Pressione fiscale in calo dello 0,4% ma Italia resta tra le più tartassate - QdS

Pressione fiscale in calo dello 0,4% ma Italia resta tra le più tartassate

Nino Sunseri

Pressione fiscale in calo dello 0,4% ma Italia resta tra le più tartassate

sabato 25 Novembre 2017

Classifica annuale dell’Ocse attraverso il rapporto Revenue Statistics. Danimarca Paese più vessato. Il Belpaese nel 2016 al 42,9% del Pil, in Francia e Belgio tasse più alte ma servizi migliori

ROMA – La pressione fiscale in Italia cala al 42,9% del Pil nel 2016, rispetto al 43,3% del 2015. Ma restiamo nella parte alta della classifica annuale dell’Ocse, avendo confermato la sesta posizione.
 
E’ quanto emerge dal rapporto Revenue Statistics dell’organizzazione parigina, in cui la Danimarca si conferma il paese più ‘vessato’ con una pressione al 45,94%, davanti alla Francia (45,27%) e Belgio (44,18%). La media Ocse nel 2016 è salita di 0,3 punti rispetto al 34% del 2015 e segna il nuovo massimo dal 1965 quando ha avuto inizio la serie storica.
 
Sono 20 i Paesi avanzati in cui è salita la pressione fiscale nel 2016 e l’incremento maggiore riguarda la Grecia (+2,2 punti al 38,6%) e l’Olanda (+1,5 punti al 38,8%). Lo Stato è diventato più clemente soprattutto in Austria (-1 punto al 42,7%) e Nuova Zelanda (32,1%, -0,9 punti).
 
In Italia, partendo dal 2000 (40,6% Pil), l’anno peggiore per il contribuente è stato il 2013 (44,1%), quello relativamente più favorevole è stato il 2005 (39,1%). Nel 1965, quando l’Ocse cominciò a costruire il suo programma la fiscalità era pari al 24,7% del Pil, addirittura sotto la media (24,8%). Rispetto agli altri Paesi, ricorda la ricerca, la tassazione in Italia si caratterizza per diversi elementi: ha maggiori introiti dal lavoro e dalla previdenza sociale, sta nella media sugli immobili mentre è più bassa l’incidenza sui redditi d’impresa e sul valore aggiunto. Sulla base del reddito nazionale lordo, la tassazione pro-capite nel 2015 in Italia ammontava a 16.133 dollari. Circa 2.000 mila dollari più della media Ocse (14.376 dollari), in aumento dai 15.775 dollari del 2014 e dagli 11 mila scarsi del 2000.
 
Il Lussemburgo nel 2015 aveva il livello pro-capite più alto (38.384 dlr), seguito a distanza da Norvegia (23.765) e Danimarca (22.496), mentre il Messico aveva il livello più basso (2.095 dollari). Nelle casse pubbliche italiane nel 2016 sono entrate tasse per 792,8 miliardi di dollari, in aumento dai 790 miliardi del 2015, ma meno dei 935 miliardi del 2014 e i 938 miliardi del 2013.
 
L’Italia si distingue, tra l’altro, per avere la maggiore proporzione di entrate statali provenienti da tassazione: nel 2015 le tasse rappresentavano il 91,4% degli introiti statali contro la media Ocse dell’82%. Secondo il rapporto, inoltre, le entrate fiscali in Italia nel 2015 erano pari all’86,6% della spesa pubblica (terza percentuale più alta dell’Ocse), in aumento dall’85,7% del 2014, contro una media Ocse del 79%.
 
Passando al dettaglio della struttura della tassazione, le tasse sui capital gain e sui redditi personali nel 2015 in Italia erano pari al 26% della tassazione totale, contro una media Ocse del 24%, mentre la tassazione sui redditi societari erano il 5% del totale contro il 9% medio Ocse.
 
I contribuiti previdenziali risultano pari al 30% del prelievo totale contro il 26% medio Ocse. Le tasse sugli immobili (6% del totale) sono uguali alla media, mentre le imposte sul valore aggiunto di beni e servizi (Iva, 14% del totale) sono sotto (20%). Altre tasse su beni e servizi ammontano poi al 13% del totale contro il 12% Ocse.
 
Rispetto al Pil italiano, inoltre, nel 2015 le tasse su profitti e redditi erano pari al 13,8% (media Ocse 11,5%), la previdenza sociale era al 13% (9%), le tasse sulle proprietà immobiliari al 2,8% (1,9% Ocse), e sui beni servizi all’11,8% (10,9%).
Andando più nel dettaglio, le tasse sui redditi delle persone fisiche nel 2015 in Italia erano all’11,3% del Pil (sopra l’8,4% Ocse) dall’11,2% del 2014, mentre quelle sugli utili societari erano al 2%, sotto la media Ocse (2,8%) e contro il 2,2% del 2014. Quanto alla ripartizione tra i diversi percettori di tasse, cresce il peso dell’imposizione locale rispetto a quella centrale.
 
Nel 2015 alle casse governative è andato il 53,1% degli introiti, meno della media Ocse (67%), contro il 62,7% del 1995 (ma anche nel 1965 il livello era al 53,2%). Per contro gli enti locali sono saliti al 16,5% della tassazione complessiva dal 5,4% del 1995 e dal marginale 0,9% del 1975, contro la media Ocse attuale dell’11,8%. Le imposte pagate agli enti locali riguardano per il 52% redditi e profitti, per il 5,9% gli immobili e per il 42% beni e servizi. I contributi previdenziali, invece, rappresentano il 30,1% degli introiti complessivi dal 31,5% di 20 anni fa (ma anche dal 45,9% di 40 anni fa), sopra la media Ocse che nel 2015 era del 24%.

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