Accordo Italia-Canada, spazio all'agroalimentare della Sicilia - QdS

Accordo Italia-Canada, spazio all’agroalimentare della Sicilia

Chiara Borzi

Accordo Italia-Canada, spazio all’agroalimentare della Sicilia

sabato 23 Dicembre 2017

Nonostante il Ceta preveda il libero scambio, i protocolli da rispettare sono stringenti e a senso unico. Grano, arance rosse e pomodori sono le tre produzioni agricole dell’Isola scelte

CATANIA – Pur trattandosi di un accordo di libero scambio tra Italia e Canada il Ceta fa storcere il naso a parecchi. Il patto è entrato provvisoriamente in vigore giorno 21 settembre, ma il Senato ha preferito far slittare la ratifica per paura che l’argomento entri, addirittura, tra quelli di campagna elettorale. Le proteste verso il Ceta sono iniziare prima dell’accoglimento del trattato in Italia e sono continuate successivamente, fino a trovare addirittura la ferma opposizione di piccoli comuni italiani (per la maggior parte toscani) oltre che delle associazioni di categoria. In Sicilia si è schierato contro il Comune di Nicosia (En).
 
Il Ceta è stato approvato dal Parlamento Europeo già a febbraio del 2017 (408 favorevoli, 254 contrari) con l’invito rivolto agli Stati membri da parte dell’ex presidente Jean-Claude Juncker di “effettuare un’approfondita discussione a livello nazionale che coinvolga tutte le parti interessate nel contesto del processo nazionale di ratifica dell’accordo”. Le parole di Juncker sono state accolte in Italia, il Ceta è arrivato in Senato e ha avuto un primo parere favorevole, senza però trovare la stessa “accoglienza” in Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori e FairWatch. Tema più grave e coinvolge la Sicilia è legato alla legittimità del glifosato, pesticida utilizzato nella produzione di grano, dunque della pasta.
 
Stiamo combattendo una guerra durissima per salvaguardare il nostro grano praticamente svenduto, per le nostre denominazioni che tutelano, valorizzano e identificano interi territori – ha commentato il presidente Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri – . Non vogliamo mangiare grano al glifosato. Anche un solo grammo di pane e pasta impastato con questo prodotto mina un parte della nostra economia e non solo. Perché dobbiamo importare grano da migliaia di chilometri quando abbiamo eccellenze straordinarie pressoché esenti da micotossine? E’ una guerra che dobbiamo vincere con l’aiuto di tutte le amministratori, con tutti i consumatori e questo rinvio fortifica le nostre azioni”. Se il grano siciliano è già a rischio, le opportunità di esportazioni in Canada potrebbero essere rosee per il pomodorino di Pachino, l’arancia Rossa di Sicilia e il cappero di Pantelleria.
Nella “battaglia rossa” tra pomodori d’eccellenza l’igp proveniente dalla Sicilia orientale è stato preferito al pomodoro di San Marzano, un fatto che ha scatenato l’ira del Consorzio del Pomodoro di San Marzano dop. Bene per la preferenza, dunque, ma la commercializzazione del pomodorino di Pachino in Canada è vincolata (a differenza che col glifosato) al rispetto di alcuni accorgimenti riguardanti alcuni trattamenti contro le fitopatie. L’Italia rientra tra gli stati colpita dalla Tuta absoluta, motivo per cui i produttori devono fornire un documento in cui dichiarano il tipo di trattamento utilizzato per combatterla, prima della vendita.
Lo stesso vincolo potrebbe valere per le arance Rosse di Sicilia, anch’esse – come anticipato – rientrate nella scelta siciliana del Ceta. “Tutte le nuove occasioni per commercializzare il nostro prodotto sono ben liete – ha dichiarato il presidente di Confragricoltura Catania Giovanni Salvaggi – ma dobbiamo capire quali saranno le condizioni che caratterizzeranno l’esportazione. Dai protocolli sulle tempistiche – ha spiegato Selvaggi – perché l’arancia rossa rischia il deperimento a fronte di tragitti lunghi e soprattutto ai trattamenti contro le fitopatie, che dovrebbero essere fatti prima del viaggio”.

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