Taglio Partecipate, 1 mld di risparmi - QdS

Taglio Partecipate, 1 mld di risparmi

Serena Giovanna Grasso

Taglio Partecipate, 1 mld di risparmi

sabato 25 Novembre 2017

A livello nazionale è già in dismissione una partecipata su tre. Ecco quanto si potrebbe risparmiare in Sicilia. Solo per i costi del personale è previsto un ridimensionamento da 340 mln €

PALERMO – Circa una partecipata su tre sarà interessata da interventi di dismissione: questo è quanto emerge dalla ricognizione straordinaria delle partecipazioni societarie possedute dalle Amministrazioni pubbliche, prevista dal nuovo Testo unico delle partecipate, introdotto con la riforma del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia (Dlgs 175/2016) e conclusasi lo scorso 10 novembre. L’operazione prevedeva entro tale data la comunicazione al ministero dell’Economia e delle finanze dei Piani di razionalizzazione delle società pubbliche interessate.
 
Delle 5.791 partecipate dichiarate risulta che quelle a partecipazione diretta delle amministrazioni locali sono 4.701: in particolare, sono 1.532 le società interessate da operazioni di dismissione, mentre 118 quelle oggetto di procedura di fusione.
 
I dati esposti si riferiscono però solo all’83% delle Pubbliche amministrazioni che hanno provveduto alla trasmissione del Piano (in particolare, si parla di 8.771 Pa sul totale di 10.500), di conseguenza sono numeri da intendere al ribasso, poiché manca la comunicazione non operata da parte del 17% delle Amministrazioni inadempienti.
 
Ipotizzando che l’incidenza delle dismissioni si distribuisca in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale e riferendoci agli ultimi dati ufficiali relativi al 2015 pubblicati dall’Istituto di statistica nazionale lo scorso 23 ottobre, possiamo stimare che sarebbero 94 le società partecipate siciliane destinate a sparire (il dato è calcolato su un terzo delle 282 società attive nel 2015). Naturalmente, secondo questo ragionamento, saranno Lombardia e Lazio le due regioni con il maggior numero di società partecipate interessate dalla dismissione (rispettivamente 365 e 224, calcolati sulle 1.094 e 673 aziende operanti nel 2015). Complessivamente, a livello nazionale si andrebbero a contare 2.286 società partecipate in meno (rispetto alle 6.859 di riferimento).
 
Un minor numero di società partecipate dovrebbe automaticamente tradursi in un minor numero di dipendenti. Se nel 2015 gli addetti alle partecipate siciliane erano 25.660, in media 91 per ogni società, in seguito al riordino sarebbe possibile contare, soltanto in Sicilia, 8.553 unità in meno (frutto del prodotto tra i 91 dipendenti medi per azienda e le 94 società destinate a sparire, se si rispetta anche nella nostra regione la proporzione pari ad un terzo evidenziata dai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze). Addirittura a livello nazionale si arriverebbero a contare 282.903 addetti in meno, rispetto agli 848.709 censiti nel corso del 2015 (di cui la metà nel solo Lazio, ovvero 135.553 dipendenti in meno rispetto ai 406.658 del 2015).
 
Naturalmente, una direttissima conseguenza del taglio del personale sarebbe una sensibile riduzione dei costi. Con esclusivo riferimento alla spesa destinata al personale, a livello nazionale si andrebbero a risparmiare quasi 13 miliardi di euro l’anno. Secondo un recente studio effettuato da Unimpresa, il costo medio di un dipendente di una società partecipata siciliana è pari a 39.900 euro annui. Dunque, se moltiplichiamo quest’importo per le 8.553 unità di personale da tagliare, solo in Sicilia si otterrebbe un risparmio ammontante ad oltre 341 milioni di euro.
 
Ma non è tutto. Infatti, i risparmi non si esaurirebbero qui, poiché i costi di una società partecipata non sono esclusivamente costituiti dalle spese per il personale, al contrario questa incide solo in parte sul bilancio. Infatti, oltre alla spesa per il personale occorre considerare i costi di produzione complessivi. Secondo il comma 5 quater dell’articolo 5 della Legge 114/2014, la spesa per il personale deve incidere sulla spesa corrente per una percentuale massima del 25%, per consentire agli Enti locali di procedere con nuove assunzioni.
 
Ipotizzando dunque che anche per quel che riguarda le società partecipate la spesa per il personale incida sulle spese complessive per il 25% (ed è una stima fatta molto probabilmente per difetto), in Sicilia le spese complessive per le 94 aziende potenzialmente destinate alla dismissione supererebbero 1,3 miliardi di euro. Addirittura a livello nazionale si parlerebbe di un risparmio pari a 51,8 miliardi di euro. A ogni modo, specifichiamo che si tratta solo di stime: infatti, si parla di aziende a partecipazione pubblica (minoritaria, maggioritaria o totale), ma ufficialmente vestono abiti privatistici, condizione che consente una certa autonomia e la sottrazione dal vincolo normativo sopracitato.
 
Infine, un minor numero di partecipate equivarrebbe anche a dire minori perdite. Molte partecipate pubbliche, infatti, sono completamente prive di produttività, capaci esclusivamente di portare i bilanci in profondo rosso. Secondo un’analisi effettuata dalla Corte dei Conti Sicilia su 99 aziende controllate, gli utili registrati erano poco superiori ai 36 milioni di euro, di contro le perdite superavano i 433 milioni di euro. Dunque, dividendo le perdite per le 99 aziende oggetto dello studio dei magistrati contabili è possibile ottenere una perdita media di 4,3 milioni di euro. Se moltiplichiamo questa cifra per le 94 partecipate destinate alla chiusura otteniamo un importo poco superiore ai 404,2 milioni di euro di perdite in meno.
 
Il nostro augurio è che l’incidenza di società partecipate destinate alla dismissione in Sicilia sia quanto meno uguale al tasso complessivo rilevato dal Mef, così da consentire il verificarsi dei risparmi stimati.

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