L'Aristocrazia della Democrazia - QdS

L’Aristocrazia della Democrazia

Carlo Alberto Tregua

L’Aristocrazia della Democrazia

giovedì 09 Novembre 2017

Se gli eletti non servono il popolo

Nel cinquecentesimo anno della Riforma luterana, vogliamo ricordare il presupposto della stessa, sostenuto da Martin Lutero. La Rivoluzione luterana aveva lo scopo di depotenziare fortemente le gerarchie ecclesiastiche per affermare il rapporto diretto fra la persona umana e Dio, rapporto che non ha bisogno di intermediazioni.
Anche perché gli intermediari (la carne è debole) possono approfittarne per crearsi una propria rendita di posizione e sfruttare il potere e la suggestione che hanno, per fare leva sulla paura umana ai fini propri.
Mutatis mutandis, il principio del rapporto diretto fra la persona umana e i propri governanti, dovrebbe essere attuato anche in democrazia. Naturalmente non vogliamo neanche lontanamente paragonare la prima questione alla seconda, ma da un punto di vista metodologico il paragone può essere fatto.
 
I partiti (previsti dall’art. 49 della Costituzione) costituiscono gli intermediari fra i vertici istituzionali e il popolo e hanno il compito di raccogliere consensi. Sono soggetti intermedi ma, in questi settant’anni hanno dimostrato forti limiti perché, anche in questo caso, hanno utilizzato il potere di rappresentanza per interessi privati.
Lo stesso hanno fatto i sindacati, soggetti intermedi che, sempre in questo settantennio, hanno accumulato patrimoni immensi. Da fonti non controllate sembra che la loro proprietà di immobili superi le 5 mila unità.
Vi sono altri soggetti intermedi, quali associazioni imprenditoriali e di categoria, oltreché una serie infinita di quelli che con la recente Legge 106/16 si chiamano Enti del terzo settore (Ets).
Di per sé, i soggetti intermedi sarebbero molto utili (gerarchie ecclesiastiche, partiti, sindacati e altri), ma la deviazione delle loro finalità li porta a danneggiare i cittadini o i lavoratori o i fedeli che dovrebbero rappresentare.
C’è un rimedio a queste rappresentanze intermedie? Sembra di no, perché il singolo cittadino non ha l’abitudine di ritenersi Cittadino e ha spesso bisogno della balia che lo conduca magari dove non vuole andare.
 
 
Alexis Charles de Clérel de Tocqueville ha pubblicato nel 1837 un libro di circa 1800 pagine intitolato Democrazia e libertà. Il pensatore e filosofo francese, anche ministro e alto dirigente dello Stato, ha fatto la radiografia della democrazia, sostenendo che essa spesso è fraintesa. Anzi, peggio, viene utilizzata per interessi e finalità privati.
Sostiene Tocqueville che il Popolo Sovrano spesso non è sovrano. Elegge i propri mandatari i quali, poi, si comportano come se non dovessero dar conto a chi li ha scelti.
L’art. 67 della nostra Costituzione da ragione a questi mandatari, svincolandoli dall’obbligo di mandato, quasi che non debbano dare più conto a chi li ha scelti. Spesso, scrive Tocqueville, un gruppo di oligarchi, eletti dal Popolo Sovrano, fa quello che vuole in nome dello stesso, ma contro i suoi interessi. E questo è il rovescio della medaglia della Democrazia.
 
La Democrazia è l’arte di insegnare agli uomini di essere liberi. Essa è fondata sulla libertà, sull’eguaglianza e, ai tempi della rivoluzione francese, anche sulla fraternità. La libertà dai bisogni, l’uguaglianza senza privilegi, quell’uguaglianza che si fonda sull’intelligenza che proviene da Dio. La libertà è fare tutto ciò che è giusto e che è buono, e che non danneggi il prossimo.
Tocqueville sostiene che la Democrazia debba avere una propria Aristocrazia, e cioè la prevalenza dei doveri sui diritti. Diversamente, non è Democrazia ma Dispotismo democratico, che può essere abbattuto soltanto se c’è l’Aristocrazia del pensiero.
Tutto quanto precede dovrebbe essere insegnato ai giovani a cominciare dalla scuola media. Insegnare loro la Bellezza Morale del Potere che, anch’esso, deve essere un Dovere. Il dovere-potere ha valore, il solo potere è un disvalore.
Alla fine, contano i principi etici, che devono guidare la vita di ogni persona umana e, soprattutto, quella di chi ha il compito di gestire le istituzioni.
Ma tutto questo è lontano dalla nostra realtà. Tuttavia, bisogna testimoniarlo costantemente.

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