Impianti energetici? Non nel mio giardino - QdS

Impianti energetici? Non nel mio giardino

Rosario Battiato

Impianti energetici? Non nel mio giardino

giovedì 25 Gennaio 2018

Musumeci ha presentato il programma per superare la crisi sui rifiuti: punta tutto sulla differenziata, rischia di fallire come Crocetta. Intanto la spazzatura sarà esportata in Regioni e Stati che hanno gli “odiati” termovalorizzatori

PALERMO – L’analisi dell’intervento di martedì scorso di Musumeci all’Ars, che ha poi trovato un centrodestra compatto al momento di votare la mozione sui rifiuti proposta dalla maggioranza, apre scenari da valutare sulle tempistiche e sulle risoluzioni proposte all’emergenza rifiuti e, più in generale, alla futura gestione in ordinario. In attesa che da Roma giunga il tanto agognato via libera ai poteri speciali, restano tanti dubbi sulla strategia per rientrare nell’ordinaria gestione.
 
Il primo dubbio riguarda la posizione del ministero dell’Ambiente in relazione ai termovalorizzatori che Musumeci ha detto di non volere anche se “non li demonizza”, come ha spiegato all’Assemblea regionale. La questione resterà sospesa ancora per qualche settimana, perché dopo le politiche potrebbero cambiare gli equilibri nazionali e, di conseguenza, anche la posizione del governo romano sugli impianti, dal momento che l’attuale ha sempre spinto per la realizzazione di almeno due strutture sin dai tempi dello Sblocca Italia. La Sicilia non si è mossa, nonostante le aperture di Crocetta agli impianti, e adesso Musumeci riparte da zero.
 
Il crono-programma diffuso ricalca sostanzialmente le scadenze riferite qualche settimana fa: “piano-stralcio entro febbraio per la realizzazione di dieci piattaforme per la gestione della differenziata, compostaggio e conferimento da post-trattamento (da avviare entro la fine del 2019, ndr); un bando per accordi in ambito nazionale ed europeo per il conferimento di almeno la metà dei rifiuti attualmente destinati alle discariche; la definizione di un piano ordinario per la gestione del sistema dei rifiuti in Sicilia”.
 
Per maggio operazione decisa per ridurre il numero degli ambiti a 9, liquidare le società d’ambito e “attivare misure di fiscalità di vantaggio per le imprese che investono nel riciclo e penalità per chi non raggiunge almeno il 50% della differenziata”. Nel giro di un anno, inoltre, si dovrà arrivare all’approvazione del piano di gestione e dei piani d’ambito. Fondamentale il passaggio sugli ambiti territoriali: il ciclo dei rifiuti si dovrà aprire e chiudere nello stesso territorio.
 
Prima della programmazione viene tuttavia la risoluzione dell’emergenza: un anno di tempo per risolverla, ma sulla base di precise condizioni dettate da Musumeci.
 
Servono nuovi impianti in tempi brevi e la riduzione del conferimento nelle discariche, anche se il ministero preme per l’invio all’estero che potrebbe costare fino al 20-25% in più. La differenza tra il costo di gestione in Sicilia e quello in altre regioni o all’estero ammonterebbe, secondo una stima del QdS, a circa 100 milioni di euro all’anno. Un malloppo che ricadrebbe sulle tasse pagate dai cittadini, già vessati da un servizio non sempre all’altezza.
 
Sul trasporto rifiuti, che già in queste settimane ha coinvolto diverse amministrazioni isolane e che ha fatto registrare una sostanziosa crescita dei costi, il Pd aveva proposto, all’interno della sua mozione sui rifiuti, la creazione di un fondo perequativo per compensare la differenza dei costi aggiuntivi, non prevedibili, per i Comuni costretti a ricorrere improvvisamente a discariche distanti.
 
I problemi non sono finiti. In Sala d’Ercole Musumeci ha tuonato contro le discariche – “non abbiamo bisogno di nuovi siti, abbiamo quelle autorizzate ma non ancora avviate”, ha spiegato – e ha ripreso la questione della costruzione del sito di Agira per i rifiuti speciali, chiedendo qualche settimana di tempo al Parlamento regionale per approfondire la vicenda. Ma non si è sottratto al fuoco della pattuglia del M5S, che da tempo appoggia la protesta della comunità dell’ennese.
 
Duri i toni dell’attacco: “con fare gattopardesco, Musumeci intervenendo in aula, prima ha lasciato intendere che l’esecutivo si sarebbe impegnato a bloccare l’iter per la realizzazione della discarica di rifiuti speciali ad Agira, poi al momento del voto ha fatto marcia indietro, votando contro non solo a questa ma a tutte le nostre mozioni che impegnavano il governo a prendere misure di contrasto all’emergenza rifiuti in Sicilia”.
 

 
Di Guardo, sindaco di Misterbianco: “Il rischio è di restare paralizzati”
 
CATANIA- Nino Di Guardo è sindaco di Misterbianco, un comune coinvolto dalle vicende della discarica Valanghe d’Inverno che si trova a cavallo tra il suo territorio e quello di Motta Sant’Anastasia. Il paradosso è che la discarica ha spesso sostituito altri siti saturi, o in corso di saturazione – la crisi di Bellolampo ne è un esempio – eppure il comune risulta tra i primi in Sicilia per la raccolta differenziata (62,47% nell’ultimo trimestre del 2017).
 
Nei giorni scorsi Musumeci ha ribadito che i termovalorizzatori non sono indispensabili.
“In tutte le città progredite d’Europa i termovalorizzatori operano bene, hanno delle emissioni nel rispetto delle leggi e utilizzano i rifiuti per produrre energia. Anche in Italia le Regioni più avanzate li hanno, basti pensare alla Lombardia o all’Emilia-Romagna”.
 
Perché i nostri politici sono così miopi?
“C’è questa paura di rovinare il territorio, senza avere la consapevolezza che il territorio, di fatto, lo roviniamo in questo modo, perché sotterrare i rifiuti è senza utilità. Ovviamente bisogna differenziare tutto quello che si può differenziare, fare anche gli impianti per l’umido, così da produrre il biogas”.
 
Insomma, bisogna chiudere il ciclo.
“Qualcosa bisognerà pur fare con quello che non si può differenziare. Il rischio è di restare paralizzati, perché in molti sostengono che per fare un termovalorizzatore ci vogliono 2/3 anni e quindi non possiamo tamponare l’emergenza. Ma sono due cose diverse: bisogna risolvere l’emergenza e programmare, così tra 2 o 3 anni si potrà avere un sistema completo”.

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