Pagamenti Pa, Sicilia tarda di più - QdS

Pagamenti Pa, Sicilia tarda di più

Rosario Battiato

Pagamenti Pa, Sicilia tarda di più

martedì 12 Dicembre 2017

La Commissione Ue ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per i “ritardi sistematici”. Nell’Isola anche oltre tre mesi. Intanto sono arrivati alla Regione 1,2 mld. Armao: “Faremo tutto il possibile”

PALERMO – Ci sono diversi modi per misurare i ritardi dei pagamenti della Pa nei confronti delle imprese, tra questi il tempo medio di attesa e l’indicatore di tempestività dei pagamenti, ma c’è un’unica certezza: sono pochissimi gli enti che rispettano la norma che prevede di pagare le fatture entro un mese. Per queste ragioni, evidenziate già dal 2014, la Commissione Ue ha deciso di deferire l’Italia davanti alla Corte di Giustizia Ue. In questo quadro nazionale la Sicilia, che ospita enti locali che superano abbondantemente i 100 giorni, continua ad avere un ruolo determinante.
 
Una minaccia lunga tre anni e che adesso si potrebbe consolidare. Correva il 2014 quando Bruxelles decideva di aprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per “Attuazione della direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali” in quanto violazione della direttiva 2011/7/UE. La notizia è arrivata proprio nei giorni scorsi, concretizzando un altro pezzo di strada che potrebbe condurre alle sanzioni.
 
La Commissione Ue, infatti, ha deciso di portare l’Italia davanti alla Corte di Giustizia Ue per i “ritardi sistematici” dei pagamenti alla imprese da parte della pubblica amministrazione. A nulla è valso il richiamo dello scorso febbraio, quando era stato inviato il parere motivato, perché la media dei pagamenti resta comunque superiore a 100 giorni e con picchi che vanno decisamente oltre.
La direttiva comunitaria prevede tempi molto precisi per il pagamento delle merci o dei servizi acquistati da parte della Pa: un mese dal ricevimento della fattura oppure due mesi per gli enti del servizio sanitario nazionale. Per la Commissione Juncker è un tema prioritario in quanto “la puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le pmi che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza”. Gli sforzi ci sono stati, ma evidentemente non sono stati sufficienti.
 
Il quadro generale è stato fornito dal ministero dell’Economia e delle finanze in un focus sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni tramite fattura elettronica che è stato aggiornato il 25 settembre scorso e riguarda i dati del 2016. Complessivamente sono state registrate oltre 27 milioni di fatture ricevute, e non respinte, dalle pubbliche amministrazioni, per un importo totale pari a 158,9 miliardi di euro, di cui 152,8 miliardi effettivamente liquidabili (ossia al netto degli importi sospesi e non liquidabili). I tempi medi di pagamento sono stati di 58 giorni e i tempi medi ponderati di ritardo si sono attestati su valori pari a 13 giorni, un dato in contrazione del 50% rispetto all’anno precedente.

Nell’elenco dei 22 mila enti registrati abbiamo recuperato alcuni casi specificatamente siciliani. Il comune di Caltanissetta, ad esempio, ha registrato un dato medio di 62 giorni, quindi in ritardo di 32 giorni rispetto ai tempi imposti dalla direttiva. Riesce ad andare oltre il comune di Palermo con 75 giorni per rispettare le fatture che si traducono in 43 di ritardo. Non ci sono dati per Catania, mentre risulta appena migliore la prestazione di Ragusa (47 giorni, 17 di ritardo). Uno dei record spetta comunque al comune di Siracusa che arriva a quota 89 (in pratica tre mesi di ritardo), mentre in positivo si registra la tendenza di Trapani che supera di appena 17 giorni il limite consentito per rispettare i tempi di pagamento delle fatture.

Tra le Regioni spicca proprio la Sicilia. Di base c’è una percentuale di pagamenti pari ad appena il 57% del totale, cioè tra le cinque percentuali più basse d’Italia. Fanno peggio soltanto Basilicata, Calabria, Campania e Valle d’Aosta. La Regione Siciliana registra, inoltre, una media di pagamenti pari a 54 giorni, cioè, 23 giorni di ritardo rispetto rispetto alla direttiva comunitaria. La Lombardia dimostra ancora una volta di essere un’amministrazione guida in questo campo: 100% di fatture evase e tempi di pagamento registrati in 21 giorni, cioè 9 in meno del tempo richiesto dalla direttiva. Un sogno che gli imprenditori di casa nostra dovranno attendere ancora a lungo.

Per avere una panoramica complessiva sui pagamenti della Pa, è necessario allargare il raggio d’azione all’intera gamma delle fatture. Per analizzare il fenomeno serve prendere in considerazione l’indicatore di tempestività dei pagamenti che si calcola “in termini di ritardo medio di pagamento ponderato in base all’importo delle fatture” ed è strutturato in maniera precisa: a numeratore la somma dell’importo di ciascuna fattura o richiesta di pagamento di contenuto equivalente pagata moltiplicato per la differenza, in giorni effettivi, tra la data di pagamento della fattura ai fornitori e la data di scadenza mentre a denominatore la somma degli importi pagati nell’anno solare.

Sul sito della Regione siciliana l’indicatore di tempestività, aggiornato alla fine di ottobre, è ancora provvisorio e fa riferimento a 22 strutture dipartimentali su 38 complessive. L’indicatore annuale del 2016 è particolarmente vicino alla tempistica richiesta (31,21 giorni), mentre ci sono numeri ancora più contenuti nei dati relativi ai primi tre trimestri del 2017. Per i Comune la situazione sembra molto più compromessa: Catania registra 128,57 giorni (2016), Palermo 42,15 giorni (2016) ed è in crescita nel secondo (177,79 giorni) e terzo trimestre (76,62 giorni).
 
Un’urgenza che anche in Regione sentono come necessaria. All’inizio di dicembre Gaetano Armao, assessore all’Economia, ha spiegato che, assieme allo snellimento della burocrazia, anche “la riduzione dei tempi dei pagamenti alle imprese” è uno dei “punti del nostro programma”.
 

 
Alla Regione 1,2 miliardi, l’assessore Armao al QdS: “Faremo tutto il possibile”
 
PALERMO – Per alcune imprese creditrici della Pa siciliana potrebbe esserci un bel bonifico sotto l’albero. Sì perché la Banca d’Italia, su mandato dell’Agenzia delle Entrate, ha girato alla Regione siciliana la sontuosa cifra di 1,2 miliardi di euro. Si tratta di soldi “attesi”, in quanto fanno parte della quota Irpef frutto dell’accordo tra Stato e Regione.
Sarebbero dovuti arrivare, dilazionati, a partire dall’estate scorsa, ma “c’era anche il rischio che questa somma arrivasse nel 2018 o addirittura nel 2019”, rivela al QdS l’assessore al Bilancio, Gaetano Armao. “Il diritto a ricevere queste somme – spiega l’assessore – scaturisce dagli accordi presi dal precedente governo. Non abbiamo particolari meriti, ma siamo riusciti ad accelerare nel processo di liquidazione, senza il quale avremmo avuto delle serie difficoltà da qui a fine anno”.
Sul contenuto dell’intesa tra lo Stato e l’ex giunta Crocetta, l’assessore tiene a precisare: “Si tratta a mio avviso di accordi al ribasso che andranno rivisti”.
Intanto c’è un esercito di fornitori ad attendere. Non tutti però potranno essere pagati entro il 2017: la cassa della Regione chiude venerdì e quindi restano pochissimi giorni per i pagamenti, poi si riprenderà a gennaio.
Un blocco necessario, a sentire l’assessore, per consentire le operazioni di chiusura di fine anno. “I pagamenti comunque sono già in corso – afferma Armao – La cassa non era vuota, aveva un plafond di sicurezza che oggi può essere utilizzato tutto perché sono arrivate altre risorse”.
“Faremo tutto il possibile – conclude – Ci sono le ragionerie sotto pressione per questo e in ogni caso dal 2 gennaio o 3 gennaio riprenderemo con i pagamenti a pieno ritmo”. A chi verrà data priorità? “Spese obbligatorie e sanità, ma in generale daremo risposte più puntuali possibili”.
 
Antonio Leo
 

 
Non solo ritardi sulle fatture: 5 anni per un’autorizzazione
 
PALERMO – Non solo ritardi nei pagamenti. Nelle scorse settimane, Sicindustria ha realizzato uno studio che analizza un centinaio di decreti pubblicati nei siti del dipartimento regionale Energia, acqua e rifiuti. I risultati sono stati molto sconfortanti: investire in Sicilia resta complicato a causa di tempi burocratici particolarmente lenti.
Ventidue sono stati i casi di richiesta di autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (dipartimento competente energia). Tempo medio di attesa pari a 1.733 giorni, cioè poco meno di 5 anni (4,7), e circa dieci volte il tempo massimo previsto dalla legge. Anche con la valutazione di impatto ambientale, la cosiddetta Via che è di competenza del dipartimento regionale Ambiente, non si registra una tendenza migliore: 1.065 giorni (quasi 3 anni), cioè quasi 5 volte il tempo massimo ipotizzato, che è di 210 giorni.
L’autorizzazione integrata ambientale, di competenza del dipartimento regionale dell’Ambiente e dipartimento Acque e rifiuti per alcune opere, ha registrato, a fronte dei 180 giorni previsti, 1166 giorni come tempo medio impiegato dagli uffici regionali per esitare le pratiche, cioè 6,5 volte in più rispetto al tempo medio. Il ritardo diventa ancora più impietoso se confrontato con i numeri delle altre realtà: la provincia autonoma di Bolzano consente di ottenere una via in appena 250 giorni e una Aia in 160.
 

 
Sei amministrazioni su dieci pagano oltre i tempi di legge
 
PALERMO – L’ultima rilevazione di Confartigianato, diffusa alla fine di ottobre, mette in evidenza un ritardo nazionale: il 62% degli Enti pubblici paga oltre i termini di legge. L’analisi ha riguardato i pagamenti nel 2016 di 6.547 amministrazioni pubbliche per una somma di 115,4 miliardi riferiti a 23,7 milioni di fatture emesse dai fornitori.
A chiedere più tempo del previsto si trovano il 64,8% dei Comuni e il 54,5% degli Enti pubblici. Appena migliore la tendenza del servizio sanitario nazionale che ha visto il 46,9% degli enti non saldare le fatture entro il termine dei 60 giorni previsti per legge.
“Sfuggono ai termini di legge – si legge nella nota della Confederazione – anche gli Enti pubblici che gestiscono imposte e contributi: Agenzia delle entrate, Agenzia del demanio, Agenzia delle dogane e dei monopoli, Equitalia, Guardia di finanza, Inps e Inail, pagano in media i loro fornitori in 50 giorni, con picchi di 91 giorni per Agenzia del demanio e 69 giorni per la Guardia di Finanza”.
Il focus per regione piazza in fondo alla classifica il Molise, con 107 giorni. Fanno appena meglio la Calabria (98 giorni), la Campania (83 giorni), la Toscana (81 giorni) e il Piemonte (80 giorni).
La Sicilia si trova al sesto posto nazionale, con 72 giorni, poi ci sono la Basilicata (68 giorni), la Sardegna (65 giorni), l’Emilia Romagna (60) e quindi le Marche (57 giorni). La più virtuosa è la Provincia autonoma di Bolzano dove gli Enti pubblici impiegano 36 giorni per onorare i loro debiti. Secondo posto per il Friuli Venezia Giulia, con 39 giorni, seguita dalla Valle d’Aosta con 41 giorni, Lombardia con 43 giorni, Veneto e Provincia autonoma di Trento a pari merito con 47 giorni.

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