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Grillini incompetenti ma la Pa ancor di più

Carlo Alberto Tregua

Grillini incompetenti ma la Pa ancor di più

giovedì 18 Gennaio 2018

Renzi ignora il caos pubblico

In occasione della riunione degli amministratori locali del Lingotto, Matteo Renzi ha lanciato un anatema contro incompetenza e incompetenti, ovviamente riferendosi agli esponenti del Movimento 5 stelle, che a Roma, Torino, Livorno e altre città non hanno certo dimostrato grandi capacità amministrative.
Ma il bue non può dire all’asino che è cornuto. Ci spieghiamo: la Pubblica amministrazione statale dovrebbe essere l’esempio di efficienza e di una gestione fatta di competenti, capace di produrre servizi di qualità, in linea con le imposte che i cittadini tanto faticosamente pagano allo Stato.
Con il Dlgs 217/2017 è stato per l’ennesima volta riformato il Codice per l’amministrazione digitale (Cad). Entro marzo del 2017 si dovevano assegnare 10 milioni di Spid (Sistema pubblico di identità digitale) ai cittadini. In effetti ne sono stati assegnati appena due milioni.
Inoltre, ogni amministrazione pubblica di ogni ordine e grado entro marzo del 2018 si dovrebbe trovare in rete per consentire ai cittadini di interpellarla in qualunque momento e per qualunque esigenza, in modo da eliminare la presenza di code negli uffici comunali.
 
Così però non è avvenuto, per cui i cittadini continuano ad andare presso gli sportelli a chiedere i servizi che a loro servono.
La Legge 124/2015 promossa dal ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, dopo quasi tre anni non è ancora andata in esercizio, nonostante siano stati pubblicati una dozzina di Decreti legislativi, che sono gli strumenti di attuazione. Migliaia di pagine del tutto inutili, perché sono contenitori vuoti che non apportano alcuna innovazione al funzionamento della Pubblica amministrazione.
La spiegazione c’è e riguarda i privilegi di dirigenti e dipendenti pubblici, che se tutto funzionasse con efficienza, in base ai principi etici di merito e responsabilità, perderebbero i loro privilegi e con essi i vantaggi economici e lavorativi di cui oggi godono.
C’è da sottolineare che molti dirigenti e dipendenti pubblici non sono entrati nel lavoro con il concorso previsto dall’art. 97 della Costituzione. Entrati, dunque, nonostante la loro incompetenza.
 
Ma Renzi si è ben guardato dal sottolineare l’incompetenza generalizzata di dirigenti e dipendenti pubblici, fermo restando che ve n’è una grande fetta dal grande valore professionale e morale. Solo che questi percepiscono gli stessi emolumenti di fannulloni e infingardi.
Responsabile di questo livellamento verso il basso è il sindacato, il quale spinge affinché le retribuzioni siano uguali per tutti, meritevoli e fannulloni.
Neanche Renato Brunetta, quando era ministro della Pubblica amministrazione, è riuscito a riformarla, perché la resistenza è formidabile, l’articolazione è diffusissima, gli anelli di congiunzione con i parlamentari molto forti.
Ma se non si riforma la Pubblica amministrazione, se non si lotta la sua incompetenza generalizzata, se non si mettono in equilibrio i valori, se non si fissano gli obiettivi, che poi vanno confrontati con i risultati, se tutto ciò non accade, l’Italia continuerà a essere il vagone di coda dell’Europa nonostante ne sia stato un socio fondatore.
 
Dispiace che un giovane di belle speranze come Matteo Renzi – diventato segretario del Pd prima e presidente del Consiglio poi, in forza delle sue idee riformatrici, per cui gli fu affibbiato il termine di rottamatore -abbia perduto la strada maestra delle riforme, chiudendo gli occhi sulle incompetenze dello Stato. Ora sembra essersi svegliato di botto, indicando all’opinione pubblica l’incompetenza dei Cinquestelle.
Intendiamoci, che quei giovani siano impreparati è fuori discussione, ma se quando arrivano in una città trovano una burocrazia contraria non potranno mai essere in condizione di fare il loro mestiere.
Se Milano funziona, è perché è Milano; se Reggio Calabria non funziona è perché è Reggio Calabria. Nelle due città citate vigono le stesse leggi. Ma una va e l’altra no.
In Sicilia vi è un altro mondo per via dell’ormai nota Autonomia, servita però ad aumentare i privilegi di questa o quella Casta e l’inefficienza della burocrazia regionale a servizio di sé stessa.

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