L'esempio forma più delle parole - QdS

L’esempio forma più delle parole

Carlo Alberto Tregua

L’esempio forma più delle parole

giovedì 01 Febbraio 2018
Vi è tanta gente che predica bene e razzola male. Dice agli altri cosa devono fare e come lo devono fare, ma poi si comporta in maniera del tutto difforme.
Ciò perché è molto comodo predicare buoni comportamenti, ma poi fare come gli pare. Purtroppo questo è un pensare molto diffuso che è alla base della caduta dei valori morali, causa di un degrado sociale che colpisce soprattutto i giovani.
Perché i giovani sono colpiti da questo degrado? Perché vedono negli adulti comportamenti asociali e non certo adeguati al rispetto che bisognerebbe fosse diffuso nella Comunità.
Vi sono i formatori di professione, i quali insegnano questioni di merito, ma non si pongono la necessità di insegnare questioni di metodo, vale a dire le regole attraverso cui si impara quello che serve.
Come si fa a parlare una lingua, se non si conosce la grammatica? E che cos’è la grammatica, se non l’insieme delle regole del linguaggio?
 
Quello che scriviamo sembra difficile, ma le cose facili non sono divertenti, cioè non danno quella sorta di paprika al cervello che lo stimola in modo essenziale.
Eppure molti cercano le cose facili, cioè quelle che costano poca fatica, ignorando che vi è un preciso rapporto tra il sudore, che bisogna spandere nelle attività, quando si studia, quando si esercita una professione, e dall’altra parte il risultato che si intende ottenere.
In questo senso è sempre necessario avere le idee chiare: cosa si vuole fare e come si vuol raggiungere l’obiettivo. Tutto questo per i giovani è misterioso, ecco perché hanno bisogno della formazione.
Ma la migliore formazione è quella che riguarda l’esempio di chi la dovrebbe dare. Se un ragazzo guarda i comportamenti dei genitori, propri o dei genitori degli altri, ed è dotato di una comune intelligenza (i geni non fanno parte di questa analisi), capisce che cosa è bene fare, oppure no, e come farlo.
Paradossalmente, il silenzio parla: un ossimoro convincente. L’osservazione è una delle attività del cervello che consente di capire di più cosa succede in giro ed anche la natura degli interlocutori con cui si ha a che fare.
 
La formazione delle persone, ed in particolare quella dei giovani, dovrebbe riguardare soprattutto il potenziamento della propria forza mentale. Chi ha capacità di pensare, di elaborare, di mettere insieme le informazioni, si forma una conoscenza che è la base del sapere, il quale è la chiave per aprire le porte dell’ignoto.
Solo attraverso i meccanismi, che si chiamano prova ed errore, la specie umana (suddivisa in tante razze) si è evoluta nei secoli ed è passata dalla fase in cui camminava a quattro piedi a quella in cui si è eretta su due gambe.
Non sembri fuori luogo la connessione fra l’evoluzione della specie e la formazione delle persone, perché è proprio attraverso quest’ultima che l’evoluzione è andata progredendo, senza fermarsi mai, per nostra fortuna.
La popolazione mondiale (7,2 miliardi di persone) sta complessivamente meglio di mille o duemila anni fa, quando gli abitanti della terra erano un terzo.
 
Tuttavia, il miglioramento è avvenuto più sotto il profilo materiale che sotto quello mentale. è vero che le informazioni sono più estese, è vero che in questo ultimo ventennio le reti digitali e i social network hanno portato le informazioni a disposizione di chiunque, ma è anche vero che la capacità di elaborazione delle stesse informazioni è paradossalmente diminuita.
Quando una persona non sa una cosa, la prende in Google e così pensa di aver risolto il suo problema. La verità è che, assunta l’informazione, se essa non viene connessa con altre miliardi di informazioni, in modo logico e razionale, l’informazione stessa non serve a niente.
Ed è in questo versante della capacità di connessione delle informazioni che giocano un ruolo primario la scuola e l’università.
Queste però non si sono sufficientemente modernizzate, anche perché molti docenti sono entrati nei loro ruoli senza l’opportuna qualificazione, per cui fanno parte della categoria di chi predica bene e razzola male.

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