Spese dei siciliani: tanto per cibo e poco per cultura e divertimenti - QdS

Spese dei siciliani: tanto per cibo e poco per cultura e divertimenti

Adriano Agatino Zuccaro

Spese dei siciliani: tanto per cibo e poco per cultura e divertimenti

mercoledì 24 Gennaio 2018

Annuario statistico Istat 2017: specchio della crisi, gli isolani spendono soprattutto per i bisogni primari. Sono i più insoddisfatti dell’ultimo anno: per il 13,2% di loro situazione peggiorata

CATANIA – I siciliani spendono circa la metà di ciò che si impiega nelle regioni “più ricche” per i servizi ricettivi e di ristorazione e per ricreazione, spettacoli e cultura. Lo certifica l’Istat attraverso i numeri pubblicati all’interno dell’Annuario statistico.
 
Complessivamente, scrive l’Istituto, queste voci rappresentano il 14,4 per cento della spesa familiare in Trentino-Alto Adige, il 12,2 per cento in Emilia-Romagna e il 12,1 per cento in Lombardia (rispetto a una media nazionale del 10,3 per cento). Le quote più basse, al di sotto del 7 per cento, si osservano invece in Basilicata (6,1 per cento), Sicilia (6,4 per cento), Molise (6,6 per cento) e Calabria (6,8 per cento).
 

Discorso diverso in merito alla quota di spesa alimentare che è diversa fra le regioni, ed è minore nelle regioni dove sono più elevati i livelli di spesa complessivi. La quota di spesa alimentare più bassa si registra infatti proprio nelle tre regioni con i più elevati livelli di spesa (14,1 per cento in Emilia-Romagna, 14,8 per cento in Lombardia e 15,9 per cento in Trentino-Alto Adige), oltre che nel Lazio (15,3 per cento). Le quote più elevate, sottolinea l’Istat, si registrano invece nelle quattro regioni con minore spesa media mensile: in ordine crescente di spesa totale, Calabria (22,6 per cento destinato agli alimentari), Sicilia (22,7 per cento), Basilicata (22,6 per cento) e Campania (24,1 per cento). In generale, le regioni con i livelli di spesa più elevati mostrano quote più elevate per servizi ricettivi e di ristorazione e per ricreazione, spettacoli, cultura.
Nel Lazio e in Liguria, inoltre, la spesa destinata all’abitazione rappresenta oltre il 40 per cento del totale, mentre scende intorno al 30 per cento in Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia.
 
A preoccupare è in particolare l’intervista realizzata dall’Istat alle famiglie per giudizio sulla situazione economica rispetto all’anno precedente. Nella nostra Isola risiede la quota maggiore d’intervistati che dichiara di percepire una situazione economica “molto peggiorata”: 13,2% dei siciliani. Secondo e terzo posto in negativo per Sardegna (11,6%) e Campania (10,6%). Contestualmente appena il 4,7% delle famiglie siciliane intervistate dichiara di percepire una situazione economica “molto o un po’ migliorata”. Ancora una volta peggiore performance del Paese dietro alla Campania (3,7%). Performance raddoppiate, invece, al Nord Italia con l’8,4% delle famiglie lombarde, l’8,2% di Bolzano e del Veneto.
 
L’analisi della soddisfazione espressa per i diversi ambiti di vita evidenzia nel Paese un aumento della quota dei soddisfatti per la situazione economica. Le differenze territoriali però rimangono nette e la Sicilia continua ad essere fanalino di coda. Le Isole sono la ripartizione con la quota minore di soddisfatti (37,4 per cento), nel Sud la percentuale è circa il 40 per cento a fronte del 57,8 per cento nel Nord-est e 58,9 per cento nel Nord-ovest. Nel Nord, inoltre, oltre l’82 per cento della popolazione si dichiara molto o abbastanza soddisfatta del proprio stato di salute, il livello più alto dei molto soddisfatti è nel Nord-est (19,5 per cento). Al Centro la quota dei molto o abbastanza soddisfatti arriva all’81,4 per cento, per scendere a 80,1 per cento al Sud e a 76,2 per cento nelle Isole, dove si evidenzia la percentuale più alta dei poco o per niente soddisfatti (21,4 per cento).

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