Lavoro in arrivo per la Sicilia: ora ci si aggrappa alle farmacie - QdS

Lavoro in arrivo per la Sicilia: ora ci si aggrappa alle farmacie

Michele Giuliano

Lavoro in arrivo per la Sicilia: ora ci si aggrappa alle farmacie

martedì 19 Dicembre 2017

L'apertura è prevista entro la prossima primavera: rimangono in sospeso soltanto altre 38 attività. Via libera del Cga per 174 punti vendita nell’Isola, si stimano circa mille occupati

PALERMO – Nuove farmacie in Sicilia. Nuove possibilità di lavoro per i neolaureati, e non solo, che potrebbero avere maggiori possibilità di trovare un’occupazione nella loro terra d’origine. Circa mille i nuovi posti di lavoro in arrivo, per tanti giovani che potranno sfruttare la propria competenza nella propria regione.
 
L’autorizzazione all’apertura delle nuove farmacie arriva a seguito del respingimento, da parte del Cga, del ricorso di un gruppo di farmacisti alla graduatoria del 2014, esito di un concorso straordinario bandito dalla Regione siciliana nel 2012. In tutto 212 le farmacie ammesse, ma nessuna aprì i battenti a causa dei ricorsi inoltrati da chi contestava quelle assegnazioni. Il via all’apertura, da effettuare entro sei mesi, è valido soltanto per 174 delle 212 farmacie, mentre le rimanenti saranno valutate in seguito, per le quali il Tar deve ancora discutere altri ricorsi collaterali. Questo significa che entro i prossimi 6 mesi nell’Isola potrà attivarsi un percorso che porterà a circa mille nuovi posti di lavoro, tra farmacisti e aiuti, facchini e dipendenti generici.
 
Se da una parte si parla di nuova occupazione c’è chi come Federfarma ha già frenato a suo tempo sostenendo invece tutto il contrario, e cioè che del nuovo concorso non vi era alcuna necessità e addirittura la farmacia viene considerata "non è più un’impresa sostenibile". Il sindacato ha già portato i numeri della crisi evidenziando che nella provincia di Palermo, dove sono presenti 329 farmacie, uno dei più grandi distributori intermedi del farmaco, sovrastato dalle esposizioni debitorie provocate da quelle farmacie che non hanno più liquidità e mezzi persino per rispettare lunghe dilazioni sull’acquisto di farmaci, è prossimo alla liquidazione. Inoltre, una farmacia ha chiuso battenti ed almeno altre 20 sono in grave difficoltà o in stato di pre-concordato fallimentare.
 
In Sicilia, su 1.440 titolari, 3 hanno dichiarato default nelle province di Siracusa e Caltanissetta e altri segnalano di accingersi a portare i libri in tribunale. Il ricorso si basava sulla richiesta dei dottori delle farmacie rurali, che pretendevano di rivedere i punteggi assegnati, dando un maggior peso al requisito della ruralità nell’attribuzione. Il Collegio, si legge nella sentenza, “rileva che non sussiste il rischio paventato dagli appellanti di neutralizzare l’esperienza professionale in sede disagiata ove la stessa venga riconosciuta ai fini della maggiorazione del punteggio solo nel limite invalicabile dei 35 punti», ma che, al contrario, ci si potrebbe esporre “a dubbi di compatibilità comunitaria nella misura in cui, l’attribuzione per intero della maggiorazione per ruralità si risolverebbe in un vantaggio competitivo eccessivo in favore dei cittadini residenti (i soli, tendenzialmente, ad aver potuto maturare il requisito della ruralità) ed in una discriminazione dissimulata in danno dei non residenti”.
 
Nel riconoscere la maggiorazione per l’esercizio in farmacie rurali entro il tetto massimo dei 35 punti non c’è il rischio, paventato dagli appellanti, di neutralizzare l’esperienza professionale in sede disagiata, mentre in caso contrario, se non si riconoscesse il tetto massimo, «il requisito dell’esercizio professionale in sede rurale verrebbe ad assumere natura di criterio selettivo (quasi) dirimente, anche a detrimento di altri criteri».

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