No a critica distruttiva, Sì a lode costruttiva - QdS

No a critica distruttiva, Sì a lode costruttiva

Carlo Alberto Tregua

No a critica distruttiva, Sì a lode costruttiva

giovedì 07 Settembre 2017
Otto persone su dieci hanno l’abitudine di criticare il prossimo qualunque cosa faccia. Perché questo comportamento negativo? Probabilmente è frutto di ignoranza che si accoppia all’invidia e alla gelosia.
Non è che si ragioni cercando di capire come gli altri hanno fatto a migliorarsi ed a conseguire risultati, piuttosto si guardano i risultati senza valutare capacità e sacrifici che li hanno generati, e da questa valutazione scattano invidia e gelosia.
Mentre chi sta indietro, nel sociale e nel professionale, dovrebbe avere un moto interiore di emulazione di chi sta avanti, di chi è più bravo, di chi ha conseguito risultati positivi e porsi la questione per essere competitivo, gareggiando nel fare e nel fare bene.
Ma questa non è una mentalità diffusa perché il lamento è facile, mentre il sacrificio per costruire è difficile. Sono i perdenti che si adagiano sul negativo non guardando il buono che c’è nella vita e come fare per conquistarlo.

Molti sono abituati a criticare quello che fanno gli altri, senza guardare quello che non fanno loro stessi. Insomma, è la vecchia parabola della pagliuzza nell’occhio dell’altro ignorando la trave nel proprio.
Intendiamoci, la critica in sé non è un’azione distruttiva perché se essa fosse portatrice di soluzioni alternative ai vari problemi sarebbe anzi positiva.
La critica è la facoltà fondamentale dell’intelletto che tende ad esaminare gli uomini o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo, il vero dal falso, il certo dal probabile.
Vi è stato il grande filosofo Immanuel Kant (1724-1804) che sull’argomento ha scritto un poderoso volume “Critica della ragion pura”. È quindi accettabile la critica come soluzione migliorativa rispetto ai problemi, ma non quella distruttiva che crea solo danno.
Nella vita, si sa, c’è chi costruisce, c’è chi distrugge e c’è chi non fa nulla, aspettando Godot. La seconda e terza categoria di persone meritano biasimo, mentre la prima è quella che fa funzionare il mondo. In fondo si tratta dell’eterna suddivisione tra i bravi e gli incapaci.
 

Chi fa bene è meritevole di lode, la quale non deve essere sperticata, ma proporzionata al merito. C’è gente che loda tutti, senza misura, secondo cui sono tutti bravi, compresi i nullafacenti e i fannulloni.
Quando tutti sono bravi, nessuno è bravo, per cui sbagliano coloro che incitano ad essere generosi nella lode e cauti nella critica. Mentre la lode deve essere, appunto, proporzionata, la critica non può essere cauta, né eccessiva né moderata. Anch’essa deve essere proporzionata alla questione cui si rivolge. E, confermiamo, che comunque, chi critica una soluzione deve proporne una o più, migliori di quella criticata.
La competizione fra i bravi e i meritevoli, da un canto, e gli incapaci, dall’altro, sta proprio nel trovare le soluzioni più idonee ai problemi che via via si presentano.
Certo ci vuole sforzo, immaginazione, capacità, realismo per proporre soluzioni adeguate ai problemi, ma è così che bisogna comportarsi. 

La lode, quindi, deve essere costruttiva, cioè deve incoraggiare coloro che sono operosi e produttivi. C’è chi si muove per un futuro migliore, perché questo comportamento è propedeutico ad uno scenario nel quale le successive generazioni si troveranno. Se tale scenario è ben costruito, esse dovranno essere grate a chi li ha preceduti; se, invece, esse troveranno la situazione peggiore di quella dei loro padri indirizzeranno irrimediabilmente agli stessi i loro improperi.
Purtroppo molta gente ha uno sguardo corto, vede fino alla punta del proprio naso e non oltre l’orizzonte. Cosicché si occupa di procurarsi l’essenziale per l’oggi senza curarsi del domani.
Si tratta di un comportamento miope da cicala, che si sa durante l’inverno, contrariamente alla formica, si trovò in balìa della bufera e della carestia.
Chi si guardò, si salvò: un vecchio detto che indica come la prevenzione sia essenziale a procurarsi un futuro migliore. Non sono parole, ma comportamenti veri e seri.

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