Pagamento Tari, in caso di errori di calcolo si ha diritto al rimborso - QdS

Pagamento Tari, in caso di errori di calcolo si ha diritto al rimborso

Michele Giuliano

Pagamento Tari, in caso di errori di calcolo si ha diritto al rimborso

sabato 18 Novembre 2017

Il Comune è tenuto alla restituzione delle somme versate entro 180 giorni dalla richiesta dell’utente. Molte città, anche siciliane, hanno applicato due volte la quota variabile della tassa

ROMA – Dal 2014 il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti si paga tramite la Tari, tributo locale diviso in due componenti, una quota fissa legata ai metri quadrati dell’immobile e una variabile, legata al numero di componenti del nucleo familiare.
 
La quota variabile è riferita dunque non all’immobile in sé ma all’utenza comprensiva delle pertinenze (garage, cantina, eccetera), diversamente dalle aliquote Imu che invece considerano l’unità immobiliare intesa in senso catastale. E da qui viene l’errore di calcolo in cui sono incorsi molti Comuni, anche siciliani, che applicano a ogni unità immobiliare sia la quota fissa sia quella variabile, mentre quest’ultima, essendo correlata solo al numero degli occupanti, andrebbe associata all’intera utenza. I municipi quindi hanno applicato la quota variabile più volte, per l’immobile principale e per le pertinenze, anziché computarla una volta sola. Chi ha diritto al rimborso?
 
La questione riguarda i proprietari di unità immobiliari che abbiano delle pertinenze (cantine, garage, box auto ecc.) e che vivano nei territori che hanno applicato illegittimamente la Tares, in vigore per il 2013, e la Tari in vigore da 2014. Per verificare se si ha diritto al rimborso di porzione della Tari occorre guardare agli avvisi di pagamento ricevuti: “Se sull’avviso di pagamento – afferma Emmanuela Bertucci, legale dell’Aduc – la quota Tari è dettagliata anche nella componente variabile, va verificato il dettaglio e in particolare se sono state addebitate quote anche per le pertinenze, conteggiate separatamente più volte, allora vi sono le premesse per la richiesta del rimborso. Se invece l’avviso di pagamento non contiene dettaglio, bisognerà procurarsi copia del regolamento comunale sulla Tari, che contiene le modalità di calcolo della quota variabile e “rifare” i conti per verificare se si è pagato più del dovuto”.
 
Ci sono anche delle modalità ben precise per chiedere il rimborso. In caso di pagamenti in eccesso i rimborsi non sono automatici ma vengono effettuati su istanza del cittadino. Occorrerà quindi inviare al Comune (e alla società che gestiva o gestisce tutt’oggi il servizio) una istanza di ricalcolo e rimborso, con raccomandata con ricevuta di ritorno chiedendo il ricalcolo del dovuto, lo sgravio degli importi illegittimamente pagati negli ultimi 5 anni e il rimborso di quanto pagato in eccesso oltre spese, interessi e rivalutazione monetaria, indicando l’iban per il riaccredito.
 
Il Comune ha 90 giorni di tempo per rispondere all’istanza e 180 giorni di tempo per la materiale restituzione delle somme. “Se poi il Comune emette un provvedimento di diniego – aggiunge la Bertucci – si potrà impugnarlo ricorrendo alla Commissione tributaria provinciale entro 60 giorni da quando si riceve questo diniego. Prima però occorre vagliare con attenzione le ragioni del diniego.
Se invece il Comune non risponde entro 90 giorni, e non paga entro 180 giorni dalla presentazione dell’istanza, si potrà sempre impugnarlo ricorrendo alla Commissione tributaria provinciale”. “Al netto del caos scoppiato in questi giorni, il costo dell’asporto rifiuti continua a salire: quest’anno le famiglie e le imprese italiane pagheranno 9,1 miliardi di euro. E gli aumenti che interesseranno le attività produttive doppieranno l’inflazione” denuncia la Cgia di Mestre.
 
Fra il 2016 e il 2017 i negozi di frutta, i bar, i ristoranti, gli alberghi e le botteghe artigiane subiranno un aumento della tariffa dei rifiuti oscillante tra il 2 e il 2,6%. Il prelievo sulle famiglie vedrà un ritocco al rialzo del 2% per un nucleo familiare di due componenti, dell’1,9% per una famiglia di tre persone e dello 0,2% per una famiglia di quattro.

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