Qualità della vita, Sicilia stroncata - QdS

Qualità della vita, Sicilia stroncata

Paola Giordano

Qualità della vita, Sicilia stroncata

venerdì 01 Dicembre 2017

Ennesima bocciatura per le province dell’Isola nei principali indicatori. Il Nord rimane lontano anni luce. Occupazione, Pil, ambiente, servizi ai cittadini: enorme il gap da recuperare

PALERMO – Due classifiche, ormai da anni pubblicate a ridosso del Natale, e una sola, triste, realtà: le province siciliane si confermano tra le più invivibili d’Italia.
 
Che si tratti dell’indagine sviluppata da Italia Oggi e dall’Università La Sapienza di Roma o della ricerca redatta dal Sole 24 Ore, il risultato non cambia: sulla qualità della vita la nostra Isola ha ancora molta strada da fare per arrivare a livelli soddisfacenti.
Le due classifiche sono sì strutturate in maniera diversa, ma entrambe confermano uno scenario immutato, da anni sotto gli occhi di tutti: le province dell’Isola non si schiodano dal fondo della classifica. Possono risalire di qualche posizione, ma restano sempre ancorate agli ultimi posti, tra le peggiori d’Italia. Distanti anni luce dalle cugine del Nord che, neanche a dirlo, dominano i vertici della classifica.
 
Nove sono infatti le dimensioni di analisi interpellate all’interno del report di Italia Oggi (Affari e lavoro; Ambiente; Criminalità; Disagio sociale; Popolazione; Servizi finanziari; Sistema salute; Tempo libero; Tenore di vita) contro i sei settori chiamati in causa dal noto quotidiano economico, vale a dire Ricchezza e consumi; Lavoro e Innovazione; Ambiente e servizi; Demografia e società; Giustizia e sicurezza; Cultura e tempo libero. In nessuno di essi, però, spiccano le siciliane: si piazza in prima posizione, nella classifica generale di Italia Oggi, Belluno, che registra un miglioramento rispetto allo scorso anno di tre posizioni; seguono Aosta (che scende dal gradino più alto del podio “accontentandosi” per quest’anno del secondo posto) e Sondrio, che migliora la performance dell’anno precedente di cinque posizioni. Ad aggiudicarsi la medaglia del metallo più pregiato, secondo l’indagine del Sole 24 Ore, è invece Bolzano (+8 posizioni rispetto allo scorso anno); l’argento e il bronzo restano rispettivamente a Trento e a Belluno.
 
Entrambe le classifiche sono concordi nel decretare Ragusa come la “migliore” tra le siciliane (85^ secondo Italia Oggi, 80^ per il Sole 24 Ore) e Trapani come peggiore (110^ nella prima indagine, 99^ nella seconda). Le altre province dell’Isola sono “spalmate”, invece, tra la 88^ e la 106^ posizione (Italia Oggi) e tra l’84° e il 97° posto (Sole). Caltanissetta registra il miglior incremento nel report di Italia Oggi, mentre – stando all’analisi del Sole – sale di dieci posizioni Siracusa.
 
Soddisfatto il primo cittadino aretuseo, Giancarlo Garozzo, secondo il quale “il balzo in avanti di dieci punti rispetto al 2016 registrato dal Sole 24 Ore è rilevante, se visto in ambito locale, perché è la migliore performance rispetto al resto della Sicilia e perché ci vede in crescita in tutt’e sei le aree prese in esame”.
 
Le maglie nere vanno a Catania, che crolla di dieci posti nella graduatoria di Italia Oggi, e a Trapani, che di posizioni, per il Sole 24 Ore, ne perde sei.
 
Le classifiche relative ai singoli indicatori rimarcano i risultati negativi riportati a livello generale. Partiamo da quelli relativi al lavoro: secondo la graduatoria sul tasso di occupazione realizzata dal Sole 24 Ore, la situazione delle siciliane è drammatica: ad eccezione di Ragusa (84^), le altre occupano posizioni imbarazzanti: Messina è 95^, Siracusa 96^, Enna 97^, Caltanissetta 100^, Trapani 102^, Catania 103^, Agrigento 105^ e, dulcis in fundo, Palermo 109^.
 
Nella classifica stilata da Italia Oggi sul tasso di disoccupazione giovanile lo scenario non migliora: il capoluogo raschia il fondo della classifica, piazzandosi in penultima posizione, poco distante da Messina (che è 107^). Male anche Trapani (100^), Siracusa (94^) e Caltanissetta (93^). Al di sopra dell’ottantesima posizione c’è solo Ragusa (79^), seguita da Enna (82^), Agrigento (87^) e Catania (89^).
 
Nessuna bella sorpresa arriva poi dai dati relativi al Pil pro capite (Sole): le province isolane sono sempre lì, nella parte inferiore della classifica. In questo caso la meno peggio è Palermo (82^), seguita da Ragusa (84^), Catania (86^) e Messina (89^). Siracusa si ferma al 97° posto, Enna al 98°, Trapani al 101° e Caltanissetta al 102°. Chiude le danze Agrigento (108^).
 
Per quanto riguarda poi la situazione relativa all’ambiente, la graduatoria del Sole 24 Ore ribattezzata “Ecosistema urbano” vede le nove siciliane al di sotto dell’ottantesima posizione. In particolare, cinque su nove si piazzano tra gli ultimi dieci posti: Siracusa è 103^, Agrigento 104^, Catania 106^, palermo 108^ ed Enna 109^. Neanche stando alla classifica legata al verde pubblico di Italia Oggi usciamo vittoriosi: unica mosca bianca è Agrigento, con poco più di 80 metri per abitante. Ragusa e Catania si piazzano a metà classifica (rispettivamente 54^ e 74^), mentre le altre mostrano di avere tutte pochi, pochissimi, spazi verdi: la provincia nissena, addirittura, non arriva ai 3 metri per abitante.
 
Poca attenzione, infine, sembrano avere le province siciliane per i servizi ai cittadini, a giudicare dalle performance registrate nelle graduatorie di tali indicatori realizzate da Italia Oggi: poche Zone a traffico limitato, pochissime piste ciclabili, raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani che in tutte le province isolane, a eccezione di Trapani (che registra comunque un modesto 21,18%), ottiene percentuali al di sotto del 20%, con la provincia aretusea che raccoglie un misero 4,71% ed è ultima a livello nazionale.
 
Una nota positiva, in mezzo a tutti questi risultati insoddisfacenti, è quella relativa alla diffusione della banda larga, dove le province siciliane hanno fatto passi da gigante, piazzandosi tra le prime trenta posizioni: il capoluogo di Regione è addirittura 7°, con una copertura dell’80,5% della popolazione. Le altre garantiscono la navigazione con 30 Mb a più della metà della popolazione. Solo Messina non supera tale soglia, arrivando a coprire solo il 49,6% di popolazione.
 
Di fronte uno scenario così sconfortante, la Regione ha fatto per anni spallucce: il presidente dell’Associazione dei Comuni isolani e sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, non ha mai nascosto le difficoltà di aprire un dialogo costruttivo, incentrato sulle problematiche che i Comuni siciliani sono costretti ad affrontare quotidianamente, con l’ormai ex Presidente Crocetta. Solo a pochi mesi fa risale il caos scoppiato in seguito all’approvazione della Legge regionale 6/2017, che prevede la decadenza dei sindaci in seguito allo scioglimento dei Consiglio comunali che non approvano nei tempi previsti i bilanci preventivi e consuntivi. In quell’occasione dure furono le parole del primo cittadino del capoluogo siciliano: “I sindaci sono sempre più preoccupati per la continua mortificazione del ruolo delle Autonomie locali”.
 
Il neo Presidente della Regione, Nello Musumeci, eredita quindi una brutta gatta da pelare: avrà, tra i tanti compiti, anche quello di risanare i rapporti, raffreddatisi durante gli ultimi anni, con gli Enti locali, scegliendo la strada del cambiamento rispetto alla rotta seguita dal suo predecessore.

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