Argomentare e conversare per amalgamare il gruppo - QdS

Argomentare e conversare per amalgamare il gruppo

Carlo Alberto Tregua

Argomentare e conversare per amalgamare il gruppo

martedì 16 Gennaio 2018
Rispondeva un vecchio presidente del club Catania calcio, Angelo Massimino (1927-1996), quando gli dicevano che, per far funzionare meglio la squadra, occorreva l’amalgama: “Compriamolo”. La risposta, vera, è rimasta di chi può testimoniare della splendida epoca in cui il Catania stava ai vertici della Serie A, il cui artefice fu l’allenatore Carmelo Di Bella (1921-1992).
Amalgama è il miscuglio di cose diverse, anche opposte. è proprio nella capacità di miscelare argomenti di conversazione e confrontare tesi diverse, il succo ed il piacere dello stare insieme. Certo, la scelta degli argomenti su cui conversare è importante. Si può parlare di cose fatue e vuote oppure di altre di interesse comune, familiare e sociale, o di altre ancora, di interesse generale.
L’importante è confrontare le idee e le tesi. Ricordiamo Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) e le sue Novecento tesi, in cui il filosofo del basso medievo, a ciascuna di esse, proponeva la sua soluzione.
Col decadimento della cultura e l’abbandono delle tradizioni, le famiglie non conversano più, le argomentazioni perdono continuamente consistenza perché gli occhi restano perennemente attaccati sugli smartphone, i quali dovrebbero costituire quel pozzo di scienza che quasi nessuno sa più utilizzare.
La questione non riguarda le informazioni, che una volta si trovavano nelle enciclopedie, nelle biblioteche e in tanti libri spesso inaccessibili. Oggi esse sono diffuse nella rete e tutti gli abitanti del mondo, dotati di una discreta cultura, le possono trovare.
Paradossalmente, l’apertura universale alle informazioni sta creando una ignoranza di ritorno. La verità è che non basta avere la possibilità di accedere alle informazioni, ma preliminarmente bisogna sapere cosa cercare perché ognuno di noi deve avere nella propria testa un metodo, piccolo o grande, con il quale agire in modo induttivo e deduttivo.
Scriviamo cose semplici e banali, che purtroppo la media delle persone non comprende.
La frenesia di avere sempre in mano quell’oggetto che dà risposte, come un feticcio, sta imbalsamando il cervello delle persone.
 
C’è un bel volume, che consiglio di leggere nonostante le sue 538 pagine, “Trattato dell’argomentazione” di Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca, illuminante sul modo di affrontare le questioni. Mentre resta in facoltà del gruppo scegliere il cosa.
Intendiamoci, non è che quando le persone si riuniscono o la famiglia sta intorno al desco vi siano temi obbligatori, ma tentare di uscire dal banale dovrebbe essere un obiettivo di ciascuno di noi, evitando soprattutto di cadere nella ripetizione pedissequa di cose che dicono altri, senza una valutazione critica delle stesse.
I massmediologi studiano i comportamenti della gente per cercare di capire quale siano le leve che muovono l’opinione pubblica, con lo scopo di influenzarle al fine di guidarne i comportamenti.
È quello che accade nel mondo della politica, in quello del marketing, nell’altro della moda e via enumerando. Insomma, il tentativo è di far agire le persone pensando con la testa degli altri e non con la propria.
Non è infrequente vedere una famigliola – padre, madre e due figli – riunita in un tavolo di ristorante o di pizzeria, i cui componenti smanettano, ciascuno, il proprio smartphone.
Ora, quando le persone stanno insieme, possono anche evadere dalle questioni serie e cercare di divertirsi, ma non necessariamente il divertimento deve essere basato sul nonnulla. Anche i nonsense, spesso, sono intelligenti e fanno pensare.
Ed è proprio questo il nucleo della conversazione e dell’argomentazione: ricevere e dare informazioni che facciano pensare, riflettere e non, facendo passare le questioni come spinte da un vento che non lascia niente dietro di sé.
Sono proprio conversazioni e argomentazioni che amalgamano il gruppo, mettendo a confronto parole, fatti e ragionamenti, non necessariamente in sintonia, anzi diversi e perfino opposti, perché solo così si scoprono i difetti di chi propone ipotesi diverse.
Sappiamo bene che tutto questo ad alcuni può sembrare noioso e perfino serioso, ma riteniamo che la questione posta all’attenzione dei lettori sia una cosa seria perché, prima di parlare, occorre sempre pensare e dire cose che hanno senso.

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