Cosa possono fare i siciliani per la Sicilia - QdS

Cosa possono fare i siciliani per la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Cosa possono fare i siciliani per la Sicilia

martedì 05 Dicembre 2017

Chi governa non cerchi un consenso al dì

Ricordate la celebre frase che pronunciò John Fitzgerald Kennedy il 20 gennaio del 1961, quando si insediò come XXXV Presidente degli Stati Uniti d’America? “Non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro Paese”.
Parafrasando, Musumeci potrebbe rivolgere lo stesso messaggio ai siciliani: “Non chiedete cosa la Sicilia possa fare per voi, ma cosa voi possiate fare per essa”.
Il senso del messaggio non indica una sorta di deresponsabilizzazione di chi ha il dovere di guidare un Paese o una Regione. Piuttosto, chiede che i cittadini facciano i Cittadini. Cioè, che sentano profondamente come la Cosa pubblica sia cosa loro e non di altri, che la propria casa non sia quella dove si abita, bensì le strade, le piazze, i borghi, l’agorà, insomma tutti i luoghi comuni.
I cittadini che fanno i Cittadini devono occuparsi anche della gestione della Cosa pubblica, affidata transitoriamente e periodicamente ai mandatari, cioè a coloro che devono materialmente prendere decisioni che servano a diffondere equità e giustizia fra tutti i componenti.
 
Questa non è teoria o materia filosofica. Questa è l’indicazione del concreto comportamento di tutti, i quali, se sentissero veramente come propria la Cosa comune, impegnerebbero una parte del loro tempo e delle loro energie per farla funzionare adeguatamente.
Qui non si tratta della gestione vera e propria, bensì dell’attività di indirizzo e di controllo sugli atti e i comportamenti di politici e burocrati, i quali devono essere premiati o sanzionati in relazione ai risultati che conseguono.
I cittadini costituiscono l’Opinione pubblica, cioè il sentimento comune espresso da tutti per sorreggere la conduzione della Cosa pubblica da parte dei responsabili istituzionali.
L’Opinione pubblica deve essere vigile e manifestarsi continuamente e concretamente attraverso quotidiani, radio e televisioni regionali. Ma anche mediante le organizzazioni associative (ce ne sono migliaia), le quali non devono affrontare questioni di interesse specifico, bensì di interesse generale.
Banchetti e stand nelle piazze e nelle vie cittadine, in ognuno dei 390 Comuni siciliani dovrebbero essere la fonte inesauribile di idee, proposte e anche moniti severi quando, chi ha responsabilità pubbliche, non compie il proprio dovere.
 
Una classe politica fragile e debole non ha lo spessore di chi ha il compito di governare Stato, Regioni e Comuni. Quella debolezza la porta a muoversi cercando il consenso giorno per giorno, con la conseguenza che i propri atti finiscono per non toccare l’interesse particolare di lobby, consorterie, corporazioni e altri privilegiati. Il che è esattamente il contrario di come dovrebbe essere svolta l’azione pubblica: abbattere i privilegiati e diffondere equità e giustizia.
Per questo è necessario fare le riforme, che cambiano gli equilibri e tagliano le unghie dei parassiti.
Conseguentemente, ci vogliono solidi attributi mentali, grande preparazione, competenze e la visione degli obiettivi verso cui deve marciare la Comunità.
Vero è che Platone e Aristotele ci hanno insegnato che una cosa è la politica e altra cosa è la morale, ma è anche vero che senza la presenza di regole etiche nel comportamento della politica, essa non potrà ritenersi al servizio dei cittadini, ma, come accade spesso oggi, inverte la polarità, ritenendo i cittadini al proprio servizio.
 
Il benessere di una popolazione dipende dalla sua capacità. Chi sta con la mano a chiedere l’elemosina o, peggio, a chiedere il favore, non è il cittadino, ma una preda di politici senza scrupoli che utilizzano il bisogno per scambiarlo con il consenso.
Questo scambio è permanente nella nostra Isola: dal che, deduttivamente, possiamo affermare che la classe politica che ha governato negli ultimi vent’anni, ma anche quella precedente, ha intenzionalmente mantenuto i siciliani in uno stato di povertà e bisogno per poter esercitare un becero potere, dall’alto verso il basso, nell’accontentare questo o quello, chiedendo innominabili contropartite.
Solo chi ha bisogno cede al ricatto di chi esercita il potere non come dovere. Ecco perché l’Opinione pubblica ha il compito irrinunciabile di far sì che chi governa sia giusto e imparziale.

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