Assemblea regionale, cicala d’Italia - QdS

Assemblea regionale, cicala d’Italia

Maria Rosaria Mina

Assemblea regionale, cicala d’Italia

giovedì 31 Dicembre 2009

E io pago. L’Assemblea più costosa d’Italia.
Il personale sempre più caro. Due milioni in più per varie indennità, inclusa quella di risultato, oltre ai 700 mila euro per personale esterno, come se non bastassero i 290 dipendenti dell’Assemblea.
Beni di consumo. Per il noleggio di autovetture 300 mila euro in più; 100 mila in aumento per acqua, luce e riscaldamento; 200 mila euro in più per servizi igienici e prodotti sanitari.

L’Assemblea regionale siciliana, che svolge la sua attività nel bellissimo palazzo dei Normanni, costerà nel 2010, rispetto all’anno precedente, 5 milioni di euro in più. Si legge nel progetto di bilancio approvato dal collegio dei questori, con un totale di 171,3 mln a fronte dei 166,3 del 2009. Assolutamente in contro-tendenza rispetto alla Presidenza della Repubblica, la quale, sia pur svolgendo la sua attività in un’altrettanto prestigiosa sede storica, il palazzo del Quirinale, riesce a tagliare la spesa di ben 3,2 milioni.
La linea del contenimento dei costi, tra l’altro, è stata sposata anche dal Parlamento italiano, con il Senato che limita l’aumento al + 1,5 per cento e la Camera dei deputati al +1,3 per cento. Il Consiglio regionale della Lombardia virtuoso aumenta i costi nel 2010 solo dello 0,22 per cento. L’Ars è al +3%.
 
Con un incremento del 3% il collegio dei Questori ha approvato e trasmesso al Consiglio di Presidenza il bilancio interno dell’Assemblea regionale siciliana, per l’anno finanziario 2010.
Il costo complessivo passa così da 166.284.402 a 171.325.363 di euro. Un incremento notevole, tanto più se accostato all’integrazione della dotazione annuale, pari a 3,8 milioni di euro.
Il dato, per quanto coerente con l’incremento dei costi del parlamento, oggi più che mai stride con la politica di contenimento predisposta dal Governo Lombardo e messa in atto dal Governo centrale. Lo dimostrano i costi che fanno riferimento al bilancio interno approvato per gli anni 2010-2011 dall’Ufficio di  Presidenza di Montecitorio, i quali, condizionati dal criterio della ‘crescita zero’, sono rimasti invariati rispetto al 2009. Un’alchimia possibile attraverso la riduzione della spesa, che in parte incide sull’indennità parlamentare e sugli assegni vitalizi. La strategia effettuata determina una flessione sul tasso di inflazione programmato, che in tal modo raggiunge uno stentato 1,3%.
Anche per il Senato il bilancio interno 2010 prevede la riduzione della spesa, con 1,5%, che frena l’aumento da 594,5 a 603,4 milioni di euro. Ancora più virtuosa la politica di contenimento assunta dal Quirinale, con la riduzione di 3,2 milioni di euro rispetto al 2009 e un risparmio per il prossimo biennio di 6,4 milioni di euro. In riferimento a tale orientamento politico, Donato Marra, segretario generale del Quirinale, chiosa: “la scelta compiuta esprime l’impegno a contribuire al comune obiettivo di un progressivo riequilibrio del bilancio dello Stato, in una fase in cui all’onere di un elevato indebitamento si aggiungono gli effetti della crisi economica in atto”.
Che siano virtuosismi, o politica di riflesso, sta di fatto che anche la Lombardia, attenta alla legge 133/2008, relativa al patto di stabilità, assume la norma come elemento cardine del bilancio consiliare. Presupposto che impone a ciascuna Regione di non oltrepassare l’1% della spesa complessiva dell’anno precedente; limite rispetto al quale il bilancio consiliare ha inciso dello 0,22%, passando da 72,5 milioni a 72,7 milioni di euro, rimanendo sostanzialmente invariato.
Nonostante i buoni propositi, l’indirizzo assunto dal Parlamento siciliano sembra percorrere indirizzi alieni alla realtà economica del paese.
L’aumento dei costi del bilancio interno, pari a poco più di 5 milioni di euro, riflette, da un lato, la difficoltà ad intraprendere una politica di contenimento, rispetto a voci di spesa ingessate, prevalentemente addebitabili al pagamento delle competenze, dei relativi oneri previdenziali e delle imposte e tasse. In particolare, per il personale dell’Ars si spenderà 39,750 milioni di euro, a fronte dei 36,350 di quest’anno.
Di contro, incidono notevolmente sulla spesa complessiva, quelle legate ad attività istituzionali: alla Fondazione Federico II, andranno, ad esempio, 475 mila euro, invece che 300. 1 milione di euro sono  impegnati per l’attività culturale. Altra voce costosa riguarda i servizi: la caffetteria e servizi di ristoro con il 2010 avranno un incremento di 200 mila euro. 130 mila euro andranno all’acquisto di quotidiani e riviste. O ancora aumenta il budget per le spese di rappresentanza e per l’ammodernamento del servizio informatico, rispettivamente di 300 e di 211 mila euro. 

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