Credito: imprese siciliane in difficoltà, banche accolgono il 40% delle domande - QdS

Credito: imprese siciliane in difficoltà, banche accolgono il 40% delle domande

Michele Giuliano

Credito: imprese siciliane in difficoltà, banche accolgono il 40% delle domande

giovedì 31 Dicembre 2009

Nell’Isola il 2009 è stato caratterizzato da un ridimensionamento da parte degli istituti di credito dell’accesso al credito. Al 31 ottobre sono state 46.239 le domande pervenute per un controvalore di finanziamenti di 16 mld

Si sta per concludere un anno “horribilis” per le imprese siciliane, destabilizzate dalla crisi internazionale e penalizzate anche da una scarsa incisività del governo regionale, causata  dallo stallo della situazione politico-amministrativa, rispetto all’emanazione di bandi per l’utilizzo di fondi europei a sostegno del settore.
Dall’Abi, l’associazione Bancaria Italiana, i segnali per la Sicilia sembrano essere tutt’altro che confortanti anche per quest’ultimo scorcio di anno. Perché l’unico appiglio utile in questo drammatico contesto finanziario sono rimaste le banche che però stanno chiudendo il 2009 con lo stesso tenore che ha caratterizzato l’anno, e cioè restringendo sempre più il credito.
Nell’Isola l’accesso al credito è stato davvero ridimensionato in forma massiccia dagli istituti bancari. L’Abi, per bocca del suo presidente nazionale Corrado Faissola, ha confermato quello che da tempo viene denunciato dalle imprese siciliane, e cioè che la situazione è difficilissima e che le banche non garantiscono il credito.
In linea generale gli istituti di credito in tutta Italia, attraverso la moratoria per i debiti delle imprese, hanno elargito 2 miliardi di euro relativi alle quote di capitale sospese. Al 31 ottobre 2009 sono state 46 mila 239 le domande pervenute da parte delle imprese per un controvalore complessivo di finanziamenti in essere di 16 miliardi di euro. Il problema sostanziale è che  dall’analisi della distribuzione territoriale delle domande accolte, per sede legale dell’impresa richiedente, viene evidenziato che in Sicilia le domande accolte hanno riguardato appena una quota media, rispetto al contesto nazionale, di appena il 40 per cento dei fondi elargiti.
Ciò significa che le imprese del Nord hanno usufruito per ben il 60 per cento dei fondi a disposizione su territorio nazionale. Viene fuori così un quadro in cui emerge che ad essere aiutato è stato in pratica un territorio che di per sé parte da una posizione economica e produttiva già più forte della Sicilia. In pratica le banche hanno garantito chi i soldi già ce li ha. “Il quadro macroeconomico resta difficile – ha sottolineato Faissola – nonostante i primi segnali positivi”. Il sistema bancario ha analizzato 38 mila 954 domande (13,4 miliardi): il 75 per cento delle domande (27 mila e 21 pari a 9,9 miliardi) è stato accolto. Già la Cna aveva lanciato l’allarme in apertura dell’anno denunciando che nel primo trimestre il 39,23 per cento delle imprese siciliane aveva subito una riduzione sull’erogazione del credito e che la provincia più colpita era stata Messina dove il 66,12 per cento delle Pmi aveva denunciato una contrazione del credito.
L’ indagine Bce sui prestiti mostra che, a seguito della crisi di liquidità e fiducia nel settore finanziario internazionale innescata dalla crisi subprime, le banche nell’area euro hanno ristretto gli standard di credito alle imprese nel terzo trimestre e non si attendono miglioramenti nel quarto. Inoltre, anche se quasi ben il 47 per cento delle banche non si attende un calo dei volumi di credito, per il 41 per cento la crisi avrà un effetto negativo sulla loro capacità di dare a prestito. Per ora l’ aumento degli standard in Europa sembra aver riguardato di più i prestiti maggiori e a lungo termine e che le piccole e medie imprese, sempre secondo la Bce, sono in parte affidate da banche locali che potrebbero avere meno problemi di liquidità. Ma alla lunga la crisi può generare un impatto più forte proprio sulle Pmi. Anzitutto, se queste hanno una qualità creditizia inferiore, ovvero se sono indebitate in misura maggiore a breve termine e con una minore diversificazione delle relazioni creditrici. I dati Banca d’Italia mostrano che per i fidi di piccolissima dimensione è in media presente una sola banca per società non finanziaria affidata. Valori poco superiori si hanno per le due classi di fidi subito superiori.

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