzo. L’obiettivo generale del progetto è quello di sviluppare una filiera cerealicola integrata, sostenendo accordi di filiera che puntano a prodotti di qualità elevata. Il marchio regionale potrebbe dare i suoi frutti nell’immediato futuro perché coinvolge tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione, ma ci vogliono accordi adeguati. Il mondo dell’industria pastaia dovrebbe scendere a trattative con chi produce il grano in Sicilia. Allora si potrebbero soddisfare le aspettative del mercato”.

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