"Così insegniamo ai nostri ragazzi a sapersi orientare nel mondo" - QdS

“Così insegniamo ai nostri ragazzi a sapersi orientare nel mondo”

Serena Giovanna Grasso

“Così insegniamo ai nostri ragazzi a sapersi orientare nel mondo”

giovedì 25 Gennaio 2018

L’Associazione famiglie persone down di Catania è impegnata ogni giorno per supportare i genitori e smontare ogni pregiudizio. La presidente Stefania Massimino: “La società deve prendere atto che esistiamo”

CATANIA – L’Associazione famiglie persone down di Catania è la realtà nata nel capoluogo etneo grazie ad un gruppo di genitori che hanno deciso di unire le proprie forze nell’obiettivo comune di creare una rete di servizi e attività in grado di migliorare la qualità di vita dei propri figli. L’associazione, costituita nel 2017, ricalca il modello offerto dall’organizzazione di Palermo.
 
Come ci spiega la presidente Stefania Massimino, “l’ente si occupa di fornire alle famiglie un supporto completo. Iniziamo già dal momento della nascita: stranamente ancora oggi nascono neonati la cui diagnosi viene data solo al momento del parto. In questi casi è grande il lavoro che facciamo soprattutto dal punto di vista psicologico, invitando i genitori all’analisi e alla rielaborazione”.
 
“Tutto ciò è possibile – continua – grazie allo staff che abbiamo costituito, composto in modo permanente da uno psicologo e due educatori, in più disponiamo del contributo di qualche volontario. Il nostro supporto prosegue anche sul piano burocratico: infatti, forniamo tutte le informazioni sulla Legge 104/1992, sulla riabilitazione, sui diritti spettanti i ragazzi in ambito scolastico. Molti genitori non sanno che per legge i ragazzi hanno diritto a 24 ore a settimana di sostegno, ad avere l’assistente igienico-sanitario e l’assistente alla comunicazione. Solo grazie alla presenza di queste figure è possibile giungere ad una piena inclusione dei ragazzi. Inoltre, è altresì importante che gli insegnanti facciano conoscere la sindrome di down, spieghino l’inesistenza delle diversità ed educhino al linguaggio”.
 
Una caratteristica della sindrome di down – prosegue la presidente Massimino – è che nessun ragazzo è uguale ad un altro. Talvolta possono presentarsi problemi di linguaggio, altre volte di deambulazione, non ci sono mai delle costanti. Quindi, i genitori devono intervenire prontamente per aiutare il figlio e consentire il pieno sviluppo. In tale ambito, sono importantissimi i suggerimenti provenienti dai nostri educatori. Inoltre, all’interno della nostra sede, a partire dai dieci anni organizziamo anche dei corsi preautonomia, autonomia e cura di sé stessi. Insegniamo ai nostri ragazzi a sapersi orientare all’esterno, ad attraversare la strada, a chiedere in caso di difficoltà e ad usare un telefonino: cose che sembrano scontate, ma su cui bisogna lavorare. Adesso stiamo facendo un corso sulle emozioni, per aiutare i ragazzi ad individuarle, gestirle ed esprimerle”.
 
“La società deve prendere atto del fatto che ci siamo – aggiunge Stefania Massimino –. Quanti candidati alle elezioni del prossimo 4 marzo hanno affrontato il problema della disabilità? Praticamente nessuno. Noi rispondiamo a tutte le esigenze che ci vengono presentate. Non ci limitiamo ad intervenire solo sul territorio etneo. Recentemente abbiamo fornito supporto anche a famiglie presenti sul territorio messinese e ragusano”.
 
Un’attività che vede impegnata l’Associazione su tutti i fronti. “Il nostro obiettivo – spiega ancora Massimino – è dare ai nostri figli una vita serena. Attualmente stiamo intervenendo su un grave problema all’Istituto alberghiero Karol Wojtyla di Catania. Qualche giorno fa è arrivata comunicazione secondo cui a partire dal mese di febbraio i frequentanti le terze classi dovranno effettuare il turno pomeridiano di lezioni. All’interno di queste classi sono presenti degli alunni con gravissime disabilità e ciò costituisce un disagio non indifferente. Infatti, non si tratta solo di ritmi ed equilibri alterati, ma si tratta soprattutto di una vera e propria rinuncia alla propria formazione perché proprio nelle ore pomeridiane i ragazzi si sottopongono alla riabilitazione. Quindi, stiamo cercando di intervenire anche in quest’ambito”.
 
“È nostro intento – conclude la presidente dell’associazione – rimuovere ogni preconcetto e pregiudizio. Attualmente i nostri ragazzi stanno lavorando con Harim, l’accademia euromediterranea di moda della stilista Marella Ferrera. Infatti, è in via di realizzazione un reportage fotografico per educare sui canoni della bellezza, uscendo fuori dagli schemi e ammirando una bellezza che non si conforma ai canoni stereotipati cui siamo abituati. Infine, un nostro grande cruccio è costituito dal ‘dopo di noi’. Il nostro sogno più grande è creare una struttura dove i ragazzi possono vivere al sicuro, senza stare necessariamente legati ai fratelli”.
 

 
La sfida vinta da Simone, assunto all’Ikea
 
CATANIA – “Sono ancora troppe le problematiche relative all’inserimento dei ragazzi con sindrome di down in contesto lavorativo”, afferma la presidente Massimino affrontando il tema delle possibilità di occupazione per le persone con disabilità.
“Ispirandoci al modello di Palermo – spiega – abbiamo iniziato a lavorare per far sì che ciò diventi possibile. La Legge 68/99 impone alle aziende con un numero di lavoratori superiore a quindici di assumere una persona con disabilità. Il problema è che la legge parla di lavoratori con disabilità in generale, senza specificare la disabilità mentale verso cui ancora oggi ci sono troppi pregiudizi. L’associazione di Palermo ha permesso l’inserimento lavorativo complessivo di 19 ragazzi, perlopiù in ambito gastronomico o per attività di segreteria”.
Ma anche a Catania c’è chi ce l’ha già fatta. “Simone Ventimiglia – continua Massimino – rappresenta il nostro primo traguardo, ma stiamo lavorando anche su altri fronti. Dopo un evento organizzato dalla nostra associazione presso il gruppo Ikea, abbiamo proposto loro l’assunzione di Simone. Ci siamo messi a disposizione rispondendo a tutti i loro dubbi e abbiamo permesso che Simone realizzasse il suo sogno di lavorare”.
Abbiamo chiesto a Simone come si svolgono le sue giornate nell’azienda svedese.
“Mi piace lavorare all’Ikea – racconta – Lavoro da ottobre per cinque ore al giorno. Lavoro nel reparto cucina ed in particolare mi occupo della preparazione dell’insalata. Inizialmente sono stato affiancato da un tutor, successivamente con le giuste direttive ho iniziato a procedere in autonomia. Ho un buon rapporto con i miei colleghi, spesso mi fanno i complimenti per il mio lavoro e questo mi fa tanto piacere”.
“Mi piace tanto cucinare: infatti, esco dall’istituto alberghiero Wojtyla di Catania – prosegue – Già quando frequentavo la scuola ho avuto la possibilità di fare un’esperienza di alternanza scuola-lavoro in una pizzeria. Ho anche altre passioni: infatti, frequento un corso di ballo caraibico e durante i fine settimana esco con gli altri ragazzi dell’associazione, spesso andiamo al cinema e a giocare a bowling”.

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