Manutenzione reti idriche sballata. "Commissariare enti inadempienti" - QdS

Manutenzione reti idriche sballata. “Commissariare enti inadempienti”

Rosario Battiato

Manutenzione reti idriche sballata. “Commissariare enti inadempienti”

venerdì 01 Dicembre 2017

Depurazione e condotte colabrodo: le accuse del ministro dell’Ambiente alle Regioni e ai Comuni. Sicilia sul banco degli imputati tra procedure di infrazioni comunitarie e perdite record

PALERMO – Depurazione e qualità delle reti idriche sono stati alcuni dei temi toccati dall’intervento del ministro Galletti in occasione della conferenza “Il futuro della gestione della risorsa idrica: tutela e sostenibilità”, organizzata dalla direzione generale per la Salvaguardia del territorio e delle acque che si è tenuta, nei giorni scorsi, all’auditorium del ministero dell’Ambiente. Un messaggio rivolto alle Regioni e ai Comuni in ritardo nella spesa dei fondi per la depurazione delle acque reflue e reti idriche che sembra chirurgicamente studiato per sottolineare le criticità siciliane. Si è discusso anche della nuova governance distrettuale della risorsa acqua nel contesto nazionale e comunitario.
 
Nessuno sconto per le responsabilità locali di tipo gestionale e politico. Il ministro Galletti ha esplicitamente dichiarato che “sulle perdite di rete dobbiamo essere chiari: sono un segno di inciviltà profonda di questo Paese. La competenza è del gestore, a prescindere che sia pubblico o privato”. E qui torna fortissimo il passaggio doloroso sulla questione della governance: “in Italia ci sono Ato ancora non costituiti, comuni che non vogliono entrarci”. La logica conseguenza è che “così avremo sempre una manutenzione delle reti sballata, le Regioni devono commissariare gli enti locali inadempienti”.
 
Lo Stato, ricorda Galletti, ha stanziato circa 2 miliardi di euro per coprire la depurazione italiana (circa 1 miliardo per la Sicilia nel 2012), altra grande e irrisolta magagna, eppure “mi sono trovato una realtà complessa, perché i piccoli Comuni non sono in grado di procedere con progetti e gare. Ho commissariato più di 60 Comuni per fare le depurazioni”.
 
In questi due passaggi c’è tutta la tragica situazione siciliana, stritolata tra reti colabrodo che arrivano fino al 50% di perdite dell’acqua immessa in alcuni comuni e la situazione gestionale che ha visto la liquidazione degli ato idrici e l’ingresso, spesso molto faticoso, delle nuove ati, le assemblee territoriali idriche. A causa delle inefficienze della rete, una famiglia siciliana spende circa 133 euro in più all’anno (fonte Isscon), tra bollette e impianto, per approvvigionarsi di acqua, senza considerare le salatissime bollette. Sul fronte della depurazione, la Regione ha avuto due commissariamenti: il primo con a capo l’ex assessore Vania Contrafatto e dall’inizio del 2017 con una figura nazionale.
 
L’altra nota dolente, messa impietosamente in evidenza dal ministro, è quella relativa alle infrazioni comunitarie. “Le abbiamo ridotte moltissimo, quasi dimezzate”, ha affermato, sottolineando però che numerose ne restano aperte nei confronti delle regioni. “Non è un problema di risorse ma di metodo – ha concluso – ecco perché occorre lavorare sempre più in tema di programmazione, di governance del sistema”.
 
E in effetti, considerando soltanto i temi ambientali, la Sicilia resta coinvolta in nove procedure, secondo l’ultimo aggiornamento della segreteria generale della Presidenza della Regione, arrivato alla fine dello scorso maggio e basato sui dati del dipartimento delle Politiche europee (banca dati Eurinfra). Ben tre riguardano il settore della depurazione delle acque reflue, due di queste sono già allo stato di sentenza (in prossimità delle sanzioni), la terza, invece, si trova ancora in una fase embrionale. Complessivamente ci sono 231 agglomerati coinvolti.

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