Elezioni, l'appello di Grasso per la campagna: "Non facciamo a chi le spara più grosse" - QdS

Elezioni, l’appello di Grasso per la campagna: “Non facciamo a chi le spara più grosse”

Raffaella Pessina

Elezioni, l’appello di Grasso per la campagna: “Non facciamo a chi le spara più grosse”

venerdì 26 Gennaio 2018

Così il Presidente del Senato e leader di Leu richiama l’attenzione sulla questione delle false promesse elettorali. Partiti in fermento e tensioni per completare le liste per il 4 marzo; mal di pancia a sinistra

ROMA – Manca poco più di un mese alle elezioni nazionali e i partiti come è d’obbligo sono in fermento. Ormai i simboli sono stati presentati e leader di partito e candidati fanno a gara a colpi di dichiarazioni di intenti e promesse di buon governo.
Non mancano le tensioni per completare le liste dei candidati e oggi la coalizione di Centrodestra dovrebbe chiudere le liste tenendo conto degli incastri tra proporzionale e collegi uninominali. Nel M5s invece le liste sono quasi fatte.
 
In alto mare ancora Pd e Liberi e uguali dove la tensione per le candidature alle politiche è alta. Molti uscenti siciliani del Partito democratico temono di perdere il seggio nei collegi uninominali, a seguito della disfatta alle regionali e pressano il Nazareno per una “protezione” nel proporzionale. Nella Sinistra molti sono i mal di pancia per le scelte provenienti non dalla base ma dall’alto e a nulla è valsa la visita in Sicilia di Davide Zoggia.
 
Pietro Grasso, leader del movimento Liberi e uguali che domenica aprirà ufficialmente la sua campagna elettorale a Palermo, in un’intervista ha rivolto a tutti un invito per la campagna elettorale: “Non facciamo proposte a chi le spara più grosse” ed ha aggiunto “Io sono per un rapporto tra elettore, eliggendo e eletto diretto. Sono per il proporzionale. Invece con questa legge elettorale è una specie di flipper, non si sa bene chi si vota, chi si elegge. è contro la Costituzione”.
 
Ieri infine il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha preso la decisione di aderire al Pd. “Il mio partito si chiama Palermo, ma il quadro è cambiato – ha detto Orlando – Una scelta contro i populismi del M5s e di Silvio Berlusconi. Del resto già nel 1997 sono stato io a depositare il nome Partito democratico”. In passato Orlando aveva avuto rapporti burrascosi con la dirigenza del Pd, antiche ruggini che ora sono state archiviate. Orlando ha lasciato liberi di decidere cosa fare gli altri consiglieri del suo movimento “Arcipelago Sicilia”.
 
In programma la prossima settimana, un’ iniziativa con il segretario Matteo Renzi. “Deve essere uno sforzo di tutti – ha ribadito Orlando – quello di dare seguito agli impegni presi a giugno”, ventilando la possibilità di un rimpasto di giunta al comune di Palermo. Ma non tutti all’interno del Pd sembrano convinti di tale decisione. Antonio Rubino responsabile regionale dell’organizzazione del Pd siciliano ha chiesto di convocare urgentemente la direzione provinciale. “Non è la prima volta che Leoluca Orlando annuncia questa scelta e le modalità con cui questo passaggio dovrà avvenire dovranno essere frutto di un dibattito condiviso all’interno del partito palermitano”.

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