Contenziosi nella Formazione, la Regione siciliana sepolta dai ricorsi - QdS

Contenziosi nella Formazione, la Regione siciliana sepolta dai ricorsi

Michele Giuliano

Contenziosi nella Formazione, la Regione siciliana sepolta dai ricorsi

giovedì 05 Ottobre 2017

I dipendenti degli enti citano la Pa regionale: serve personale negli uffici per smaltire le pratiche. Secondo i conti dell’Assessorato ci sarebbero in ballo esborsi per 176 mln di euro

PALERMO – Le grane della formazione professionale in Sicilia non si fermano ai soli sprechi e alle difficoltà a far ripartire i corsi tradizionali impalati sull’Avviso 8 congelato oramai da oltre due anni. Ci sono anche i contenziosi che preoccupano non poco la Regione che rischia davvero di essere sepolta dai decreti ingiuntivi e quindi dai risarcimenti da dover corrispondere. Il numero dei ricorsi, secondo quanto accertato dal dipartimento regionale della Formazione, sono all’incirca 3 mila e rischiano di moltiplicarsi ancora.
Lo stop delle attività formative e il taglio ai finanziamenti ha portato molti enti di formazione a chiudere baracca e burattini; e siccome gli enti sono nella maggior parte dei casi no profit e totalmente finanziati dalla Regione non hanno il becco di un quattrino.
Di conseguenza il dipendente licenziato si rivale sulla Regione che sempre, o quasi, viene condannata a pagare.
Per analizzare i casi ad uno ad uno, ed evitare che i ricorsi possano moltiplicarsi (così come le spese legali e di interessi) la Regione sta potenziando gli uffici del dipartimento con l’intenzione proprio di smaltire queste pratiche. problema che si incastra con i tanti altri, come ad esempio le vere e proprie “ruberie” accertate dalle varie Procura in Sicilia.
Da Catania ad Agrigento, passando per Ragusa e Messina sono state ben 8 le inchieste, per un totale di 176 milioni di euro, più di quanto è stato messo a disposizione per l’intero Avviso 8, che dovrebbe coprire un intero anno di attività formative in tutto il territorio. Un intreccio di interessi politici e personali, da cui hanno tratto profitto in molti, con il beneplacito anche di alcuni dipendenti regionali corrotti, che in alcuni casi addirittura stornavano fondi direttamente nei loro conti correnti. I risultati in quest’ultimo decennio sono anche più disastrosi, in termini di efficienza dei corsi organizzati.

Secondo l’ultimo censimento dell’Isfol, l’istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, hanno trovato lavoro coerente con il proprio percorso formativo soltanto il 3 per cento dei corsisti. Ciò vuol dire che alla Regione ognuno di essi che ha completato con successo il proprio percorso, trovando quindi occupazione, è costato ben 692 mila euro. Eppure la soluzione non può essere fermare tutto, lasciando 8 mila persone a casa.
“La tragica situazione in cui versano da anni le famiglie di diverse migliaia di operatori della formazione professionale impone alla politica urgenti e concrete risposte – afferma Vincenzo Figuccia, deputato regionale -. Il modo più veloce per reimpiegare il personale è utilizzare i 136 milioni di euro disponibili, che diversamente andrebbero persi, nella programmazione di corsi a catalogo. I corsi dovranno essere gestiti dagli enti esistenti e in regola con l’accreditamento e le normative del settore, con l’obbligo di utilizzare il personale iscritto all’albo, sul quale dovrà essere fatta una ricognizione, per verificare l’effettivo numero dei lavoratori aventi diritto”. Rivedere il settore per intero, per ripulirlo e renderlo più efficace ed efficiente, di nuovo a fuoco sull’obiettivo di formare i giovani per inserirsi nel mondo del lavoro.
“Dopo avere affrontato e risolto il problema del ritorno al lavoro – aggiunge Figuccia – si dovrà istituire un’agenzia regionale della formazione che riesca a garantire al tempo stesso una offerta formativa aderente alle richieste del mercato del lavoro, il costante aggiornamento dei formatori ed il mantenimento dei livelli occupazionali”.

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