Precariato siciliano in attesa delle nuove direttive regionali - QdS

Precariato siciliano in attesa delle nuove direttive regionali

Michele Giuliano

Precariato siciliano in attesa delle nuove direttive regionali

sabato 07 Ottobre 2017

Un’infornata di personale che non è mai entrato per concorso e che ora chiede il “posto fisso”. La Regione fissa regole per la stabilizzazione negli enti locali, compresi gli Asu

PALERMO – Troppi i precari in Sicilia. In tutti gli enti locali, negli enti di formazione, nei Comuni. È ora di sfoltire le fila, e la Regione cerca di correre ai ripari fissando le direttive per la stabilizzazione, in seguito alla normativa emessa a maggio 2017, che riconosce a tutti i datori di lavoro un contributo pari all’importo dell’assegno di utilizzazione in Asu, a cui viene assicurata l’occupazione con contratto a tempo indeterminato, nel rispetto della vigente normativa, con un compenso non inferiore a quello percepito in qualità di lavoratore socialmente utile.
A partire dal 3 ottobre scorso è stato fissato il termine di 180 giorni per tutti gli enti utilizzatori, pubblici e privati, del personale Asu, che devono inderogabilmente provvedere ad adottare il programma di fuoriuscita o ad avviare le procedure per il conseguente aggiornamento, con delibera dell’organo esecutivo, nonché ad avviare, per gli esuberi, le procedure di mobilità.
Tutti gli enti pubblici e privati, entro il termine inderogabile dell’8 novembre prossimo dovranno adottare, con provvedimento dell’organo esecutivo dell’ente, efficace nelle forme di legge, immediatamente esecutivo, i provvedimenti necessari, e trasmetterlo agli uffici del Dipartimento Regionale del Lavoro, dell’Impiego, dell’Orientamento, dei Servizi e delle Attività Formative.
Per gli enti utilizzatori che non avranno provveduto agli adempimenti, l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, che provvederanno in via sostitutiva, ad individuare i nuovi enti utilizzatori e ad avviare le procedure consequenziali. Ancora, per promuovere, d’intesa con gli attuali enti utilizzatori e con quelli individuati, una migliore allocazione del personale, verranno “Piani di Utilizzo”, il tutto finalizzato alla “fuoriuscita dei precari Asu” mediante l’assunzione a tempo indeterminato.
A tale scopo la direttiva promuove tavoli concertativi a livello locale, presso i Centri per l’Impiego competenti per territorio. In attesa del cosiddetto “svuotamento del bacino Asu”, il personale precario manterrà il rapporto lavorativo-formativo con il proprio ente utilizzatore, al fine di consentire ai lavoratori precari di poter percepire regolarmente l’assegno di utilizzazione in Asu.
Per lo svolgimento di tutta la procedura i lavoratori potranno avvalersi del supporto del Dipartimento Regionale del Lavoro, che a tale scopo istituirà anche degli sportelli periferici di informazione presso tutti i Centri per l’Impiego competenti per territorio.
Si rimane quindi in attesa di vedere quali saranno gli effettivi risultati, su un territorio che è inondato da personale precario di ogni tipo. Un mondo variegato e allo stesso tempo frutto di un unico denominatore, quello del clientelismo della politica che ha portato a formare quest’enorme bacino divenuto un pozzo senza fondo.
L’ultima fotografia è stata scattata dalla Regione stessa che, attraverso il Dipartimento regionale del Lavoro-Servizio I, ha aggiornato l’elenco regionale dei lavoratori appartenenti al regime transitorio dei lavori socialmente utili, regolato dalla Legge regionale del 28 gennaio 2014, la numero 5. Qui sono contenuti il numero di precari degli enti locali, Asu, Lpu ed Lsu, risultati complessivamente 21.285.  Poi ci sono i lavoratori degli oramai ex sportelli, e quelli sono 1.922, i lavoratori della Formazione, 8.000 circa, e i “famosi” forestali che sono stati in questo caso riconosciuti direttamente dalla Regione e lavorano come operai stagionali, altri 24 mila persone.

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