Aumenti "nascosti" nelle Tlc: brutte sorprese per i consumatori - QdS

Aumenti “nascosti” nelle Tlc: brutte sorprese per i consumatori

Michele Giuliano

Aumenti “nascosti” nelle Tlc: brutte sorprese per i consumatori

venerdì 15 Settembre 2017

Per le organizzazioni di categoria è necessario un intervento Ue per tutelare i diritti degli utenti. L'Adoc stima nell'8,6% il costo in più medio di servizi mai richiesti dall’utente

ROMA – Un ricarico a danno dei consumatori pari all’8,6%. A tanto ammontano le entrate extra che le compagnie di telefonia fissa e mobile riescono ad ottenere attraverso l’escamotage del cambio di fatturazione da 30 a 28 giorni che aggiunge di fatto una mensilità al conto annuale.
Molte sono ormai le associazioni di consumatori che hanno segnalato la pratica così come diversi sono stati gli interventi dall’Autorità Antitrust a carico delle imprese.
Ma tutto questo sembra ancora non essere sufficiente. Arriva quindi da Adoc la proposta di chiedere un intervento normativo sia a livello nazionale che europeo, per assicurare al consumatore le giuste tutele e fermare questo trend degli aumenti nascosti.
“Molte delle compagnie di telefonia hanno nascosto aumenti del proprio canone difficili da far digerire ai consumatori, dietro cambi della periodicità di fatturazione. È una prassi che penalizza gli utenti, ai limiti della pubblicità ingannevole – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc -. Non siamo contrari ad un mero cambio di calcolo della fatturazione, ma questa modifica dovrebbe prevedere una riproporzione delle precedenti condizioni economiche. Ovvero, che anche con il passaggio a 13 mensilità il consumatore non deve subire variazioni dei costi sostenuti”.
Il cambio di fatturazione pone due questioni. La prima riguarda il pagamento con Rid: i pagamenti con addebito bancario hanno cadenza mensile solare, per cui il cambio di calcolo della fatturazione a 28 giorni provocherà uno sfalsamento tra tempistiche del RID e della bolletta, con possibile insorgenza di uno scoperto bancario, con eventuale morosità o di errori di calcolo delle spese.
La seconda concerne il diritto alla libera scelta e alla comparazione: la diversa cadenza di fatturazione tra operatori mina la tutela della trasparenza e della comparabilità delle condizioni economiche tra le offerte. “Per questo – aggiunge Adoc – chiediamo sia al Governo che all’Unione Europea di affrontare seriamente e concretamente il problema, intervenendo a livello normativo per bloccare queste pratiche commerciali, a nostro avviso, scorrette”.
Un’ulteriore forma di aumento nascosto è la cosiddetta shrinkflation. Nel Regno Unito oltre 2.500 prodotti negli ultimi 5 anni hanno subito variazioni di dimensione o peso per essere venduti allo stesso prezzo.
La shrinkflation è quel fenomeno per cui le dimensioni di prodotti di largo consumo vengono ridotte ma il prezzo rimane invariato o, addirittura, aumentato senza che il consumatore possa rendersi conto delle variazioni minime apportate continuando quindi a pagare di più per avere di meno.
“A nostro avviso la riduzione delle dimensioni dei prodotti venduti mantenendo lo stesso prezzo è solo un modo subdolo – conclude l’associazione di categoria – per nascondere un aumento dei costi a danno dei consumatori visto che molto difficilmente si potrà notare il cambiamento. In Italia, al momento, non esiste ancora uno studio in merito ma sarebbe opportuno che Istat e Antitrust comincino ad analizzare tale fenomeno, che causa un danno notevole, sia dal punto di vista economico che di fiducia, al consumatore”.

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