L'esercito silenzioso dei volontari che assicura un pasto agli ultimi - QdS

L’esercito silenzioso dei volontari che assicura un pasto agli ultimi

redazione

L’esercito silenzioso dei volontari che assicura un pasto agli ultimi

martedì 05 Settembre 2017

A Belpasso, città del catanese, 170 cittadini prestano servizio alla mensa sociale quattro giorni su sette. Oscar Pulvirenti: “Offriamo 200 pasti a settimana grazie alle donazioni”

BELPASSO (CT) – Una parte di Belpasso, città in provincia di Catania, lavora ogni giorno, in silenzio e con umiltà, per assicurare un boccone a chi ha fame e non può permettersi nemmeno di fare la spesa. Questa realtà si chiama “Mensa Sociale G.B. Dusmet”, è attiva da qualche anno grazie a un esercito di volontari e serve un pasto caldo quattro volte a settimana a 50 cittadini bisognosi. Del progetto ne parliamo con il segretario della Mensa Sociale, Oscar Pulvirenti, 24 anni, studente universitario e capo scout a Belpasso.

Oscar, come è nata l’idea della Mensa?
“L’idea si concretizza nel 2013, a settembre, durante una riunione al Bufali, alla quale parteciparono gli amministratori della Fondazione Bufali, i parroci di tutte le parrocchie di Belpasso, l’allora assessore ai Servizi sociali, Daniele Motta, il presidente della Commissione consiliare Servizi sociali, Salvo Pappalardo, insieme a noi scout Agesci Belpasso I, Clan ‘Le nuove frontiere’. Io allora ero un membro del Clan, e in quel periodo c’era stata la Route Nazionale a San Rossore, in Toscana. Parteciparono tutti i clan d’Italia e l’obiettivo era spingere gli scout a portare a termine un’azione di coraggio nella loro città. Grazie anche a Daniele Motta, osservammo che a Belpasso c’era forte richiesta non più di soldi, ma di risorse primarie come cibo, alimenti di prima necessità e per la prima infanzia. Lì nacque l’idea e durante la riunione al Bufali lanciammo una proposta chiara: creare una mensa a Belpasso. Fu così deciso di far nascere questa realtà”.

Come avete organizzato la Mensa?
“Abbiamo pensato a una mensa destinata ai cittadini belpassesi con reddito basso o nullo, che frequentano i Servizi sociali, o che sono conosciuti dai parrocchiani. Dopo la prima analisi ci siamo resi conto che la spesa era davvero elevata. L’ipotesi iniziale era di sfamare cento persone e ci volevano molte risorse, per cui abbiamo fatto riferimento soprattutto alle parrocchie della città, in primo luogo la parrocchia Maria Ss. Immacolata che è la più grande e ospita il nostro gruppo Scout. Si stabilisce un Consiglio direttivo, viene nominato presidente il diacono Carmelo Giammello che accompagna padre Giuseppe Calabrò. Salvo Tomasello ha il compito di magazziniere, mentre io con mia grande sorpresa vengo nominato segretario della mensa”.

Come hai vissuto questo incarico?

“Allora ero 19enne e gestire qualcosa molto più grande di me, che si approcciava con le politiche sociali, e avere a che fare con persone più grandi era una bella sfida, però mi sono scommesso, perché è quello che ci avevano sempre insegnato gli Scout: fare servizio in aiuto di chi ha più bisogno. Un’esperienza forte che mi ha permesso di mettermi faccia a faccia con una gestione grande e complessa”.

Com’è iniziata l’attività e quali risultati ha prodotto?
“La mensa inizia l’attività a ottobre 2013, viene inaugurata dall’arcivescovo Gristina, si parte con 30 persone, per poi arrivare a un centinaio, mentre oggi il numero si è stabilizzato su 50 ospiti. La mensa opera nei locali alle spalle della chiesa dell’Ex Convento, nuovi e perfettamente a norma. Siamo passati da due, a tre giorni, a quattro giorni di servizio a settimana”.

Quali sono le cifre di questo servizio?
“La Mensa coinvolge 170 volontari organizzati per turni, che appartengono solo alle associazioni che hanno firmato la convenzione, rinnovata di anno in anno. Hanno aderito le cinque parrocchie di Belpasso più quelle di Valcorrente e Palazzolo, insieme al Comune, Settore servizi sociali, e all’Agesci Belpasso I. Per un periodo abbiamo avuto anche le Officine del Sorriso e la Misecordia. I volontari servono 200 pasti a settimana, 800 pasti mensili; da ottobre 2013 a oggi abbiamo servito circa 33.000 pasti. Facciamo un menu completo per gli ospiti, con primo, secondo, frutta e pane sempre, perché abbiamo voluto che abbiano un pasto dignitoso. Volta per volta abbiamo dai 10 ai 12 volontari, due si occupano dell’accoglienza, 5 della cucina e lavaggio, 5 del servizio ai tavoli”.

Quanto costa la Mensa e da dove arrivano cibo e denaro?
“Spendiamo tra 1.500 e 2.000 € a bimestre per le utenze, in totale ogni anno si spendono 15.000 €. Oggi viviamo grazie alle offerte sia economiche che di generi alimentari, riceviamo circa 6.000 euro l’anno dal Comune, il direttivo si occupa di rendicontare ogni spesa che viene effettuata. La seconda domenica di ogni mese, grazie a una convenzione con Etnapolis, facciamo raccolta alimentare di fronte Iperfamila. Raccogliamo una quantità enorme di cibo, 500-600 chili di merce ogni volta. I soldi fortunatamente giungono dalle parrocchie, che contribuiscono in maniera veramente sostanziosa. Ci inventiamo anche iniziative di solidarietà, come un musical su Madre Teresa dove i belpassesi hanno dimostrato grande collaborazione. In particolare a Natale riceviamo tantissimo”.

Quali sono i progetti per il futuro?
“Sinceramente spero che la mensa chiuda! Dico davvero, perché vorrebbe dire che non c’è più necessità, ma sono consapevole che questa è solo una battuta. Grazie all’aiuto di tutti possiamo dire che oggi questa realtà va avanti e sembra andare avanti da sola, i volontari camminano da soli, le signore che cucinano per 50 persone fanno comunità con i ragazzi del Clan, diventa ogni giorno un’occasione di servizio e per scommettersi, mettendo le mani in pasta. In seguito vorremmo provvedere a creare lo statuto della Mensa, per poter accedere al Banco alimentare e a tutti i benefici legati al no profit”.

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