Che bello morire in ottima salute - QdS

Che bello morire in ottima salute

Carlo Alberto Tregua

Che bello morire in ottima salute

venerdì 01 Dicembre 2017
Mia madre, 95enne, poco prima di spirare (in buona salute) mi ripeteva: “Nenti avia e nenti haiu, comu vinni mi ‘nni vaiu”. Il che significa che si nasce nudi e si muore nudi. Tutto questo dovrebbe farci riflettere sull’avidità dell’essere umano, sulla golosità, sul modo di riempirsi gli occhi di cose, di cose e di cose.
Gli atei pensano che con la morte del corpo finisca tutto. Noi non lo crediamo. Ma in ogni caso non limitare o convogliare in binari corretti le pulsioni che arrivano continuamente dal corpo non è un buon modo di vivere, almeno a nostro avviso.
È l’equilibrio fra tutte le attività che facciamo e la serenità minima nell’affrontare i problemi che ci vengono incontro, la giusta scelta che ci fa stare in mezzo, come la virtù, ai flutti che attraversiamo. Abbiamo più volte sottolineato come la fine dell’attività corporea non comporti la fine dello Spirito che anzi, liberato, può ritornare nel mondo dell’energia.
 
Quanto precede ci ricorda la celebre poesia di Antonio De Curtis (1898-1967), in arte Totò, principe acquisito e principe dello schermo, ‘A livella. È a molti noto il contenuto: il fantasma di un nobile si aggira nel cimitero e vede il fantasma di un poveraccio: lo redarguisce aspramente perché aveva avuto l’ardire di essere stato sepolto a lui vicino.
Come ti permetti, pezzente, di stare vicino a un nobile? – domanda l’ex ricco. Il poveraccio reagisce, dicendogli con frasi memorabili, all’incirca: Come non ti rendi conto che la morte livella tutti, ricchi e poveri, buoni e cattivi, e non distingue tra possidenti e nullatenenti.
Chi non fa tesoro di questa semplice verità vive in modo ultroneo e dimentica che un giorno morirà. Su questo non vi è il minimo dubbio.
Ecco perché l’ingordigia è fuori luogo. Avere risorse finanziarie superiori a quelle che servono per una vita normale è fuori luogo.
Ma pochi riflettono su questa circostanza, pensando che il redde rationem non arrivi mai. L’unico augurio che dobbiamo farci, e sarebbe bello, è di morire in ottima salute, come sosteneva il famoso umorista Marcello Marchesi (1912-1978), in modo da non accorgerci del passaggio fra questa vita e l’altra.
 
Un’altra livella esiste, se riflettete bene: è il wc. Nessuno sfugge dal passarvi. Re o lustrascarpe, presidenti mondiali o spazzini, grandi letterati e filosofi, maestri elementari.
Anche questa riflessione ci dovrebbe aiutare a capire come le persone umane abbiano dei punti che li livellano: la morte e il wc.
Affannarsi per avere di più è stolto, ricevere gratificazioni non richieste per quello che si è fatto e per gli obiettivi conseguiti è invece onorevole.
Onorevole si associa come significato ad onore. è proprio questa nobile qualità che è scomparsa dal vocabolario e dai comportamenti delle persone.
Invece, dovrebbe essere tenuto sempre presente perché ognuno viva all’insegna dell’onore, che non ha nulla a che spartire con le onoreficenze.
L’onore non riguarda solo i vertici istituzionali, quelli delle religioni, delle professioni o dell’imprenditoria: riguarda tutti.
 
Chi si fa onore conquista la repuzione e la dignità dell’essere umano che non deve mai dimenticare il valore della vita. Onore alla vita, vivendola intensamente e pienamente, e dando atto a tutte le belle cose che ci circondano e che ci allietano o ci affliggono.
Equilibrio e buon senso devono informare i nostri comportamenti di tutti i giorni, pensando a tanti sfortunati o perché sono nati in luoghi del mondo arretrati o perché vivono nelle periferie o perché hanno avuto come genitori dei mafiosi. La discriminazione è determinata dal caso, quell’insieme di variabili che non sono da noi conosciute.
La questione che analizziamo dovrebbe essere tenuta presente in ogni momento della nostra vita, soprattutto quando ci arrabbiamo dimenticando il proverbio cinese: “Se c’è rimedio, perché ti arrabbi? Se non c’è, perché ti arrabbi?”.
La riflessione, anche notturna, dovrebbe equilibrare la nostra vita, in modo da goderne la migliore qualità possibile, condivisa con tutti gli altri, affrontando con coraggio e realismo le avversità.

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