Ernie: una complicazione assai frequente - QdS

Ernie: una complicazione assai frequente

redazione

Ernie: una complicazione assai frequente

mercoledì 25 Ottobre 2017

La riparazione è una delle operazioni più praticate al mondo, effettuata con il supporto di protesi biologiche o sintetiche

in collaborazione con ITALPRESS
 
NAPOLI – “Le ernie rappresentano una complicanza piuttosto frequente di qualsiasi procedura chirurgica eseguita sull’addome. Con il termine ernia si indica una fuoriuscita di visceri dalla cavità che normalmente li contiene. A livello addominale, possiamo distinguere due tipologie: le primitive, legate a problemi congeniti nella struttura del collagene, la principale proteina del tessuto connettivo, che porta a un indebolimento strutturale della parete addominale e quelle secondarie, dette anche post-incisionali o laparoceli, con un’incidenza tra il 15 e il 32% in pazienti sottoposti a interventi chirurgici sia tradizionali che mininvasivi e facilitate da una infezione del sito chirurgico”. Lo ha spiegato Pierluigi Ipponi, presidente dell’Italian society of hernia and abdominal wall surgery (Ishaws), nel corso del 119° congresso italiano di chirurgia generale Sic a Napoli.
In Italia, oggi, sono circa 2 milioni gli interventi chirurgici convenzionali (open) che coinvolgono la parete addominale e che, nel 28% dei casi, danno luogo all’insorgenza di una pericolosa conseguenza come le ernie addominali. La riparazione è una delle operazioni chirurgiche più praticate al mondo e viene fatta grazie al supporto di protesi che possono essere biologiche o sintetiche.
Le protesi biologiche sono una categoria molto ampia, con caratteristiche molto diverse e differiscono per l’origine del materiale – uomo, suino, bovino – e del tessuto del quale sono costituite – derma, pericardio, sub-mucosa. “Questo tipo di protesi – ha aggiunto Ipponi – permette una migliore colonizzazione da parte delle cellule del paziente per riparare la lesione e evitano la formazione di tessuto cicatriziale”.
L’impianto biologico Permacol – ha spiegato Medtronic, tra le principali aziende produttrici di questo settore – è oggi il più utilizzato al mondo, con un impiego di circa 2.000 impianti in Italia. Questo impianto è indicato non solo per la riparazione di ernie addominali, ma anche nell’ambito della ricostruzione del pavimento pelvico, della parete toracica oltre che in chirurgia colo-rettale. Viene usato soprattutto nel caso di pazienti complessi: trapiantati, obesi, pazienti oncologici, pazienti affetti da una contaminazione della ferita chirurgica, dalla presenza di una rete sintetica infetta o di un’ernia incisionale su stomia, sviluppando minori complicanze post-operatorie e rendendo possibile un rapido ritorno alla normale attività quotidiana”.
“Grazie a un esclusivo processo di produzione – ha aggiunto l’azienda – è stato possibile conferire maggiore stabilità al materiale di origine suina, incrementando il cross linking delle fibre di collagene, garantendo così una maggiore permanenza del materiale impiantato, che conferisce inizialmente un adeguato supporto meccanico alla parete addominale per poi subire una fisiologica colonizzazione cellulare che conduce alla guarigione della ferita”.

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