Non è una Sicilia per startupper - QdS

Non è una Sicilia per startupper

Rosario Battiato

Non è una Sicilia per startupper

giovedì 11 Gennaio 2018

Il programma “Italia Startup Visa” agevola gli imprenditori stranieri a investire in Italia ma nessuno sceglie la nostra Isola. Sono 158 i detentori del visto per l’avvio di una startup innovativa nel Belpaese: preferita la Lombardia

PALERMO – Il ministero dello Sviluppo economico ha definito il 2017 come un “anno record” per Italia Startup Visa, il programma che mira a favorire l’attrazione di imprenditori innovativi da tutto il mondo per la costituzione di nuove startup innovative. Toni trionfalistici che non si adattano alla Sicilia che risulta essere tra le poche regioni italiane a non ingolosire gli startupper stranieri.
 
Lo scorso anno ha fatto registrare l’invio di ben 155 candidature, un dato – spiegano dal Mise – che ha eguagliato “la performance registrata nei due anni e mezzo precedenti di operatività del programma, il cui avvio risale al giugno del 2014”. L’ultimo trimestre del 2017, in particolare, ha consentito di portare l’ammontare complessivo oltre quota 300 (316). Considerando il biennio 2016-2017, la crescita anno su anno è di oltre il 50%. I destinatari di nulla osta sono stati complessivamente 176, ma di questi 16 hanno comunicato di aver rinunciato e pertanto sono rimasti 158 detentori di visto startup.
 
Sono ben 39 i Paesi di provenienza candidati – si sono aggiunti anche Azerbaigian, Bangladesh e Colombia – anche se sono sempre Cina e Russia a dominare la classifica del numero di candidature ricevute (rispettivamente 88 e 62) con un tasso di approvazione discretamente alto (36 per la Cina e ben 53 per la Russia) e abbastanza in linea col dato medio (55%). Seguono, a una certa distanza, Stati Uniti, Pakistan, Iran, Ucraina e India.
 
Attualmente – spiegano dal Mise – ci sono “21 innovative costituite da beneficiari del visto startup, attive in vari settori, quali moda, turismo e sviluppo di software e altre 15 startup destinatarie di candidature finalizzate all’ingresso di nuovi soci non Ue per l’apporto di un contributo imprenditoriale e finanziario, secondo le modalità previste dalle Linee Guida del programma”.
 
L’aspetto più interessante è certamente l’intenzione espressa dai detentori di visto startup in merito alla collocazione geografica che ha interessato 34 province e 16 regioni diverse. Tra queste non figura la Sicilia, scartata dagli stranieri che hanno evidentemente preferito realtà più strutturate dal punto di vista infrastrutturale: non è un caso che in cima alle richieste ci sia la Lombardia (61), seguita dal Veneto (24) e dal Lazio (23). La prima delle meridionali è la Puglia (4), mentre tra le province domina Milano (40), seguita da Roma (23) e Treviso (12).
 
Del resto anche il quadro relativo alla presenza delle startup innovative costituite da italiani, realizzato dal ministero dello Sviluppo economico nella relazione annuale dedicata (dati aggiornati al giugno 2017), posiziona la Sicilia al settimo posto nazionale, dietro le big come Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto, ma anche alle spalle di un’altra meridionale come la Campania. Da considerare che in Sicilia sono registrate appena 369 startup innovative, il 5% del totale nazionale, che è praticamente quanto realizzato dalle piccole Marche (343 startup, 4,6% del totale). Un sistema che non è ancora ben piantato e lo conferma il dato relativo alla quota di startup innovative sul totale delle società di capitali attive nell’Isola: è soltanto lo 0,67%, tredicesimo indice tra le regioni.

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