Sicilia, non votare il Pd di Bersani e D'Alema - QdS

Sicilia, non votare il Pd di Bersani e D’Alema

Carlo Alberto Tregua

Sicilia, non votare il Pd di Bersani e D’Alema

martedì 17 Ottobre 2017

Punire chi ha rovinato l’Isola

Un popolo maturo e colto, che non si faccia condizionare dalla pancia, ma che ragioni con il proprio cervello, quando finisce una legislatura, nazionale o regionale, o una consiliatura, dovrebbe porsi il quesito: chi ha amministrato ha fatto l’interesse dei cittadini o il proprio?
In base alla risposta, dovrebbe confermare il suo consenso, se è stato soddisfatto, oppure cambiare cavallo.
Che opinione dovrebbe avere il popolo siciliano dopo cinque anni di conduzione della Regione di Rosario Crocetta e di attività dell’Assemblea regionale, dove i deputati hanno sempre fatto gli affari propri piuttosto che l’interesse dei siciliani?
Restando rigorosamente ai dati consuntivi relativi al Pil, all’indice di disoccupazione, a quello delle infrastrutture, ai siti a rischio idrogeologico, alle deficienze dell’energia rinnovabile, alle difficoltà dell’agricoltura, all’assenza della linea del legno, all’insufficiente turismo, il responso non può che manifestarsi con il pollice verso.

La responsabilità di quanto è accaduto è sicuramente del presidente uscente con disdoro e di quei deputati che hanno assecondato la sua mancanza di linea politica. La maggioranza di essi non fa riferimento all’attuale segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, bensì agli ex segretari Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema, rappresentati dal segretario regionale Fausto Raciti.
Il sottosegretario renziano Davide Faraone non è riuscito a capovolgere la situazione (forse non poteva), cosicché la Regione è rimasta impantanata con i vecchi soggetti che avevano già partecipato alle precedenti Giunte di Cuffaro e Lombardo, direttamente o indirettamente.
Gli alfaniani hanno retto il sacco ai bersaniandalemiani e così il patatrac è stato completo. Ecco perché non bisogna votare l’incolpevole rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, che, comprendiamo, ha messo a disposizione la sua candidatura sapendo che le probabilità di successo erano ridotte al lumicino.
Questo anche perché vi è la concorrenza di Claudio Fava, persona di prim’ordine, che ha le idee chiare su come si dovrebbe amministrare la Regione, a partire dal Piano aziendale sconosciuto agli ultimi tre presidenti.

 
Fra la parte politica che rappresenta Fava e quella che rappresenta Micari, onerato dal peccato originale prima indicato, non dovrebbero esserci dubbi: votare Fava.
Qui non si tratta di indicare ai siciliani Destra o Sinistra, termini obsoleti che ricordano l’Assemblea nazionale francese del 1789. Qui si tratta di scegliere fra tre candidati (Musumeci, Cancelleri e Fava), perché il quarto, eccellente professore, è fortemente zavorrato da chi ha finito di rovinare la Sicilia in quest’ultimo quinquennio.
Abbiamo dato un’indicazione a quella parte di siciliani orientati verso Fava. Ve n’è un’altra parte cospicua che ha subito, e subisce, i morsi della fame e della povertà e dunque non ha altra arma che la protesta, che andrà a finire sulla scheda elettorale. Il partito che raccoglie il  malcontento è il Movimento 5 stelle, anche se poi non sappiamo quali possibilità abbia di trasformare la protesta in proposta, ovvero in un Piano politico che diventi un Piano aziendale di crescita e sviluppo.

Giancarlo Cancelleri e i suoi riporteranno con molta probabilità più seggi dei precedenti 14, nonostante il totale dei deputati scenderà da novanta a settanta. E questo è un bene perché nell’Assemblea regionale arriveranno tante persone senza incrostazioni e retaggi del passato. Le novità sono sempre positive e bisogna accoglierle con favore.
Non sappiamo se Cancelleri la spunterà su Nello Musumeci, anche se gli attuali sondaggi lo danno svantaggiato di tre-quattro punti percentuali.
Nella competizione elettorale del 5 novembre il ruolo principale lo avranno i cittadini schifati che non andranno a votare. Ma ci auguriamo che il loro numero sia inferiore a quel 52% delle elezioni del 28 ottobre 2012.
Votare è un diritto ma è anche un dovere. Gli assenti hanno sempre torto e il siciliano deve esprimere ragionevolmente la sua volontà: Musumeci, Cancelleri o Fava. Uno dei tre va indicato.
Ci auspichiamo che il senso civico prevalga sulla rabbia e l’indignazione con l’espressione del voto.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017