Violenza donne, la porta si apre dall'interno - QdS

Violenza donne, la porta si apre dall’interno

Carlo Alberto Tregua

Violenza donne, la porta si apre dall’interno

sabato 25 Novembre 2017

Occorre cambio di mentalità

Le donne non sono esseri inferiori, ma neppure gli uomini. Al tempo delle Amazzoni, invece, i secondi lo erano.
E’ stucchevole il modo di dire di tanti tromboni: “Avanti le donne, avanti i giovani”. Vero sarebbe affermare il principio: “Avanti i bravi, avanti gli onesti, avanti coloro i quali sono capaci di far funzionare le cose”.
Il contrasto fra donne e uomini, fra giovani e vecchi è un modo fuorviante di affermare la verità e cioè che sono tutte persone, con la conseguenza che vi debba essere una leale competizione indipendentemente dall’età e dal sesso e, aggiungiamo, dalla razza, dal colore della pelle, dal credo religioso e da altre discriminanti che vogliono sfuggire all’imperativo: “Avanti i bravi”.
Le italiane hanno conquistato il diritto di voto nel 1947, ma non hanno conquistato una vera parità per gli squilibri nella società fra classi sociali e per gli squilibri altrettanto gravi fra Nord e Sud.
 
In questi settant’anni, gli squilibri si sono mitigati ma non annullati, con la conseguenza che ancora oggi vi sono donne che hanno una mentalità subordinata o che, in vasti strati bisognosi della popolazione, non vi sia la possibilità di reagire ai soprusi degli uomini.
Occorre un cambio di mentalità, ma occorre anche che le donne comprendano come La porta si apre dall’interno. Tradotto, significa che ce la devono mettere tutta non solo per conquistare la parità con gli uomini ma per essere competitive ed ottenere i giusti riconoscimenti alla loro bravura anche a scapito degli uomini i quali, per mentalità, per fortuna non più diffusa come un tempo, continuano a pensare alle donne come a cose. Ma loro, quelle brave, ribaltano questo modo di pensare e fanno capire che vedono molti uomini come cosi.
Tutto questo fa parte della vita e della convivenza dei popoli che, crescendo, trovano al loro interno gli elementi equilibratori basati sull’equità.
Il peso corporeo di un uomo è mediamente maggiore di un terzo di quello della donna. Perciò bisogna sfuggire al paragone sulla questione quantitativa.
 
 
La competizione deve avvenire sulle capacità di fare, preceduta da quelle di pensare, valutare e decidere. Ed è questo che rende uguali in partenza tutte le persone. Ma l’eguaglianza non è perenne: c’è chi si dà da fare e chi rimane inerte aspettando Godot. Cosicché, la differenza si vede in base ai risultati conseguiti.
La grande capacità delle donne è quella di riuscire a coniugare tre incombenze: il lavoro, la casa e la maternità, cosa che solo pochi uomini sanno o vogliono fare.
Ecco perché dare merito a quelle donne che raggiungono i posti apicali nella Pubblica amministrazione e nelle società private – anche se, spesso, bisogna sacrificare qualcuno dei tre ruoli a favore di un altro. Non è un caso, ad esempio che Merkel e May, le due leader politiche di Germana e Uk non abbiano figli e, verosimilmente, non gestiscano la propria casa.
Tutto non si può avere dalla vita, la quale ci impone scelte continue, una dopo l’altra. La nostra capacità deve essere quella di ponderare bene quale via impboccare quando ci troviamo di fronte ad un bivio.
 
Violenza sulle donne: la porta si apre dall’interno.
E’ vero che le Istituzioni devono impedire con ogni mezzo che tali violenze vengano ripetute, ma è anche vero che esse devono essere portate alla ribalta da chi le subisce. Peraltro, l’antistalking è davvero molto esteso per cui oggi vi sono gli strumenti per contrastarlo ad ogni livello.
Sulle molestie avvenute decenni prima non concordiamo con molte valutazioni, perché risulta evidente come venti o trent’anni fa la situazione di squilibrio fra uomo e donna metteva quest’ultima in posizione di inferiorità. Ma quando una ragazza maggiorenne andava in una stanza d’albergo ad incontrare il produttore sapeva già cosa aspettarsi: gli incontri di lavoro non si fanno nelle stanze d’albergo.
Il pentimento ventennale non suona vero, ma è un modo per fare clamore e per accrescere la propria notorietà nel circo mediatico.
La strada della partità ormai è irreversibile, come si cantava in una famosa operetta: “Donne donne, eterne dee”.

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