Partecipate regionali, sprechi e clientes - QdS

Partecipate regionali, sprechi e clientes

Raffaella Pessina e Patrizia Penna

Partecipate regionali, sprechi e clientes

giovedì 14 Settembre 2017

Istituito un apposito Fondo perdite: sul piatto 4,2 milioni di euro. 16 quelle in liquidazione ma continuano a costare 2 mln l’anno

PALERMO – Le partecipate regionali rappresentano un po’ “la storia infinita” della Sicilia. Porre rimedio ad uno scempio di sprechi e clientele perpetrato per lunghi anni, non è cosa facile e non si è rivelata risolutiva neanche la decisione assunta dalla Regione siciliana nel 2013 di non elargire più fondi a pioggia. Tale decisione ha da un lato inaugurato una sorta di “nuovo corso virtuoso” nella direzione di un taglio netto agli sprechi, ma di fatto non ha risolto il problema legato alla “sopravvivenza” stessa di molte di queste società a larga partecipazione regionale. Tre di queste sono già fallite: Lavoro Sicilia, Sviluppo Italia Sicilia e Multiservizi. Per gli addetti ai lavori nessuna sorpresa perché il ministro Madia lo aveva previsto, annunciando il taglio delle partecipate in tutta Italia. In Sicilia il programma di dismissione delle società carrozzoni è cominciato con il governo Lombardo.
Nella delibera 413 Gest del 2013, la Corte dei Conti aveva denunciato che in quattro anni (2009/2012) la Regione ha erogato più di un miliardo di euro a circa 30 partecipate, la metà delle quali in perdita da almeno tre anni. E in ognuna di queste veniva pagato un consiglio di amministrazione. Nel documento, la Corte dei Conti aveva evidenziato come vi fossero delle “inefficienze patologiche” di alcune partecipate, a fronte delle quali la Regione si “ostina in una perversa logica di salvataggio a tutti i costi”.
“Le società in liquidazione – si legge ancora – rappresentano una fetta assai importante del complesso delle partecipazioni (…). Ciascuna di esse è costata mediamente nell’ultimo quadriennio oltre 500.000 euro solo in termini di emolumenti agli organi sociali”. Facendo alcuni semplici calcoli è possibile stimare in circa due milioni di euro i costi a carico della collettività. Non si tratta di una cifra irrilevante, soprattutto in tempi di magra come quelli che la Sicilia sta vivendo.
La razionalizzazione delle partecipata è stata anche uno dei cavalli di battaglia del governo Crocetta ma ad oggi i tentativi maldestri della politica hanno prodotto soltato una “liquidazione perpetua” per ben 16 società di cui è stata disposta la chiusura ma che di fatto continuano ad esistere e a comportare costi rilevanti.
Restano invece attive 14 partecipate su una delle quali la Regione ha esercitato il diritto di recesso (Mediterranea Holding).
La recente approvazione da parte dell’Ars del collegato alla Finanziaria ha portato con sé una novità, cioè l’istituzione di un Fondo perdite società partecipate al quale sono stati destinati 4,2 milioni di euro come previsto nell’art. 21 del D.Lgs. 175/2016.
“Le società  – si legge nel collegato alla Finanziaria pubblicato nella Gurs n. 29 di venerdì 25 agosto – che hanno registrato un risultato medio negativo nel triennio 2011/2013 sono le seguenti: Ast spa – 2.785.969,00, Mas scpa – 1.542.137,67, Parco Scientifico e tec. Scpa – 930.997,00, Riscossione Sicilia spa – 4.923.525, Interporti spa – 803.586,33, Airgest spa – 1.222.013”.
Per ognuna di queste è stato calcolato l’importo da accantonare considerando la differenza tra il risultato 2015 e la media tra gli anni 2011, 2012 e13. 
Anche la scarsa trasparenza in relazione ai costi sostenuti è stata più volte stigmatizzata dai magistrati contabili.
L’unica certezza “prodotta” dalle partecipate regionali, dunque, è rappresentata dalle perdite ingenti di denaro e dai settemila dipendenti che, isnieme con l’indotto rappresentato dalle famiglie, di certo costituiscono un “ghiotto”bacino elettorale per la classe politica isolana.
Ancora da discutere il problema del ripescaggio dei dipendenti delle società liquidate, per stabilire in quali casi serviranno le procedure concorsuali. L’Ars, sempre nel collegato, ha approvato una norma che prevede il transito del personale nella Sas e l’assunzione dovrebbe avvenire attraverso l’avvio di progetti da parte dei dipartimenti.

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