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Catania – Emergenza abitativa in città tra burocrazia e scarse risorse

Melania Tanteri

Catania – Emergenza abitativa in città tra burocrazia e scarse risorse

giovedì 28 Dicembre 2017

Giusi Milazzo (Sunia Cgil): “Superare la logica degli interventi tampone”

CATANIA – A Catania mancano gli alloggi. La protesta in Cattedrale ha riacceso i riflettori sul disagio abitativo, diventato negli ultimi anni vera emergenza. Le decine di famiglie senza un tetto che da settimane stanno dormendo all’interno del Duomo di Catania hanno di fatto evidenziato come il problema in città sia sempre più sentito e come, di fronte alle ristrettezze economiche del Comune, occorra trovare differenti soluzioni per risolvere una vera e propria piaga sociale.
 
Mentre l’amministrazione tenta di trovare un alloggio ai cittadini in protesta in piazza Duomo – l’Ufficio relazioni con il pubblico di Palazzo degli Elefanti ha ascoltato le diverse esigenze dei manifestanti, avviando una sorta di ricognizione per individuare potenziali alloggi – il Sunia, il sindacato degli inquilini della Cgil, ha individuato alcune azioni per recuperare qualche alloggio esistente ma non completato.
 
“È urgente ripristinare il ‘tavolo sulle politiche abitative’ in città come Catania – ha affermato l’esponente del sindacato Giusi Milazzo – non solo per affrontare il tema del disagio abitativo ma anche per definire i tempi dei progetti avviati, a partire dalla riqualificazione del palazzo di cemento e dalla realizzazione dei 144 alloggi nelle due torri di viale san Teodoro e di via Biagio Pecorino”.
 
La segretaria del Sunia di Catania, Giusi Milazzo, fa riferimento alla relazione finale della commissione parlamentare sulla condizione di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, evidenziando alcuni aspetti validi anche per Catania.
“Tra le molte cose interessanti emerse nella relazione – ha spiegato – c’è sicuramente la consapevolezza di dover intervenire sul patrimonio abitativo pubblico allocato per la gran parte nelle zone periferiche e contro il relativo degrado. È stata anche segnalata l’urgenza di ritornare ad occuparsi di politiche abitative”.
 
“Noi lo sosteniamo da tempo e chiediamo di superare la logica degli interventi tampone, che di certo non affrontano alla radice il disagio abitativo diffuso nel Paese e anche nel nostro territorio”.
La Milazzo ha sottolineato anche come, al di là della mancanza degli alloggi, sia la lentezza della burocrazia e l’immobilismo delle istituzioni ad aggravare la situazione. “Ad esempio – sottolinea – la Regione potrebbe investire i circa 200 milioni degli ex Fondi Gescal che al momento non sono utilizzati e destinarli proprio all’edilizia popolare. Potrebbero essere utilizzati – ha concluso – per recuperare, per esempio, i palazzi vuoti esistenti”.
 
Anche il Comune potrebbe fare molto, per il Sunia, a partire dal fatto di velocizzare le procedure. “All’assessore al Welfare, Fortunto Parisi – ha evidenziato – abbiamo chiesto di riattivare il tavolo delle politiche abitative che servirebbe proprio a verificare i programmi a monitorarli. Ci sono tante possibilità per poter fare fronte all’emergenza – prosegue – come i 60 milioni dei fondi Pon metro destinati a progetti abitativi. Sono stati individuati 144 alloggi a Librino – ha concluso – e noi chiediamo di sapere a che punto sia la situazione”.

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