I "volti" della corruzione in Sicilia - QdS

I “volti” della corruzione in Sicilia

Agostino Laudani

I “volti” della corruzione in Sicilia

venerdì 17 Novembre 2017

Istat 2016: sanità, assistenza, istruzione, lavoro, uffici pubblici. Ecco dove è radicata la “cultura del favore”. Costretti a pagare per servizi pubblici che dovrebbero essere di tutti

PALERMO – La pratica della corruzione, in maniera più o meno esplicita, investe in Italia il 7,9% delle famiglie, secondo un’indagine Istat condotta con interviste a 43 mila persone tra i 18 e gli 80 anni d’eta, a cui è stato chiesto se a loro stessi o ad un familiare convivente fosse stato suggerito o richiesto di pagare, fare regali o favori in cambio di facilitazioni nell’accesso a un servizio o di un’agevolazione. Sebbene questi casi non rappresentino nella definizione giuridica italiana circostanze di vera e propria corruzione, sono però rappresentativi di situazioni in cui per avere un servizio pubblicamente disponibile in realtà si è indotti a “pagare”.
 
 
Secondo le stime che l’Istat ha sviluppato, a livello nazionale ci sarebbero quindi un milione 742 mila famiglie coinvolte in vari modi in pratiche corruttive, e la Sicilia è quasi allineata con il resto della nazione con il suo tasso di corruzione al 7,7% e oltre 100 mila famiglie interessate dal fenomeno.
 
 
L’indagine dell’Istituto di statistica si estende a otto settori chiave: sanità, assistenza, istruzione, lavoro, uffici pubblici, giustizia, forze dell’ordine, public utilities, e la situazione sul territorio appare notevolmente diversificata. L’indicatore complessivo di corruzione stimato varia tra il 17,9% del Lazio e il 2% della Provincia autonoma di Trento. Valori particolarmente elevati presentano anche l’Abruzzo e la Puglia, rispettivamente 11,5% e 11%, la Basilicata e il Molise, mentre all’opposto si collocano alcune regioni del Nord come la provincia autonoma di Bolzano, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le Marche.
 
 
 
Le richieste di denaro si verificano più frequentemente nei settori lavoro, sanità e uffici pubblici. Nella maggior parte dei casi di corruzione c’è stata una richiesta esplicita da parte del diretto interessato (la stima è pari al 38,4%) o questi lo ha fatto capire (32,2%); è invece meno frequente la richiesta da parte di un intermediario (13,3%). In altri casi gli intervistati riportano che non vi è stata una vera e propria richiesta dal momento che “si sa che funziona così” (9,4%) e solo in un residuale 1,5% è il cittadino ad avere offerto di propria iniziativa denaro o regali.
Un fatto anche “culturale”, quindi, e per questo difficile da estirpare.

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