Bonifiche, la Sicilia resta tra i veleni - QdS

Bonifiche, la Sicilia resta tra i veleni

Rosario Battiato

Bonifiche, la Sicilia resta tra i veleni

giovedì 18 Gennaio 2018

Arpa: su 461 aree regionali contaminate, solo per 82 si è concluso l’iter di risanamento. Progetti in alto mare. Tra i siti di interesse nazionale, passi avanti a Gela e Biancavilla. Gli altri stanno a zero

PALERMO – Nelle dichiarazioni programmatiche di Nello Musumeci, esposte all’inizio dell’anno all’Ars, c’è stato un passaggio dedicato anche alla bonifica delle discariche. In realtà, lo spettro dei siti da risanare è decisamente più ampio e, sebbene le responsabilità dei ritardi siano da condividere con altri soggetti pubblici e privati, la Regione non è mai stata un pungolo efficace per gli inadempienti.
Sull’Isola gravano quasi 500 siti contaminati – non solo discariche abusive ma anche contaminazioni e cattiva gestione dei serbatoi interrati – e ben 4 siti di interesse nazionale che, ancora ben lontani dal completamento delle bonifiche, a circa due decenni dalla loro istituzione, continuano a contaminare pericolosamente le matrici ambientali, registrando, inoltre, esposti alle Procure e inchieste degli inquirenti che hanno condotto, per citare il caso più recente, al sequestro preventivo di due impianti del petrolchimico aretuseo, un atto poi revocato in seguito alle prescrizioni accettate dall’Azienda.
 
Passi in avanti se ne registrano pochi: certamente c’è il modello Gela con la bioraffineria che ha sostituito il vecchio impianto, mentre a Priolo i vertici dell’Isab, la raffineria di proprietà dei russi della Lukoil, soltanto qualche settimana fa, hanno presentato un piano industriale che promette consolidamento e adeguamento.
Buone notizie sulla contaminazione arrivano anche da Biancavilla, dove la presenza di superamenti di fluoro-edenite nell’aria ha fatto registrare un solo superamento negli ultimi tre anni, ma resta ancora superiore alla media il tasso di incidenza tumorale nell’area industriale siracusana rispetto al resto della provincia. Il lavoro c’è e Musumeci dovrà allungare la lista dei siti da bonificare.
 
 
1. Caratteristiche del suolo alterate in quasi 500 siti
Ci sono dei siti che hanno una certificazione di pericolosità per il loro impatto ambientale. Li ha mappati l’Arpa e sono riconoscibili dal fatto che, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata, sulla base della vigente normativa, “un’alterazione delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un agente inquinante”. Ce ne sono 461 (senza considerare Palermo che non ha fornito i dati), e sono distribuiti tra tutte le province, con una particolare concentrazione nelle aree di Caltanissetta, Siracusa e Enna.
Le cause della contaminazione sono molteplici, ma le più indicative riguardano gli eventi contaminanti all’interno dei siti di interesse nazionale (37% dei casi), la cattiva gestione d’impianti e strutture, per esempio la cattiva gestione dei serbatoi interrati presenti nei punti vendita di idrocarburi (17%), e la scorretta gestione delle discariche (12%). Porzioni più piccole riguardano gli incidenti in aree industriali attive (1%).
 
2. Bonifiche ancora in alto mare. Conclusa solo una su cinque
Le bonifiche dei 461 siti contaminati restano ancora complicate. L’Arpa, all’interno dell’annuario dei dati ambientali, ha confermato che sebbene “un buon numero di procedimenti sia stato avviato avvalendosi delle procedure semplificate previste per i siti di ridotte dimensioni (17 siti) soltanto in una minima percentuale di questi, si è arrivati alla presentazione e approvazione di un progetto di bonifica”.
La percentuale degli iter di bonifica portata a compimento nel 2016 non supera il 18% su base regionale, troppo poco anche se risulta in lieve risalita rispetto alla statistica registrata l’anno precedente. La ripartizione dei siti potenzialmente contaminati per stato di avanzamento (2016) registra 82 casi con iter concluso, 114 con progetto operativo di bonifica o messa in sicurezza operativa o permanente.
Una lentezza delle procedure che si è incrociata con le difficoltà delle amministrazioni comunali. Alla fine dello scorso anno una sessantina di comuni hanno ricevuto dalla Regione siciliana la notifica di cancellazione dall’anagrafe dei siti contaminati e quindi la sospensione dal Piano regionale delle bonifiche, con rischio di esclusione dalle risorse statali del Patto per la Sicilia, perché in molti casi i Comuni non hanno avuto le risorse necessarie per finanziarie gli studi necessari ad avviare la progettazione.
 
3. Siti di interesse nazionale: acque immobili (o quasi)
In Sicilia esistono quattro Sin: la loro istituzione risale a circa due decenni fa, tra il 1998 e il 2005, ed è collegata alla contaminazione delle aree di lavorazione dei prodotti petroliferi (Gela, Priolo e Milazzo) oppure, come nel caso di Biancavilla, da una serie di studi che hanno dimostrato la presenza di un minerale, successivamente denominato fluoro-edenite, con caratteristiche chimico-tossicologiche riconducibili all’asbesto.
Lo stato di avanzamento degli interventi di bonifica del suolo e/o delle acque superficiali e sotterranee di questi siti si divide in quadro fasi: piano di caratterizzazione; indagini di caratterizzazione; progetto definitivo approvato e sito bonifico. L’avanzamento è espresso dall’Arpa in termini di numero di aree (senza distinguere tra acque sotterranee o suolo), e ha registrato, per il 2016, solo 37 bonifiche completate nel sito di Gela, a zero tutti gli altri. A Priolo 26 indagini di caratterizzazione avviate e 45 progetti definitivi, a Milazzo 18 indagini di caratterizzazione e 2 progetti definitivi approvati.
 
4. Il sindaco di Biancavilla: “Qualità dell’aria migliore”
Il sito etneo, dopo l’inserimento nell’elenco Sin avvenuto nel 2001, ha assistito a una serie di attività per ridurre la contaminazione. E i risultati si cominciano ad apprezzare, grazie a un miglioramento delle condizioni registrate: tra il 2009 e il 2017, l’Arpa Sicilia ha effettuato il prelievo e l’analisi di oltre 882 campioni di particolato atmosferico per la ricerca di fibre di fluoro-edenite. Buone le notizie: solo 33 superamenti, il 4% del totale, con un significativo contenimento negli ultimi 3 anni, quando è stato registrato un solo superamento.
“I risultati dell’Arpa – ha spiegato Pippo Glorioso, sindaco di Biancavilla, al QdS – confermano un trend che si è già consolidato negli ultimi anni: i campionamenti sul territorio del Sin ci dicono che, rispetto a 20 anni fa, la qualità dell’aria è nettamente migliorata, grazie ad una serie di interventi che abbiamo pianificato insieme al Ministero e all’Istituto superiore di sanità”. Tra gli interventi conclusi, il primo cittadini segnala l’ultimazione della “bonifica delle strade e degli intonaci di tutti gli edifici pubblici, come pure la cava di Monte Calvario è stata messa in sicurezza”. C’è attesa per l’ultimo passaggio: la bonifica di Monte Calvario con la trasformazione in un parco urbano, a verde, con percorsi culturali. “Un progetto – ha aggiunto Glorioso – che è stato fatto questa Amministrazione e finanziato con 12 milioni di euro già nella disponibilità della Regione, ormai da qualche mese”.
 
5. Nel polo aretuseo ci si ammala di più
La scorsa estate il registro territoriale di patologia dell’Asp di Siracusa ha presentato i dati di incidenza e di mortalità per tumori della provincia, rispettivamente con aggiornamento al 2010/2012 e 2014/2015. Nel triennio considerato, per quanto riguarda l’incidenza, “la zona che fa registrare i tassi più elevati – si legge nella nota dell’Asp – si conferma quella del polo industriale con Augusta in testa, e con tassi più alti tra i maschi (551,6) rispetto alle femmine (427,6)”.
Nell’arco dei 14 anni (1999-2012) tra i maschi il comune con il più alto Tsi (Tasso standardizzato di incidenza) si conferma Augusta (573,3), seguito da Siracusa (509,0), Priolo (498,8) e Lentini (485,6), mentre la media provinciale è di 464,5. La provincia di Siracusa è al di sotto dei Tsi Nazionali (dove i maschi sono al 608,6 e le femmine al 415,2), ma nello stesso intervallo di anni nell’area del sin (Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa) si consolida uno scostamento in eccesso rispetto al resto della provincia pari a + 20,3 % tra i maschi e + 15,5 % tra le femmine. All’interno del Sin, comunque, i “valori in eccesso sono solo ad Augusta, Priolo e Siracusa, mentre a Melilli, tra i maschi, l’incidenza si conferma più bassa della stessa media provinciale”.
 
6. Gela, un modello per tutta la Sicilia
La bioraffineria Eni di Gela, un impegno economico da oltre mezzo miliardo fino a luglio 2017, così come previsto dal Protocollo firmato per il centro nisseno, ambisce a diventare un esempio per la riqualificazione del territorio. Lo scorso settembre l’ultimo aggiornamento: il cane a sei zampe ha annunciato la costruzione del nuovo impianto di produzione di idrogeno, “Steam Reforming”, che rappresenta la “svolta” per avviare la produzione prevista per giugno di quest’anno.
Inoltre, “grazie alla messa in marcia del nuovo impianto di pretrattamento delle biomasse entro il 2019, la Bio Raffineria sarà in grado di utilizzare per il 100% della capacità di lavorazione materie prime di seconda generazione composte dagli scarti della produzione alimentare”.
Qualche settimana fa è stato firmato un accordo di collaborazione con Utilitalia (Federazione delle imprese energetiche idriche e ambientali di proprietà pubblica) e Conoe (Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti) per “incrementare la raccolta degli oli vegetali esausti prodotti dalle utenze domestiche dei dipendenti della società”.

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