Competitività, Sicilia ai margini d'Europa - QdS

Competitività, Sicilia ai margini d’Europa

Rosario Battiato

Competitività, Sicilia ai margini d’Europa

mercoledì 03 Gennaio 2018

Pubblicato il Check Up Mezzogiorno di dicembre elaborato da Confindustria e Srm, sull’indice sintetico dell’economia. L’Isola è l’ultima delle regioni italiane e tra le peggiori dell’intera area comunitaria. Al top c'è Londra

PALERMO – Nel 2016, per il terzo anno di fila, l’indice sintetico dell’economia meridionale ha segnato una tendenza positiva, anche se sono ancora distanti i valori precrisi. Inoltre, il divario col resto d’Europa è ancora ampio e tutto da sanare, così come dimostrato dall’indice di competitività regionale, che ha visto la Sicilia all’ultimo posto tra le regioni italiane e nel blocco finale della classifica delle regioni europee. Questo e molto altro è stato diffuso nei giorni scorsi all’interno del Check Up Mezzogiorno di dicembre, lo studio elaborato da Confindustria e Srm, Studi e ricerche per il mezzogiorno.
 
Per calcolare l’indice di competitività regionale, Confindustria e Srm hanno utilizzato i numeri forniti dalla Commissione europea, aggiornati al 2016. Nel complesso sono stati analizzati ben 74 indicatori che fanno riferimento a tre grandi ambiti: condizioni di base, efficienza e innovazione. All’interno di questi tre capitoli principali, si rintracciano di fatto altri “pilastri” che il report di Srm ha messo in evidenza: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, salute e istruzione di base, per l’ambito delle “condizioni di base”, istruzione superiore, formazione e apprendimento permanente, efficienza del mercato del lavoro e dimensioni del mercato, per l’ambito dell’“efficienza”, innovazione, preparazione tecnologica, articolazione del contesto economico e produttivo e livello di innovazione, per l’ambito relativo all’“innovazione”.

Per calcolare l’indicatore sintetico che deriva dagli indicatori settoriali, questi ultimi vengono pesati sulla base del livello di Pil pro capite. “In particolare – si legge nel rapporto – per le Regioni con Pil pro capite più elevato gli indicatori relativi all’innovazione contano relativamente di più, viceversa gli indicatori riconducibili alle condizioni di base ‘pesano’ di più nella determinazione dell’indice sintetico nel caso di regioni con livelli di sviluppo inferiori”.

Nel complesso tutte le regioni italiane hanno fatto registrare dei livelli di competitività molto bassi, quindi non si piazzano tra le regioni europee più avanzate. La migliore delle italiane, sulla base di una graduatoria che prende in considerazioni 263 regioni europee, è la Lombardia, che si posiziona soltanto al numero 143, davanti alla Provincia autonoma di Trento, al numero 153, e al Lazio (156). Abbastanza male tutte le altre, con numeri particolarmente negativi per le regioni meridionali: Puglia, Calabria e Sicilia si collocano rispettivamente alla posizione numero 233, 235 e 237. L’Isola, in particolare, è a circa cento posizioni dalla migliore delle italiane.

Le prime posizioni sono occupate da Londra (valore pari a 100), Utrecht (97,6) e Stoccolma (97,2), che staccano la Lombardia (52,3), prima delle italiane, di circa cinquanta punti. La Sicilia è l’ultima delle italiane (15,3) e registra un valore che è quasi un decimo dell’area londinese e circa un terzo del top nazionale. La Sicilia registra i valori più bassi per istituzioni (16), infrastrutture (12,8) ed efficienza mercato del lavoro (10,3).
 
Il bilancio è particolarmente negativo in tutto il Meridione: “tranne alcune eccezioni (es. indicatori relativi alla salute relativamente alti in tutte le regioni, o quello relativo alle infrastrutture abbastanza alto in Campania), i valori fatti registrare dalle regioni del Sud sono mediamente bassi per tutti gli 11 pilastri considerati ed, in particolare, per quelli attinenti all’efficienza del mercato del lavoro”.

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