La Regione trasformi i fondi Ue in cantieri - QdS

La Regione trasformi i fondi Ue in cantieri

Carlo Alberto Tregua

La Regione trasformi i fondi Ue in cantieri

martedì 19 Dicembre 2017

Aumentare il Pil del 2% l’anno

Il presidente della Regione ha già annunciato che il prossimo anno sarà difficile per i siciliani perché ricostruire dalle macerie lasciate dalla Giunta Crocetta sarà un’impresa improba.
Conosciamo da decenni Musumeci e sappiamo che non è un pessimista. Riteniamo quindi che egli ce la metterà tutta per varare un programma quinquennale realistico, che dovrà avere un’importante realizzazione già nel primo anno, cioè nel 2018.
Abbiamo più volte enumerato i problemi più importanti da affrontare ed eviteremo di ripeterli, perché per ricostruire bisogna conoscere le regole, cioè è una questione di metodo.
Dal suo bunker di Palazzo d’Orleans, ove ha detto che risiederà quando si troverà a Palermo, il presidente – con assessori e squadra di dirigenti che dovranno realizzare le direttive politiche – non potrà avere alcun timore di adottare provvedimenti impopolari, che taglino le unghie ai parassiti e a coloro che intendono percepire risorse dei contribuenti siciliani senza dare in contropartita un lavoro produttivo di ricchezza.
 
Questo è il nocciolo della questione, che viene prima di ogni altro: utilizzare ogni euro delle uscite regionali con una finalità produttiva e non assistenziale. Ovviamente bisognerà venire incontro ai veri bisognosi che non sono tutti quelli messi nelle liste. Ma a parte questa indispensabile esigenza, qualunque altra risorsa va indirizzata verso la creazione di nuovo lavoro, che è effetto e non causa di un buon impiego di essa.
Per creare nuovo lavoro bisogna aprire tutti i cantieri di opere pubbliche a livello regionale, provinciale e comunale, utilizzando fino all’ultimo euro le risorse europee e statali, cofinanziate dalla Regione. Occorre mettere in moto un progettificio esecutivo, in modo da inviare nella capitale europea le richieste con capitolati redatti in precisa conformità ai regolamenti europei, per ottenere il finanziamento in tempi brevi.
Ci vorrà un rapporto diretto e prestigioso con il Cipe e con il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, che continua a venire in Sicilia. Le sue visite sono gradite ma ancora di più le delibere del Cipe che finanzino le costruende infrastrutture siciliane.
Nella nostra Isola c’è bisogno di esse come l’ossigeno. Sono infatti le infrastrutture materiali e immateriali gli strumenti necessari per attivare la leva economica in tutte le sue componenti e per tutti i suoi settori.
Senza il funzionamento di porti, aeroporti, interporti, senza strade ferrate ad alta capacità, senza strade e autostrade, senza vaste strutture di depositi per la logistica, la merce non si muove e qui da noi viene vanificato l’E-commerce.
Se è vero che la transazione commerciale si fa in tempo reale mediante la Rete è anche vero che tutti i prodotti devono essere consegnati materialmente e rapidamente. Perciò sono indispensabili le reti e le basi nei quali circolano i beni di ogni genere.
In questi anni sono crollati i bandi di gara delle opere pubbliche a seguito della dissennata conduzione di Crocetta, e con essi è crollata l’occupazione provocando l’aumento enorme dei disoccupati arrivati a 387 mila (Istat , giugno 2017).
 
Per realizzare un programma quinquennale che faccia aumentare di una decina di miliardi il Pil siciliano, con un incremento di oltre il 2% per anno, bisogna muovere tutte le leve possibili.
Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha dichiarato pubblicamente che nell’area di corso dei Martiri il Comune rilascerà tutte le autorizzazioni in sette giorni. Vorremmo che il presidente Musumeci dichiarasse altrettanto pubblicamente che la Regione rilascerà qualunque autorizzazione non in sette giorni ma entro un termine massimo di 70 giorni, pena la destituzione dei dirigenti responsabili dei procedimenti.
La celerità di rilascio di autorizzazioni da parte della Regione è elemento determinante perché il piano di aumento del Pil di dieci punti in cinque anni sia realizzabile.
Bisogna ridare valore al tempo e condizionare eventuali premi a dirigenti e dipendenti alla realizzazione degli obiettivi che Musumeci fisserà nei tempi previsti.
Il prossimo quinquennio è decisivo perché il mondo si trova in una fase in cui vi è una forte accelerazione dell’economia e dello sviluppo. Questo momento va sfruttato o si resterà esclusi. E questo la Sicilia non se lo può permettere.

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