Green economy e industria blu - QdS

Green economy e industria blu

Carlo Alberto Tregua

Green economy e industria blu

venerdì 08 Gennaio 2010

Camelina e Jatropha per la Sicilia

La Klm ha cominciato a fare uso di carburanti verdi nel trasporto aereo. Un’erba trasformata in biokerosene che fa volare gli aerei. L’erba si chiama Camelina sativa, una pianta a germinazione spontanea che cresce intorno ai campi di grano dell’Europa meridionale, ma non in Sicilia. Alla Camelina si associa la Jatropha che invece si coltiva in Sicilia, un arbusto sub tropicale dall’Africa. Oltre alla Klm, usano i bio kerosene miscelato anche Virgin e Japan Airlines.
Si tratta di un mercato totalmente nuovo che ha un potenziale d’affari di 200 miliardi di dollari, ovverossia una produzione di circa 300 miliardi di litri a 66 centesimi cadauno.
Le direttive Ue stabiliscono che entro il 2012 tutti i voli che atterrano e decollano dagli aeroporti dovranno pagare una forte tassa per compensare le loro emissioni di anidride carbonica. Se useranno i bio-Spk (Synthetic paraffinic kerosene), che sono considerati combustibili a impatto zero, risparmieranno tale tassa.

Barack Obama ha impostato la sua campagna elettorale sulla Green economy. Dovrà convincere il settore industriale ad effettuare gli opportuni investimenti, per trasformare gli impianti esistenti e istituirne di nuovi, in modo da arrivare entro il 2020 al 25% di energia da fonte rinnovabile.
La Sicilia non può pensare di schiodarsi dal 5,2% del Pil nazionale, per passare all’8%, senza mettere in campo grandi progetti. Progetti basati sulla produzione della bio-energia, sui risparmi energetici, sull’uso industriale dei rifiuti, sull’industria blu (turismo) e sul Piano regionale delle infrastrutture. Se dal 5,2% di Pil togliamo quello riguardante le raffinerie, la vera e propria ricchezza prodotta in Sicilia, o quasi, si dimezza. Questo stato di cose non è più accettabile.
Del Piano regionale vegetale-energetico abbiamo più volte scritto. Abbiamo dato notizia che la Regione ha autorizzato l’impianto di produzione di bio-carburante della Ecoil a Priolo, il quale utilizza la Jatropha, cui prima si accennava. Sarebbe opportuno che anche le altre raffinerie modificassero gli impianti in modo da utilizzare parzialmente materia prima vegetale e non petrolio.

 
L’altro filone su cui la Regione dovrebbe indirizzarsi è quello dell’industria blu, nel quale potrebbero trovare sfogo decine di migliaia di disoccupati, opportunamente ri-formate e capaci di essere utilizzati nei servizi turistici.
Nello scenario mondiale, il Mediterraneo è uno dei pochissimi laghi dove l’acqua bacia dolcemente le coste. Un clima come quello caraibico e l’altro dell’Estremo Oriente, per esempio le Maldive. In tutte le altre parti del mondo, gli oceani scaraventano sulle spiagge onde alte diversi metri. Non vi è quindi l’ambiente idoneo per un’attività balneare, come quella che si può svolgere nel nostro mare.
Ma, a differenza delle altre due aree citate, la Sicilia possiede un quarto di tutti i beni archeologici del mondo ed inoltre perle come Taormina, le Isole Eolie, Pelagie e Pantelleria. Vi sono inoltre catalogati ben 828 borghi che, opportunamente ristrutturati, darebbero lavoro a migliaia di persone ed attirerebbero turisti d’ogni parte d’Europa.

Se sommiamo la manodopera per il Piano vegetale regionale, nel quale potrebbero essere impiegati i 28 mila forestali in un’attività produttiva, a quella occorrente per il Piano delle infrastrutture, all’industria blu e per l’energia (fotovoltaico in prima battuta) troverebbero lavoro qualificato 100 mila siciliani, cui si potrebbero aggiungere quelli da adibire al terziario avanzato e alla distribuzione in franchising.
Un’ultima annotazione riguarda la diatriba tra l’assessore alle Attività produttive, Marco Venturi, e l’imprenditore Salvatore Moncada. Quest’ultimo, piccato perché non ha ricevuto le autorizzazioni relative all’eolico, ha comunicato che non dragherà il porto di Porto Empedocle, opera prevista per una spesa di 2,5 milioni di euro. Se è così, bene ha fatto l’assessore a negargli l’autorizzazione, perché la Sicilia non ha più bisogno di pale che hanno reso orrido il paesaggio.
Sarebbe opportuno che, in un clima di totale trasparenza, l’assessore dicesse con ulteriore chiarezza le ragioni dello scontro, per ora verbale. In Sicilia, i furbi non si tollerano più e vanno messi all’angolo.

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