Ufficio di presidenza Ars: la casta della casta - QdS

Ufficio di presidenza Ars: la casta della casta

Raffaella Pessina

Ufficio di presidenza Ars: la casta della casta

mercoledì 20 Dicembre 2017

I privilegi di chi ne diventa parte vanno dall’uso dei locali alle auto blu. A carico dei contribuenti costi aggiuntivi pari a 200mila euro

PALERMO – In questi giorni il nuovo Parlamento regionale è impegnato ad eleggere il proprio Consiglio di presidenza, composto da 11 membri: oltre al Presidente, vi sono due vice presidenti, che sono già stati eletti. Si tratta di Roberto Di Mauro (Mpa) e di Giancarlo Cancelleri (Movimento Cinquestelle). Oggi sarà la volta dei tre deputati questori e dei cinque deputati segretari.
 
Grande aspettativa serpeggia tra i gruppi parlamentari, perché ciascun deputato anela ad essere inserito nel Consiglio di Presidenza. Il motivo è presto spiegato: molti sono infatti i privilegi concessi a chi ne diventa componente. Una casta nella casta. A cominciare dai locali di cui possono disporre all’interno del Palazzo dei Normanni. In alcuni casi si tratta di veri e propri appartamenti, eleganti con sala d’attesa, e stanza per il personale di servizio. La maggior parte è ubicata in luoghi dove si respira la storia di chi vi ha abitato nei tempi passati. Obiettivamente il Palazzo potrebbe essere trasformato in un vero e proprio museo, invece di essere fruibile solo in minima parte al pubblico. E la politica potrebbe agevolmente trasferirsi in altri luoghi più moderni e forse più consoni.
 
Tornando ai privilegi concessi a coloro che arrivano a conquistare una poltrona del Consiglio di presidenza, questi sono gli importi lordi che vengono assegnati, in più oltre agli 11 mila euro lordi al mese come compenso per fare il deputato: il Presidente percepisce 2.700 euro lordi ogni mese, i due vice Presidenti 1.800 euro ciascuno, i tre deputati questori 1.622,45 ciascuno, i cinque deputati segretari 1.159,14 ciascuno per un totale di 16.963,05 al mese per il solo Consiglio di presidenza, più di 200 mila euro lordi l’anno. Oltre ai locali e al denaro gli 11 componenti possono beneficiare di un’altra serie di privilegi che vanno dalla cosiddetta “auto blu” e la possibilità di utilizzare di un budget non quantificato per servirsi dei consulenti esterni, fino a sette unità.

Altra norma a loro favore riguarda la presenza in Aula. Una norma interna garantisce a tutti coloro che ricoprono un incarico oltre a quello di deputato “semplice”, la presenza automatica a Sala D’Ercole, anche in caso di assenza fisica. Ecco che così il resoconto trimestrale delle presenze in Aula, pubblicato sul sito ufficiale dell’Ars, risulta “inquinato” da queste presenze automatiche.
Intanto, a proposito di costi della politica in questi giorni l’ex Presidente Ardizzone ha tenuto a precisare di avere operato molti tagli in questi cinque anni di duro governo a Palazzo dei Normanni. “Lascio un Parlamento con i conti in regola. E mi auguro che non ci siano retromarce sui tagli che abbiamo fatto negli ultimi anni”, aveva detto di recente Ardizzone. “Abbiamo tagliato costi per 77 milioni in cinque anni. Quattordici in meno per la politica, 63 in meno per i dipendenti. È un’Ars più credibile rispetto al passato”.

Il grillino Cancelleri, che ha conquistato la vice presidenza ha fatto sapere che manterrà le promesse fatte in campagna elettorale di abolire i vitalizi e dimezzare gli stipendi dei deputati regionali. Appena eletto, Cancelleri ha così commentato: “Con me entrano in Consiglio di presidenza dell’Ars i 722.555 che hanno dato fiducia al Movimento 5 Stelle. Per noi è importante entrare in quell’ufficio perché il Consiglio di Presidenza gestisce anche i vitalizi, gli stipendi dei deputati regionali, il luogo dove in sostanza si decidono tutte le spese che rendono questo parlamento il più costoso d’Italia”. Ed ha aggiunto “In quelle stanze porteremo la battaglia dell’abolizione dei vitalizi dei deputati, per ridarli ai cittadini. Oltre 17 milioni di euro ogni anno che sono il più grande schiaffo morale a tutti quei cittadini che si alzano al mattino per racimolare uno stipendio che molto spesso non basta per arrivare neanche a fine mese”.

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