Imprese, il mostro da battere è la burocrazia - QdS

Imprese, il mostro da battere è la burocrazia

Rosario Battiato

Imprese, il mostro da battere è la burocrazia

venerdì 20 Ottobre 2017

Si chiama “Il labirinto del burofisco” ed è un rapporto di Confartigianato che mette in luce i record negativi del sistema italiano. Troppe le difficoltà incontrate dalle aziende per avviamento e mantenimento. In Italia pressione fiscale superiore di 1,4 punti Pil alla media Ue

PALERMO – Il nome è suggestivo e sembra richiamare le trame fantastiche dello splendido film “Il labirinto del Fauno” di Guillermo del Toro, anche se qui è tutto vero. “Il labirinto del burofisco”, il mostro ideato da Confartigianato per tratteggiare il volto della burocrazia italiana che congela di paura le imprese, è un rapporto che mette in evidenza tutti i record negativi del Paese in materia di avvio e mantenimento dell’impresa.
Il lavoro di Confartigianato muove da un passaggio essenziale: partendo da una maggiore pressione fiscale, superiore di 1,4 punti di Pil alla media comunitaria, le imprese devono fronteggiare una maggiore onerosità della burocrazia fiscale. Lavorando sui dati arrivati con l’aggiornamento “Doing Business” della Banca Mondiale, il report che analizza le regolamentazioni che influiscono sull’attività imprenditoriale, l’Ufficio studi dell’organizzazione ha collocato l’Italia al cinquantesimo posto per condizioni favorevoli a fare impresa. “La posizione dell’Italia – si legge in una nota pubblicata sul sito di Confartigianato – si associa ad un evidente ritardo in merito ad importanti servizi pubblici e in particolare scende al 126° posto per procedure e tempi per pagare le tasse, con effetti negativi sulla competitività delle imprese e in particolare su quelle esposte alla concorrenza internazionale le quali beneficiano o rimangono svantaggiate dal livello della burocrazia fiscale”.
Le varie graduatorie, nell’ambito dello studio della Banca mondiale, vedono l’Italia in netta difficoltà per accesso al credito (posizione 101 su 190), risoluzione di dispute commerciali (108), pagamento delle imposte (126). Non va benissimo nemmeno sul fronte dell’ottenimento di permessi di costruzione (86), avvio d’impresa (63) e allacciamento alla rete elettrica (63).
Il ritardo è stato calcolato anche come quantitativo di tempo sprecato. Nel Belpaese occorrono 240 ore per pagare le imposte, si tratta dell’impegno maggiore tra i sette principali esportatori dell’Unione. I tempi di pagamento si riducono a 218 ore in Germania, a 161 ore in Belgio, a 152 ore in Spagna e 139 in Francia. Tempi dimezzati ci sono in Olanda (119 ore) e nel Regno Unito (110 ore).
Insomma, l’impegno a pagare le imposte si porta via un bel po’ di tempo che l’imprenditore potrebbe destinare al potenziamento o al miglioramento dell’impresa. E non si tratta solo di tempo in valore assoluto, ma anche di impegni cadenzati nel corso dell’anno. In un Rapporto annuale di Confartigianato Lombardia è riportato un monitoraggio che di fatto mette assieme, considerando le varie tipologie di imprese, 210 scadenze fiscali all’anno. “Una complessità nella gestione delle imposte – si legge – che riguarda 75 scadenze in ambito IVA, 39 per Imposte Dirette, 36 relative a INPS, 10 per Registro, 7 per Bollo, 6 per INAIL, 5 per Assistenza fiscale, 5 per Enasarco, 4 per Imu/Tasi e sempre 4 per Sospensione termini, a cui si sommano ulteriori 19 scadenze per altri ambiti”.
“L’Italia di ‘Impresa 4.0’ – ha spiegato Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato  – non può permettersi una burocrazia barocca, costosa e complessa. L’impegno del Governo e degli imprenditori per recuperare competitività rischia di essere vanificato da troppe leggi e adempimenti. Ci auguriamo che la ‘rivoluzione’ del fisco digitale annunciata dall’Esecutivo rappresenti davvero l’occasione per voltare pagina e per semplificare finalmente la vita degli imprenditori”.

In Sicilia la complessità è accentuata dalle difficoltà relative alla disponibilità dei servizi digitali
. Gli ultimi dati Istat in materia dicono che nel 2015 in tutta Italia in 3 comuni capoluogo su 10 è possibile completare integralmente e on-line la procedura relativa alla dichiarazione di inizio attività produttiva e in 4 su 10 i procedimenti di vita dell’impresa legati al Suap (sportello unico per le attività produttive). In Sicilia nessun capoluogo offre uno di questi servizi dall’inizio fino alla fine della procedura (“conclusione di tutto l’iter relativo al servizio con il pagamento per la sua attivazione o adempimento tributo”).

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