Servizi digitali, i Comuni arrancano - QdS

Servizi digitali, i Comuni arrancano

Rosario Battiato

Servizi digitali, i Comuni arrancano

venerdì 29 Settembre 2017

La Pubblica amministrazione isolana stenta ad applicare le leggi per servire adeguatamente i cittadini. Dalla Carta d’identità elettronica allo Spid: in Sicilia l’innovazione non è di casa

PALERMO – Per i siciliani la Pa resta un regno oscuro: gli open data e i servizi online stentano a decollare e nei comuni isolani, che dovrebbero rappresentare la nuova frontiera della semplificazione, mancano siti web aperti ed efficienti, strumenti online di accesso e comunicazione in tempi brevi. Il bilancio è negativo: un siciliano su due, infatti, si ritiene insoddisfatto dei servizi relativi agli obblighi di trasparenza e anche le imprese faticano a trovare vie di accesso semplificate.

Ma quali sono questi strumenti di cui gli Enti locali dovrebbero dotarsi
e che, al contrario, a oggi sembrano quasi fantascienza in numerose realtà isolane? Andiamo per ordine e passiamoli in rassegna, soprattutto quelli che promettono maggiori innovazioni e benefici per i cittadini.

Cominciamo dalla Carta d’identità elettronica (Cie): la sua storia normativa più recente risale al Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 1999, n. 437, che riporta il “Regolamento recante caratteristiche e modalità per il rilascio della carta di identità elettronica e del documento di identità elettronico”. Nel 2015 è arrivato il decreto del 23 dicembre che prevede le “modalità tecniche di emissione della carta d’identità elettronica”.

Per mappare i Comuni che hanno già questo servizio, il ministero dell’Interno ha attivato il progetto Carta di identità elettronica, che coinvolgerà tutti i Municipi entro il 2018. Allo stato attuale, è possibile verificare il grado di diffusione del progetto sul territorio nazionale e come in Sicilia siano appena 39 i Comuni che hanno attivato il servizio. Si tratta, in valore assoluto, del quinto dato nazionale, ma la prospettiva cambia se il dato viene rapportato al numero medio di Enti presenti sul territorio. Nell’Isola, infatti, soltanto un Municipio su 10, cioè il 10% del totale, si è dotato del servizio, mentre in altre regioni quali Puglia ed Emilia Romagna si è giunti a circa il 12%. La Sicilia, comunque, fa meglio del dato medio: in Italia sono complessivamente 477 su 7.978, cioè il 6% del totale.

L’altro strumento per misurare l’innovazione nei servizi al cittadino è certamente lo Spid
, il Sistema pubblico di identità digitale che permette di accedere a tutti i servizi online della Pubblica amministrazione con un’unica Identità digitale (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone. Le Amministrazioni che consentono l’accesso ai propri servizi tramite questo strumento espongono, sulle proprie pagine ufficiali, il relativo bottone di accesso. Il sistema, la cui operatività era stata inizialmente prevista per i primi mesi del 2016 in quanto era una delle priorità indicate dalla Presidenza del Consiglio, è stato avviato, come primo provvedimento, nel lontano 2014, mentre nel luglio dello scorso anno (determinazione n.189/2016) sono stati emanati gli aggiornamenti del regolamento che normava le modalità di accreditamento già dal primo di agosto 2016. A distanza di circa un anno, abbiamo monitorato le Amministrazioni pubbliche che erogano i servizi abilitati Spid e nell’Isola ce sono soltanto 178, tra cui 8 Camere di Commercio su 9 per la fatturazione elettronica (in attesa della riduzione prevista dalla riforma Madia della Pa), 170 Comuni per lo Sportello unico attività produttive. Pochissimi i capoluogo: soltanto Siracusa ed Enna hanno attivato il servizio per la presentazione delle pratiche telematiche al portale Suap. In tutta Italia, invece, ci sono 3.783 amministrazioni che erogano 4.183 servizi abilitati Spid: in Lombardia sono 817, in Campania 313.
In generale, non è possibile attestare che i siti delle Pubbliche amministrazioni isolane siano al top per efficacia. Lo certifica la Bussola della trasparenza, un servizio del Governo che analizza e monitora le informazioni inserite dalle varie amministrazioni, offrendo al cittadino la possibilità di appurare l’effettiva trasparenza dei servizi offerti. L’ultima rilevazione effettuata risale al 24 settembre scorso e fa riferimento, tra le altre cose, alla percentuale media di soddisfazione degli obblighi di trasparenza per regione. La Sicilia si colloca tra le ultime cinque con un dato medio pari al 54,54%. Entrando nel dettaglio, si scopre come la percentuale media di soddisfazione degli obblighi di trasparenza per provincia vede Ragusa e Trapani tra le peggiori dieci d’Italia con un dato pari rispettivamente a 45,73% e 47,7%.
Nella graduatoria della trasparenza dei siti web della Pa, un sistema ancora in fase di sperimentazione “realizzato in base al monitoraggio automatico – si legge sul sito della Bussola della trasparenza – che verifica il rispetto dei nuovi adempimenti del Decreto legislativo n.33/2013 sui siti web delle Pa”, non ci sono performance degne di rilievo. Solo Messina, tra i Comuni capoluogo, raggiunge il 100%, cioè la presenza di tutte le sezioni. Gli altri fanno peggio: Catania si trova a 82 su 84 per una percentuale del 98%, poco più in basso Palermo con 81 su 84 (96%), Enna si ferma a 75 (89%). Scivolano più giù Siracusa con 66 sezioni (79%), Trapani con 62 (74%) e Ragusa con 53 (63%). In fondo alla classifica ci sono il comune di Caltanissetta, soltanto 4 sezioni su 84 trovate, un dato che vale un misero 5%, e Agrigento con appena una sezione su 84 (1%).
 

 
Gli open data e i social quasi del tutto ignorati
 
PALERMO – La rivoluzione digitale è arrivata, ma la Pubblica amministrazione isolana sembra non essersene accorta. Lo confermano i dati dell’Istat, che hanno raccolto i più importanti parametri che riguardano l’accesso dei cittadini ai servizi online. Nell’Isola soltanto il 26% dei Comuni, quindi meno di un terzo, mette a disposizione degli open data, mentre in Piemonte lo permette un Ente locale su due. Appena il 20% degli Enti locali isolani permette di avviare e concludere per via telematica l’intero iter relativo a un singolo servizio, soltanto in Molise riescono a fare peggio.
Non ci sono grandi numeri nemmeno nelle comunicazioni social. Soltanto un Comune isolano su dieci dispone di applicazioni mobili (app) e appena tre su dieci hanno attivato strumenti web 2.0 che riguardano blog, forum, Facebook e simili. Nell’Isola il dato è inferiore di sette punti percentuali rispetto alla media nazionale, mentre ci sono diverse regioni che possono considerarsi come un modello a tutti gli effetti. In Umbria, il 37% dei Municipi ha messo a disposizione delle applicazioni ad hoc e il 44% ha approntato gli strumenti tecnologici più recenti.
Il risultato migliore arriva sul fronte dei punti di accesso wi-fi gratuiti, grazie anche ai numerosi incentivi e ai fondi europei che hanno permesso ai comuni di investire. Un Ente locale siciliano su due, infatti, dispone di punti di accesso all’interno del territorio comunale, anche se il dato isolano è ancora lievemente inferiore a quello nazionale (52,5%).
 

 
Una situazione complicata vissuta anche dalle imprese
 
PALERMO – Anche le imprese faticano a trovare gli accessi giusti per sfruttare le nuove opportunità della rivoluzione digitale. Il rapporto Istat “Ambiente urbano: gestione eco sostenibile e smartness” mette in fila il numero di servizi online messi a disposizione dalle Amministrazioni locali ed evidenzia, nel complesso, un deciso ritardo nell’Isola. 
A livello nazionale in tre Comuni capoluogo su dieci è possibile completare integralmente e on-line la procedura relativa alla dichiarazione di inizio attività produttiva mentre in quattro su dieci è possibile concludere i procedimenti di vita dell’impresa legati al Suap (sportello unico per le attività produttive).
In Sicilia, stando ai dati dell’Istituto di statistica, nessun Ente locale offre un servizio completo di questo genere. Considerando i quattro livelli di avanzamento del servizio di avvio dell’attività (dal minimo 1, che riguarda soltanto la visualizzazione delle informazioni al massimo di 4, che consente la conclusione dell’intero iter col pagamento online), soltanto un Comune raggiunge il livello 3. Si tratta di Palermo, dove si può arrivare fino all’inoltro online della modulistica, ma non al pagamento. Tutte le altre si fermano qualche passo prima: Trapani, Catania, Ragusa e Siracusa al livello 2, cioè allo scarico della modulistica per l’attivazione del servizio, Messina e Caltanissetta addirittura all’essenziale livello 1. Agrigento ed Enna non offrono nemmeno il servizio sul proprio sito.

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