Sicilia, votata la sfiducia alla classe politica - QdS

Sicilia, votata la sfiducia alla classe politica

Carlo Alberto Tregua

Sicilia, votata la sfiducia alla classe politica

martedì 07 Novembre 2017

Solo 2,2 mln alle urne, un flop

Preliminarmente, si conferma l’arretratezza strutturale della Regione siciliana, che si riflette in ogni azione. Il 22 ottobre in Lombardia i cittadini hanno votato usando il tablet, con una spesa, una tantum, di 22 milioni. Quel sistema informatico potrà essere utilizzato enne volte e quindi si ammortizzerà ampiamente.
In Sicilia, invece, non solo si è ancora votato con le schede di carta, ma resiste anche la vergognosa regola di cominciare lo scrutinio l’indomani alle otto, contrariamente a quanto si fa in tutto il mondo, ove gli scrutini iniziano immediatamente dopo la chiusura delle urne.
Poi, a Catania, ci sono state le misteriose dimissioni di cento presidenti di seggio, che si sono dovuti sostituire a tempo di record con la conseguenza che gli scrutini sono cominciati ben oltre le ore otto.
Già questa premessa indica con chiarezza l’arretratezza dei dirigenti preposti ai turni elettorali, la loro mancanza di competenza, la loro incapacità di improntare soluzioni alternative in caso di imprevisti: un disastro.
 
Quando scriviamo questa nota, l’elezione di Nello Musumeci a Presidente della Regione (vi prego non chiamatelo con l’americanismo Governatore) è quasi certa. Quindi, il commento è conseguente.
Nello Musumeci è, come ama definirsi, “incensurato”, qualità rimarchevole per un politico. Ha dato prova di essere un buon amministratore da Presidente della Provincia di Catania. L’aspetto negativo è che dovrà dare conto ai suoi alleati e ci auguriamo che essi non prentendano delle cose contrarie all’interesse generale del popolo siciliano.
Cosa dovrà fare il Presidente Musumeci, qualora confermato, è stato scritto nel forum che si è svolto il 23 settembre e che ripubblichiamo con alcuni aggiustamenti nella pagina interna.
In sintesi, elenchiamo:
1. Riforma della burocrazia regionale, carnivora, disastrata, mediamente incompetente ma nella quale vi sono dirigenti di primo livello, bravi e onesti, che vanno valorizzati: forse 200 su 1700.
 
2. La semplificazione delle leggi regionali e dei loro percorsi e la corrispondente semplificazione di regolamenti a tutti i livelli.
 
3. La terza attività urgente dovrà riguardare la formulazione della legge di Stabilità 2018, da approvare tassativamente entro il 31 dicembre, senza il vergognoso rituale dell’esercizio provvisorio.
Tale legge dovrà avere una forte novità strutturale: destinare sei dei sedici miliardi di uscite ad investimenti, tagliando le spese clientelari, i bonus ai privilegiati, l’inutile formazione regionale e 500 milioni dall’enorme spesa per la Sanità, che contestualmente deve essere rivisitata per qualificarla e renderla efficiente come ora non è. Via le mani della politica dalla Sanità, e affidarla a manager capaci e onesti.
 
4. Utilizzo di tutti i 17,6 miliardi di fondi di vario tipo (europei, Fsc statali, Patto per il Sud, eccetera), in modo da creare un flusso finanziario nel mercato siciliano che dia ossigeno a tutte le attività economiche, alle imprese ed ai consumi.
 
5. Il turismo va affrontato come attività economica primaria, con la ristrutturazione degli 829 borghi per l’attrazione dei turisti di tutto il mondo: 14 milioni di pernottamenti in Sicilia, quanto Malta, sono ridicolti.
Gli investimenti dovranno essere destinati alle infrastrutture, alla riparazione dei 400 siti a rischio idrogeologico, al rinnovamento delle reti idriche, che perdono il 50% di acqua, alla messa in funzione di tutti, ma proprio di tutti, i depuratori, alla costruzione degli impianti energetici che usino i rifiuti solidi urbani come carburante per produrre energia, biogas, biocherosene ed altri prodotti della filiera.
 
Mi fermo perché l’elenco potrebbe continuare. Riprendo da dove ho cominciato: tutti i siciliani, privati ed imprese, impattano inevitabilmente con la Pubblica amministrazione.
Ribadisco, quindi, che essa va riformata profondamente e subito per trasformarla da soggetto che crea ostacoli a propulsore della ripresa. La quale, va afferrata subito, con determinazione ed intelligenza perché la fase economica positiva, magari fra sei anni, declinerà per fare posto a quella negativa.
La classe dirigente siciliana controlli che quella politica operi con efficacia.

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