Impresa e investimenti motori della crescita - QdS

Impresa e investimenti motori della crescita

Carlo Alberto Tregua

Impresa e investimenti motori della crescita

sabato 28 Ottobre 2017

Prendere al volo le opportunità

La Legge di stabilità 2018 è stata approvata dal Consiglio dei ministri di venerdì 13 ottobre perché entro il 15 doveva essere inviata all’Unione europea, per effetto delle obbligazioni comunitarie.
Ma il testo definitivo ancora non si conosce perché dal momento dell’approvazione a quello in cui il Ddl viene trasmesso al Parlamento per l’esame vengono effettuate correzioni. In ogni caso, ora è compito del potere legislativo incaricato di esaminare il testo, di apportarvi tutte le variazioni e approvarlo in via definitiva.
Ma come è sempre accaduto negli ultimi anni, il lavoro delle commissioni e delle aule sarà risultato poco utile, in quanto il Governo alla fine proporrà una maxi-emendamento, cioè un articolo unico con 800-900 commi, sul quale porrà la questione di fiducia.
È un traccheggio già visto e che probabilmente si verificherà anche quest’anno, certificando ancora una volta la disfunzione delle istituzioni, i cui assi portanti sono il potere legislativo e quello esecutivo.

Elementi fondamentali di questa bozza di Legge di stabilità sono una serie di risorse distribuite a pioggia, mentre restano limitate quelle per investimenti e per sostenere le imprese.
Il Governo non ha messo mano al cuneo fiscale, che è il freno maggiore dello sviluppo. Non esiste in nessun Paese avanzato il rapporto di uno a due fra il costo del datore di lavoro e l’importo netto percepito dal dipendente. In tutti i Paesi avanzati tale rapporto è al massimo fra 1 e 1,5.
La conseguenza di questo pesantissimo onere è che nelle tasche dei dipendenti entra molto meno di quanto dovrebbe, con conseguenze negative sui consumi e sul mercato immobiliare, e d’altra parte che nelle casse dello Stato vi sono entrate in eccesso che poi vengono mal spese.
Per sostenere la sua politica clientelare volta alla raccolta del consenso, questa maggioranza di Centro-sinistra, in maniera non difforme da altre maggioranze di Centro-destra, privilegia i privilegiati e non aziona debitamente le leve per afferrare al volo la crescita che è arrivata in tutto il Mondo.
Una politica economica dissennata e non utile agli italiani.
 

Quali sono i motori della crescita? Gli investimenti ed il sostegno alle imprese. In Italia c’è bisogno di enormi investimenti nel settore pubblico. Per esempio, il territorio (o il paesaggio) abbisogna di ristrutturazioni, manutenzioni straordinarie, messa in sicurezza di fiumi e torrenti, efficientamento energetico, e soprattutto di messa in sicurezza antisismica di milioni di immobili, pubblici e privati, che quando cadono in conseguenza di terremoti, mietono decine o centinaia di vittime umane.
Per fare questi investimenti occorrono cospicue risorse, ma le obiezioni comuni riguardano la carenze di esse. Non è vero. Vi è un’abbondanza di risorse finanziarie, basta chiederle nel modo dovuto con rigorosi progetti che prevedano procedure, cronoprogrammi ed obiettivi precisi per ottenerli.
In questo quadro entra in gioco il primo nemico degli italiani: la Pubblica amministrazione. Tutti gli investimenti pubblici passano per le forche caudine della stessa, la quale o è inerte oppure approfitta della sua posizione per vessare cittadini e imprese.

L’altro motore dello sviluppo è l’impresa. In Italia vi è la grande fortuna di avere una quantità di Pmi, stimata dai registri delle Camere di commercio in oltre cinque milioni. Purtroppo, al Sud, esse non hanno la capacità di unirsi e di consorziarsi per fare sistema e utilizzare al meglio le grandi capacità dei loro titolari.
Dall’Umbria in su, invece, l’intelligenza, la capacità di quei piccoli imprenditori, è proprio quello di mettersi insieme, di fare economie di scala  e di proporre al mercato prodotti e servizi di qualità a prezzi competitivi.
Lo Stato dovrebbe favorire i processi di aggregazione, ma nella citata Legge di stabilità 2018 non vi è alcuna indicazione al riguardo.
L’impresa va sostenuta con un altro asset: la semplificazione e la forte riduzione degli adempimenti, che sono centinaia in un anno ed onerano, per perdita di tempo e spesa, l’imprenditore che invece dovrebbe utilizzare il tempo per procacciare gli affari.
Anche di questo non c’è traccia nella Legge di stabilità. Che forza!

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