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La politica è competenza frutto di studi ed esperienza

Carlo Alberto Tregua

La politica è competenza frutto di studi ed esperienza

venerdì 29 Dicembre 2017

Campagna elettorale riaperta

La campagna elettorale, come da decreto firmato ieri dal Presidente della Repubblica, è di fatto aperta. Il Governo, per conseguenza, dovrà fissare la data delle elezioni, probabilmente il 4 marzo.
Restano meno di 60 giorni effettivi perché i tre poli (del Centrodestra, del Centrosinistra e del M5S) spieghino ai cittadini i loro programmi. Vedremo se gli elettori vi crederanno. Tutto si gioca sulla credibilità di chi fa promesse che in passato non ha mantenuto.
Dal 1994 ad oggi si sono alternati al governo del Paese il Centrodestra e il Centrosinistra con il risultato che esso si trova in coda ai partner europei più avanzati.
Il Movimento 5 Stelle, fino ad oggi, non ha potuto dare prova di capacità governative, salvo che in alcune città ove gli amministratori pentastellati sono stati bocciati dai fatti.
Nonostante ciò, secondo gli ultimi sondaggi, l’M5S è il primo partito con il 29% delle intenzioni di voto. Eppure con questa percentuale non potrebbe governare.
 
Frattanto il Presidente della Repubblica chiederà al governo Gentiloni di restare in carica fino alla prima riunione delle Camere che dovrà avvenire entro 20 giorni dalla data delle elezioni e cioè il 24 marzo.
Dopo le rituali consultazioni, dalle quali probabilmente risulterà che nessuna maggioranza è possibile, salvo forse un Renzusconi, Gentiloni resterà in carica per tutto il periodo che decorrerà per ritornare alle urne, in ottobre del 2018 o addirittura a marzo del 2019.
Chi vivrà vedrà. Ma intanto Berlusconi batte il tasto dei politici senza mestiere e senza professione, di gente che tenta di arrivare in Parlamento perché non ha altro modo per sbarcare il lunario. Sottintende Berlusconi che tali candidati non abbiano fatto alcuna scuola politica, né università e quindi la loro credibilità come possibili governanti è pressoché inesistente.
Questo Partito democratico e il suo segretario Matteo Renzi sono in continua discesa avendo toccato la soglia minima del 23%. Probabilmente da qui in avanti i consensi risaliranno, dopo l’emorragia della scissione a sinistra, se il segretario saprà rendersi credibile e se verrà creduto dagli elettori.
Luigi Di Maio, faccia pulita, discreto comunicatore che inciampa nei congiuntivi (ma è così giovane e si può scusarlo perché non ha fatto molti studi) è stato abbandonato da Alessandro Di Battista, invece laureato, il quale supponendo una successiva tornata elettorale, come indicato sopra, in caso di fallimento del suo esimio collega sarà pronto a candidarsi alla Presidenza del Consiglio.
Da questa campagna elettorale vi è il trucco di inserire il proprio nome nel simbolo (Berlusconi in Forza Italia, Salvini in Lega, Meloni in Fratelli d’Italia, Grasso in Liberi e uguali, Di Maio in M5S, ad eccezione del Pd che non lo ha fatto), un artificio che la legge elettorale vigente, il Rosatellum, non prevede.
L’ennesimo stratagemma per ingannare gli elettori e nascondere loro che da questa tornata elettorale non usciranno Governo e maggioranza per i prossimi cinque anni. Ma i cittadini non sono stupidi. Per cui è facile prevedere che l’affluenza alle urne sarà inferiore a quella del 2013, quando si stabilizzò al 75%.
 
In Parlamento vi saranno 630 deputati, 320 senatori, di cui cinque a vita (Giorgio Napolitano, Mario Monti, Claudio Abbado, Renzo Piano, Elena Cattaneo). Di essi saremo curiosi di scoprire quanti hanno fatto la dichiarazione dei redditi e, all’interno, quale sarà stato il loro reddito dichiarato, depurato dalle indennità parlamentari per i rieletti.
Il parametro del reddito fiscale del cittadino non è ancora entrato nell’Opinione pubblica, come avviene negli Stati Uniti dove addirittura vi sono cittadini che comunicano con orgoglio quale sia il loro reddito fiscale e le relative imposte che pagano.
Invece da noi avviene tutto il contrario. Ma è giunto il momento in cui qualunque persona che si proponga ai cittadini per ricoprire una carica istituzionale di qualunque livello, oltre a declinare i propri dati anagrafici dovrebbe indicare l’ammontare del proprio reddito fiscale degli ultimi 5 anni.
Solo così i cittadini potrebbero capire chi nella vita è valso e chi è stato nullità. Per traslazione, diventerebbe una nullità politica. Dio ce ne scampi!

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