Paese deluso, il 21,5% crede nel Governo - QdS

Paese deluso, il 21,5% crede nel Governo

redazione

Paese deluso, il 21,5% crede nel Governo

mercoledì 31 Gennaio 2018

Presentato ieri il 30° Rapporto Eurispes. Italiani traditi dalla politica

ROMA – Il Paese si sente deluso, tradito da un sistema che non riesce più a garantire crescita, stabilità, sicurezza economica, prospettive per il futuro. Questo il quadro dell’Italia che viene fuori dal trentesimo rapporto Eurispes “Alla ricerca della responsabilità perduta – Sistema e Paese, come separati in casa”. Viceversa, rileva il rapporto l’Eurispes, “il Paese non riesce a rendersi conto di trovarsi di fronte a cambiamenti epocali che mettono in discussione le antiche certezze. Pretende il mantenimento di un welfare che non può più permettersi ed è troppo legato all’idea del posto, possibilmente fisso, piuttosto che del lavoro.
 
È ricco e continua ad accumulare risparmi invece di investirli e fa di tutto per non pagare le tasse”. Dalla rilevazione Eurispes sul livello di fiducia nelle istituzioni nel loro complesso emerge, rispetto allo scorso anno, un incremento dei cittadini che esprimono un aumento di fiducia dal 7,7% del 2017 all’attuale 13% (erano solo il 2,4% nel 2015). Allo stesso tempo, diminuiscono coloro che indicano una fiducia in calo: dal 42,8% al 34,4%.
 
Il Governo ha ottenuto gradimento presso un italiano su cinque (21,5%). I consensi nei confronti del Parlamento arrivano al 22,3%, gli sfiduciati sono il 20% in meno rispetto al 2013. Cresce anche la fiducia nella Magistratura (+5,8), ma il tasso dei consensi non supera il 40%. Il sentimento di affezione nei confronti nel Presidente della Repubblica, Mattarella, non ha subìto variazioni (44,5%, era il 44,1% nel 2017).
 
Per il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara: “La mancanza di responsabilità è diventata un elemento distintivo del vivere quotidiano ed il principale comune denominatore di una serie di vicende che hanno caratterizzato la vita pubblica italiana su diversi fronti. Una caduta del senso di responsabilità che dai piani alti della società si trasferisce a livello dei singoli soggetti rendendo sempre più difficile la tenuta degli stessi rapporti sociali e interpersonali. Tutto questo obbliga a riflettere su due questioni.
 
La prima: continuare a parlare di “Sistema Paese” è ormai improprio. Sarebbe più corretto parlare di Sistema e di Paese in maniera distinta. Il Sistema è l’insieme delle reti e dei servizi pubblici e privati. Le strutture delle comunicazioni, i trasporti, la sanità, la scuola, la difesa, la giustizia, l’apparato burocratico-amministrativo centrale, regionale e periferico, le diverse autorità a livello territoriale e quindi la classe dirigente che lo amministra. Il Paese è fatto da noi: cittadini, utenti, consumatori, corpi intermedi, associazioni. La seconda riguarda le organizzazioni politiche e sindacali, le stesse rappresentanze di categoria che dovrebbero costituire il collegamento tra Paese e Sistema. Tuttavia, sempre più̀, esse tendono ad alimentare la separatezza e a farsi, a loro volta, Sistema”.
“Ora – prosegue Fara – il matrimonio si è sciolto e Sistema e Paese, separati in casa, convivono faticosamente sotto lo stesso tetto, spesso guardandosi in cagnesco, diffidenti l’uno dell’altro, in un’atmosfera di freddezza, tra reciproci rimproveri.

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