Lo sport in Sicilia tra spiccioli e macerie - QdS

Lo sport in Sicilia tra spiccioli e macerie

Eleonora Fichera

Lo sport in Sicilia tra spiccioli e macerie

sabato 20 Gennaio 2018

Nei bilanci dei Comuni siciliani impegni ridicoli per la manutenzione di impianti vetusti e a volte cadenti. Genova spende il quintuplo di Palermo, Verona triplica Messina. Briciole a Catania

PALERMO – Campetti sportivi abbandonati, piscine comunali in disuso, palazzetti che cadono a pezzi. Se dovessimo scegliere un’immagine per descrivere la capacità della Sicilia di trasformare risorse in problemi, gli impianti sportivi lasciati a se stessi, diffusi in tutta l’Isola, rappresenterebbero un esempio lampante.
 
Vittime di risorse insufficienti, investimenti poco mirati e mala amministrazione, molte di queste strutture, specialmente quelle periferiche, finiscono per diventare teatro di degrado e delinquenza. Eppure, se ben sfruttati, questi impianti potrebbero rappresentare un surplus dal quale l’Isola potrebbe trarre numerosi vantaggi. Basti pensare alle opportunità (di prestigio ed economiche) che deriverebbero dalla possibilità di ospitare grandi eventi (sportivi e non) in strutture adeguate.
 
Quelle legate allo sport sono opportunità che di certo non passano inosservate agli occhi degli amministratori di turno, che di tanto in tanto ripescano l’argomento con slogan e frasi ad effetto. Basti pensare alla recente campagna elettorale per la Regione, quando il candidato (poi sconfitto alle urne) Fabrizio Micari ha rivangato un’idea tanto cara alla precedente Legislatura quanto (allo stato attuale) priva di ogni possibilità di concretizzazione: ospitare le Olimpiadi in Sicilia. Già qualche anno fa, quando il si discuteva dell’eventuale candidatura di Roma, dai politici isolani si sollevarono voci in tal senso. “Le Olimpiadi del 2024? Facciamole in Sicilia”, dichiarò l’allora commissario regionale di Forza Italia (ora presidente dell’Ars), Gianfranco Miccichè. “La Regione – rilanciò subito l’ex presidente Rosario Crocetta – sarebbe felice di ospitarle”. Dopo l’inevitabile nulla di fatto, lo scorso ottobre Micari ha rispolverato la proposta , posticipandola però di qualche anno. “Vorrei le Olimpiadi 2032 in Sicilia – ha dichiarato – e se avessimo l’opportunità di farlo, sarei l’uomo più felice della terra”. Per perorare la causa si è scomodato persino il ministro degli Esteri, Angelino Alfano: “Olimpiadi a Palermo? Ci stiamo lavorando”.
 
Ci si aspetterebbe che annunci di questa portata siano per lo meno supportati da impianti adeguati e investimenti mirati al recupero e alla manutenzione delle strutture. Purtroppo, però, non è così. Un’occhiata al sito soldipubblici.gov.it, infatti, basta a farci tornare con i piedi per terra, al di là di velleità e belle proposte. I dati messi a disposizione dal sito ufficiale del Governo che consente di accedere ai dati dei pagamenti effettuati dalla Pubblica amministrazione, ci dicono che la Sicilia riserva agli impianti sportivi solo briciole. Soprattutto se la nostra Isola si mette a confronto con le altre regioni italiane.
 
 
Nel 2017 i nove Comuni capoluogo siciliani hanno speso per gli impianti sportivi in totale 1.946.453 euro (circa un euro e 18 centesimi per abitante). Una cifra che, seppur in rialzo rispetto agli anni precedenti, (1.333.011 gli euro spesi nel 2016, 885.771 nel 2016) si traduce in spiccioli nel confronto con il resto della Penisola. Per farsi un’idea delle differenze, può essere utile mettere a confronto gli investimenti effettuati dai nove capoluoghi isolani con quelli relativi ad atri Comuni italiani con popolazione simile. I nove Comuni benchmark selezionati (Genova, Bari, Verona, Latina, Asti, Massa, Matera, Savona e Aosta) hanno speso circa il doppio di quelli siciliani: 3.874.266 euro, 2 e 42 per abitante. In otto casi su 10 la nostra Isola esce rovinosamente sconfitta.

Partiamo dalle città più grandi. Il Comune di Palermo nel 2017 ha speso per gli impianti sportivi della città 168.744 euro (0,25 per abitante). Genova (586.655 abitanti contro i 674.435 del capoluogo siciliano) ha sborsato circa cinque volte di più: 896.179 euro, 1,53 per abitante. A Messina sono stati spesi 182.821 euro (circa 70 centesimi per abitante), a Verona 608.572 (2,35 euro per abitante). Disastrosa la situazione a Catania. Il capoluogo etneo è fanalino di coda in questa particolare classifica: appena 48.883 gli euro spesi (15 centesimi per abitante). Il Comune “gemello”, Bari, ha impegnato circa sedici volte tanto: 811.260 euro, 2,48 per abitante. Male anche Ragusa (261.749 euro spesi contro i 596.510 di Asti), Trapani (62.236 euro investiti contro i 226.819 di Massa), Caltanissetta (56.954 euro contro i 242.182 di Matera), e Agrigento (106.905 contro i 371.161 di Savona).

Gli unici due esempi positivi arrivano da Siracusa ed Enna. In controtendenza rispetto agli anni precedenti, e al trend di regione, i due capoluoghi sono riusciti a investire più dei Comuni italiani “gemelli”. Enna ha battuto Aosta (10.799 euro) spendendo 63.941 euro (2,28 per abitante). Vale la pena di specificare, però, che il capoluogo siciliano ha potuto approfittare dell’inaspettata battuta d’arresto di Aosta, la cui performance del 2017 è stata nettamente inferiore rispetto a quelle degli anni precedenti. A Siracusa spetta invece il primo posto con 994.216 gli euro messi a disposizione per gli impianti sportivi della città, 8,13 per abitante (la spesa della “gemella” Latina ammonta a 110.779 euro). Un piccolo spiraglio di luce nel buio che avvolge il resto dell’Isola.
 
Al di là di queste due eccezioni positive, comunque, il quadro restituito da soldipubblici.gov.it è tutt’altro che confortante. Agli impianti sportivi vengono destinate cifre irrisorie e i risultati di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti. Nell’Isola sono tantissime le strutture che necessiterebbero di interventi urgenti. Il destino che accomuna questi edifici sembra essere lo stesso dovunque: tanti annunci, promesse di lavori immediati che non si concretizzano mai e iter procedurali lunghissimi per la messa in pratica delle ristrutturazioni. A ciò si aggiunge la mala amministrazione, che spesso impedisce di sfruttare a pieno anche gli edifici agibili. Dalla piscina comunale di Palermo, chiusa e poi riaperta innumerevoli volte per i motivi più disparati (l’ultimo stop qualche giorno fa per carenza di personale), al PalaCatania (uno degli impianti più importanti del capoluogo etneo che versa in condizioni inadeguate ad ospitare le squadre sportive della città), passando per tutti i palazzetti, palestre e campetti abbandonati in giro per la Sicilia.
Qualche mese fa il Coni ha annunciato la messa a disposizione di oltre 15 milioni di euro per la realizzazione di nuovi impianti sportivi in Sicilia. Le strutture, che verranno realizzate nelle periferie isolane, dovrebbero portare nuova linfa vitale alle zone più a rischio. La speranza è che, una volta messi in piedi, i nuovi edifici non vengano abbandonati a loro stessi.

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