In Sicilia poche ospedalizzazioni. Inadeguata la rete di assistenza - QdS

In Sicilia poche ospedalizzazioni. Inadeguata la rete di assistenza

Serena Giovanna Grasso

In Sicilia poche ospedalizzazioni. Inadeguata la rete di assistenza

giovedì 14 Dicembre 2017

Rapporto Oasi 2017: l’Isola è penultima in Italia per ricoveri tra gli over 65 (280 ogni mille cittadini contro i 400 di Bolzano). La situazione si ribalta per le degenze multiple, un sintomo di inefficienza dell’assistenza formale (residenze) e informale (badanti e assistenti familiari). Spesso non si tratta di casi emergenziali o acuti

PALERMO – Le regioni con i più alti tassi di ospedalizzazione tra gli over 65, corrispondono a quelle dove è maggiormente sviluppata una rete di lungo assistenza formale (tramite residenze sanitarie assistenziali, le cosiddette Rsa) o informale (tramite ricorso ad assistenti familiari e badanti). Questo è quanto emerso dal rapporto Oasi 2017 (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano), presentato lunedì all’università Bocconi di Milano dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas).
 
In tale contesto, la Sicilia si presenta come la penultima regione in Italia per ospedalizzazione tra gli over 65: in particolare, si parla di un’incidenza pari a 280 ricoveri ospedalieri ogni mille cittadini over 65. A livello nazionale, si osserva un’incidenza inferiore solo in Calabria (240 ospedalizzazioni ogni mille cittadini over 65). Dunque, secondo le assunzioni prodotte dai ricercatori del Cergas, sono proprio Sicilia e Calabria le due regioni con il minor tasso di ospedalizzazione tra gli over 65 e di conseguenza sono anche le aree territoriali in cui la cosiddetta assistenza “formale” ed “informale” risulta maggiormente inefficiente.
 
Al contrario, nella Provincia autonoma di Bolzano e in Valle d’Aosta è possibile osservare i tassi di ospedalizzazione maggiormente elevati (si sfiora rispettivamente quota 400 e 370 ricoveri ospedalieri ogni mille abitanti over 65). Questo modello emergente di ricorso ai servizi, dove chi più accede a uno dei possibili nodi del sistema accede con più frequenza anche al sistema ospedaliero, è stato interpretato dal Cergas seguendo l’ipotesi classica in sanità “dell’offerta che genera domanda”.
 
Nell’elaborazione del dossier sono state adottate delle ipotesi e delle restrizioni alle analisi: infatti, sono stati considerati solo i ricoveri ordinari, non includendo nello studio i day hospital in quanto non espressivi del fenomeno di ricerca di setting alternativi.
Nel panorama dei ricoveri ospedalieri in Italia, quelli che riguardano cittadini over 65 costituiscono circa il 46% del totale. Nel 2016 infatti, su 6.827.050 ricoveri ordinari (di cui 6.398.034 per acuti e i restanti in riabilitazione o lungodegenza) ben 3.169.254 hanno riguardato cittadini over 65.
 
Guardando al numero di ricoveri nell’anno 2016 emerge che il 68% degli anziani ha svolto solo un ricovero per un totale di 1.421.712 ricoveri per pazienti anziani. Nello stesso anno, 680.731 ulteriori (pari al 32% del totale) anziani hanno svolto invece più di un ricovero ordinario (almeno due), aggiungendo quindi al totale altri 1.747.542 ricoveri per una media di 2,6 ricoveri a testa. Dunque, tra gli anziani che hanno effettuato almeno un ricovero ordinario in un periodo di 12 mesi, uno ogni tre ha svolto ricoveri multipli.
 
In particolare, in Sicilia è possibile osservare una proporzione ribaltata: infatti, nell’ultimo anno due anziani su tre hanno effettuato almeno due ricoveri, dunque hanno fatto ricorso ai cosiddetti ricoveri multipli. Secondo il rapporto Oasi, “queste situazioni vengono ricollegate a bisogni sanitari e assistenziali non necessariamente caratterizzati da acuzia o emergenza, ma piuttosto derivanti da condizioni di cronicità o non autosufficienza. Definiscono quindi un bacino di prestazioni sanitarie ospedaliere che potenzialmente vanno a colmare un’assenza di alternative sociosanitarie o di cure intermedie, spostando nel perimetro degli interventi sanitari casi che teoricamente non dovrebbero trovare in questo setting una risposta in termini di presa in carico”.

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