Piccoli Comuni: crescita o morte - QdS

Piccoli Comuni: crescita o morte

Rosario Battiato

Piccoli Comuni: crescita o morte

venerdì 22 Dicembre 2017

Sfruttare il Fondo messo a disposizione dalla Legge 158/2017 per il sostegno e la valorizzazione dei centri minori. Centri storici e infrastrutture sono i due pilastri per favorire lo sviluppo

PALERMO – C’è una grande domanda che. sia a livello locale che nazionale, attende risposta da decenni: cosa fare dei piccoli comuni?
 
Il dibattito va avanti da tempo, incurante delle conseguenze dell’inazione su quelle realtà di dimensioni contenute che, intanto, continuavano a svuotarsi. Ci sono stati i tentativi soft di accorpamento, tramite unione o con la semplice condivisione dei servizi, che non sempre hanno portato risultati straordinari a causa della complessiva di alcune norme; oppure altre ipotesi ben più severe che prevedevano, tra le altre cose, l’obbligatorietà della fusione, seppur sempre prorogata. Non sono andate a buon fine nemmeno le proposte estemporanee di vendita degli immobili a cifre simboliche in cambio di investimenti nelle abitazioni, che hanno visto numerosi esperimenti in Sicilia, anche per i comuni più grandi.
 
Nel corso di queste ipotesi di salvataggio, però, la situazione non è migliorata. Al contrario, l’immobilismo ha creato conseguenze che rischiano di produrre danni a dir poco devastanti sulle realtà di cui stiamo parlando. Per comprendere meglio la questione, è sufficiente ricordare come molti di questi centri abbiano tassi di natalità prossimi allo zero e registrano contestualmente una costante fuga delle giovani generazioni. È la dura legge dello spopolamento, che senza una drastica inversione di tendenza rischia di dar vita a vere e proprie città fantasma.
Ora, le speranze sono affidate alla nuova Legge 158/2017. Ma la strada non è tutta in discesa.
 
1. I passaggi più importanti della Legge nazionale
 
Si chiama “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni” ed è stata pubblicata sulla Guri n.256 del 2 novembre scorso. La legge 6 ottobre 2017, n.158, è entrata in vigore lo scorso 17 novembre e prevede una serie di misure per agevolare i piccoli centri (fino ai 5 mila abitanti) e, quindi, le attività produttive e il sistema dei servizi essenziali, così da contrastare lo spopolamento e incentivare l’afflusso turistico.
In attesa di conoscere nel dettaglio i decreti attuativi, che daranno sostanza alla legge, ci sono già alcuni punti di riferimento da prendere in considerazione. In primo piano il Fondo per lo sviluppo strutturale e sociale, con una dotazione complessiva da 100 milioni di euro per finanziare investimenti (10 mln nel 2017 e 15 mln per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023), il recupero dei centri storici e di altri siti dismessi (anche in collaborazione con le diocesi), l’inserimento nel piano per la banda ultralarga, anche per quelle aree che non costituiscono interesse da parte degli operatori, e poi una serie di offerte per la stampa quotidiana, i prodotti a chilometro zero, la promozione cinematografica e i trasporti, l’istruzione nelle aree rurali e montane e l’istituzione di centri multifunzionali per fornire servizi.
 
2. Associazionismo o convenzioni In Sicilia tutto è ancora fermo
 
Altrove la necessità di condividere alcuni servizi e ridurre le spese si è concretizzata con il Decreto legge n. 78 del 2010 (convertito nella legge 30 luglio 2010, n.122) e rafforzata con l’approvazione della Legge n. 56 del 2014. Ma la possibilità è presente già dai primi anni duemila: si può scegliere tra l’associazionismo, che offre le due opzioni di fusione (trasformazione di Comuni in un nuovo Ente con cessazione degli organi) e unione (nuovo Ente che mantiene operativi i singoli Comuni), oppure la convezione (accordi al fine di svolgere in maniera coordinate determinate funzioni e servizi). Da circa due anni (articolo 41 della lr n.15/2015) in Sicilia è vietato ai Comuni di costituire nuove entità, comunque denominate, inclusi gli organismi agli articoli 31 (Consorzi) e 32 (Unioni di Comuni) del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per l’esercizio associato di funzioni, fatte salve quelle previste per legge nonché le convenzioni per l’espletamento di servizi
Nel corso degli ultimi due decenni, in Italia si sono registrate 535 Unioni (47 per 172 Enti in Sicilia), e 141 referendum per la fusione (zero in Sicilia) col coinvolgimento di 402 comuni e di 1,5 milioni di persone (dati Ancitel, società di servizi per i comuni dell’Anci). Nessuno di questi si è registrato in Sicilia. Dalla fusione dei piccoli comuni isolani (206 in tutto, fonte Istat), secondo una stima, deriverebbero circa 70 milioni di euro di risparmi.
 
3. Nel Fondo 100 mln di € per il periodo 2017/2023
 
In attesa dei decreti attuativi, la nuova legge ha comunque fissato dei riferimenti interessanti e su cui i sindaci stanno già iniziando a lavorare.
Primo fra tutti, occorre senz’altro segnalare il Fondo per i piccoli Comuni, che avrà una dotazione di 100 milioni di euro (2017-2023) per finanziare “investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali – si legge nel testo del provvedimento sulla Guri – alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività produttive”.
C’è attesa per il decreto del presidente del Consiglio che dovrà predisporre un Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni per assegnare delle priorità di investimento e tutti i dettagli necessari e i criteri per “le modalità per la presentazione dei progetti da parte delle amministrazioni comunali, nonché quelle per la selezione, attraverso bandi pubblici”.
Priorità sarà garantita al finanziamento degli interventi proposti da “comuni istituiti a seguito di fusione o appartenenti a unioni di Comuni”.
Attesa da parte di tutti gli interessati, quindi, nella speranza che la burocrazia non rallenti tutto fino a bloccare questo vento di cambiamento.
 
4. Recupero dei centri storici e spinta sugli alberghi diffusi
 
Sono molteplici gli strumenti messi in campo dalla nuova legge per rivitalizzare i piccoli comuni. Una bella prospettiva, da tempo invocata dai sindaci dei territori interessati, che adesso aspetta soltanto l’effettiva applicazione.
Tra i punti da segnalare c’è soprattutto l’articolo 4, il quale è dedicato al recupero e alla riqualificazione dei centri storici e alla promozione di alberghi diffusi (le cui componenti sono dislocate in immobili diversi, che si trovano all’interno dello stesso nucleo urbano). In tal senso, avvalendosi anche delle risorse del Fondo, i Comuni possono individuare zone di particolare pregio per realizzare interventi integrati pubblici e privati per la riqualificazione urbana o promuovere la realizzazione di alberghi diffusi. Le Regioni possono inoltre prevedere forme di indirizzo e coordinamento per il recupero e la riqualificazione dei centri storici.
Sempre tramite il Fondo, c’è la possibilità di procedere all’acquisto e alla riqualificazione di immobili in abbandono, ma anche di case cantoniere per la realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali.
Possibilità, inoltre, di procedere a convenzioni con Diocesi della Chiesa cattolica e con altre confessioni religiose per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari.
 
5. Gite scolastiche dedicate alla scoperta del territorio
 
È stato firmato nei giorni scorsi il protocollo d’intesa “Per un turismo scolastico nei Borghi italiani”. L’obiettivo dei soggetti coinvolti in questo documento, cioè il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, e l’Associazione nazionale Comuni italiani, è quello di operare congiuntamente e in modo coordinato al fine di “promuovere presso le scuole di ogni ordine e grado – si legge nel testo della convenzione da poco siglata – la conoscenza dei borghi situati nel territorio nazionale e favorire le visite di istruzione e le uscite didattiche nei medesimi”.
Le azioni da intraprendere fanno riferimento a occasioni di conoscenza diretta del patrimonio tramite la visita dei piccoli centri storici presenti sul territorio nazionale e alla diffusione di “strumenti di informazione funzionali e finalizzati alla costruzione e alla scelta di visite di istruzione che affianchino esperienze formative alternative alle più tradizionali offerte culturali e turistiche presenti sul territorio”.
Il ministero dei Beni e delle Attività culturali, in questo senso, favorirà la costruzione di un gruppo di lavoro dedicato alla promozione dei viaggi di istruzione nei borghi italiani, che dunque avranno una maggiore opportunità di rinascita proprio grazie all’apporto fornito dalle nuove generazioni.
 
6. La tesi di AnciSicilia: “Occorre fare sistema”
 
Mario Emanuele Alvano è segretario generale di AnciSicilia.
Cosa vi aspettate dal nuovo assessore regionale Bernadette Grasso?
“Bisognerà partire da un adeguato utilizzo dell’ordinamento speciale per evitare paradossi, come il blocco della possibilità di costituire la gestione associata delle funzioni fondamentali tra i Comuni, anche se l’obbligo nazionale previsto dalla legge è andato di proroga in proroga (la settima, scadenza 31 dicembre 2017, nda). È importante allineare la normativa regionale a quella nazionale, laddove questo allineamento sia utile”.
Si riferisce anche alla nuova legge nazionale?
“Non basta fare la norma e aspettarsi miracoli. L’abbiamo visto con le gestioni associate obbligatorie, una legge peraltro non ancora completamente applicata, anche se ha fatto scattare dei meccanismi utili. Ci sono opportunità di natura finanziaria, ma occorre darle attuazione e cercare di fare sistema anche a livello regionale, con interventi che possano accompagnare quello che già si sta facendo a livello nazionale. Siamo in attesa del decreto attuativo, ma c’è il rischio che possa slittare tutto alla prossima legislatura e in questo senso saremo vigili”.
Per la Sicilia è una grande occasione…
“Il segnale della nuova legge è positivo. I piccoli centri isolani potrebbero diventare una fonte inesauribile.

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