Il paradosso di un'Isola senz'acqua - QdS

Il paradosso di un’Isola senz’acqua

Rosario Battiato

Il paradosso di un’Isola senz’acqua

venerdì 02 Febbraio 2018

Musumeci ha chiesto poteri speciali per la crisi idrica, ma senza investimenti su rete, invasi e dissalatori serviranno a poco. I siciliani pagano bollette salate per disservizi frutto dell’incapacità delle istituzioni

PALERMO – La Regione continua a portare le sue crisi a Roma – oltre ai rifiuti anche l’acqua – alla ricerca di quei poteri speciali che verosimilmente saranno concessi già nel prossimo Consiglio dei ministri, ma che nella migliore delle ipotesi potranno servire per evitare che le emergenze si trasformino in catastrofe.
 
Per il futuro, invece, c’è ancora tutto da valutare, in quanto è evidente che, almeno per quanto riguarda l’acqua, servono investimenti urgenti sulle dighe, sulle condutture e anche un impulso alla dissalazione delle acque con strumenti sostenibili, così come avviene ormai in diversi Paesi del mondo.
 
Sugli impianti per le acque marine, in particolare, Musumeci ha ricordato, in una dichiarazione all’Adnkronos, che “stiamo guardando alla possibilità di potere attivare subito alcuni dissalatori e in media e lunga scadenza pensiamo anche alla realizzazione di infrastrutture attraverso l’utilizzo dei fondi del Patto per il Sud”.
 
Si tratta di misure necessarie che vanno oltre la contingenza visto che gli ultimi dati in materia, forniti dall’Istat e dall’Osservatorio delle Acque della Regione, fanno riferimento a un crollo delle precipitazioni (-80% in alcune aree) e anche delle riserve negli invasi (-25% nel confronto tra dicembre del 2017 e del 2016).
 
Ci sono le infrastrutture dimenticate contenute nell’elenco delle incompiute della Regione, ma anche le opportunità offerte dal Piano nazionale invasi, inserito all’interno dell’ultima legge di Bilancio, che ha come obiettivo il risparmio di acqua negli usi agricoli e civili e interventi volti a contrastare le perdite delle reti degli acquedotti, con uno stanziamenti di 50 milioni annui dal 2018 al 2022.
 
1. Una corsa contro il tempo per evitare nuovi disservizi
Non solo rifiuti. Nell’incontro di due settimane fa Musumeci ha esposto a Paolo Gentiloni la grave crisi idrica di Palermo, chiedendo in merito dei poteri speciali per evitare il razionamento dell’acqua. Nel capoluogo il problema è essenzialmente legato all’acqua potabile, ma nel resto dell’Isola pesa come un macigno anche la penuria di risorse per l’irrigazione.
Nei giorni scorsi l’Ars ha votato una mozione, che riguarda l’intera regione, sulla dichiarazione per richiesta dello stato di calamità. Il piano di Musumeci – esposto al Tgs – prevede di aumentare le scorte per Palermo, evitando le lungaggini burocratiche e attivando le sorgenti disponibili e non ancora canalizzate, ma anche la requisizione di pozzi dei privati.
In attesa di una risposta da Roma – lunedì scorso il premier Gentiloni nel capoluogo ha confermato che “ci stiamo occupando delle emergenze sul fronte della crisi idrica e sulla questione di rifiuti a Palermo, all’insegna di quello che deve essere la proficua collaborazione tra enti istituzionali” – non si placa l’attacco delle opposizioni. Giuseppe Lupo ha dichiarato che “con l’emergenza idrica ormai alle porte, si costringono ampi territori della nostra isola ed in particolare l’area di Palermo ad un inaccettabile balzo indietro nel tempo fatto di turni e razionamenti”.
 
2. “Incubo” tra Catania e Lentini: meno 80 per cento di piogge
L’osservatorio delle Acque ha rilasciato l’ultimo bollettino in materia con dati aggiornati al dicembre dello scorso anno. Il quadro generale è particolarmente preoccupante: “le precipitazioni del mese di nuovo hanno visto una distribuzione estremamente disomogenea, che ha visto penalizzate alcune aree che già nei mesi scorsi hanno accumulato deficit estremi di pioggia”.
Nel complesso si salva solo il messinese che ha potuto registrare accumuli vicini o superiori alle medie climatiche, mentre “quasi ovunque è stato registrato di nuovo un pesante deficit”.
In alcune zone, il deficit si è trasformato in un vero e proprio incubo: nella Piana di Lentini e nelle aree interne tra la provincia di Catania e quella di Enna “oltre l’80% in meno rispetto alla norma climatica”.
In particolare, di nuovo “le aree di sottobacino a monte dei principali invasi sono state particolarmente penalizzate, impedendo quasi ovunque significativi recuperi rispetto ai volumi invasati”.
 
3. Invasi: a dicembre persi 60 milioni di metri cubi
Il prospetto dei volumi invasati nelle dighe isolane (dati al primo gennaio 2018), redatto dall’Osservatorio delle acque, ha confermato una tendenza già registrata nei mesi scorsi. Nel primo mese di quest’anno sono stati registrati 177,86 milioni di metri cubi invasati, ben 60 in meno del dato registrato nello stesso periodo dello scorso anno (237,73 milioni di metri cubi).
Lo scarto registrato dall’ufficio del dipartimento regione dell’Acqua e dei rifiuti è del 25%, mentre più attenuata è la differenza rispetto al mese precedente, quando i milioni di metri cubi invasati erano stati 184,22, cioè circa il 6% in più.
Il dato riguarda le 23 dighe isolane che hanno utilizzazioni variegate: dall’irriguo al potabile, passando per i pochi i casi in cui le risorse idriche si utilizzano per produrre elettricità. Diversi, inoltre, i casi relativi alle opere idriche incompiute: celebre la situazione della diga Pietrarossa, che ha visto il via libera alle procedure per il completamento, dopo tre decenni di attesa, soltanto lo scorso settembre.
 
4. Nelle condutture si disperde fino al 50 per cento di acqua
Le criticità del servizio idrico costituiscono un problema di natura ventennale che è stato ereditato dal governo Musumeci. Tra il 2013 e il 2015, quasi 3 famiglie siciliane su 10 hanno lamentato disservizi nella distribuzione dell’acqua, un segnale che trova conferma nei numeri che riguardano la sospensione del servizio e la conseguente turnazione che nelle prossime settimane si potrebbe delineare per Palermo.
Nel 2015 la sospensione del servizio ha coinvolto l’intero territorio comunale di Agrigento per 182 giorni, Messina (42 giorni di riduzione o sospensione del servizio), Caltanissetta (7 giorni) ed Enna (14 giorni). Nel comune di Palermo, invece, per tutto il corso dell’anno si sono registrate delle giornate di riduzione o sospensione del servizio su parte del territorio.
A creare difficoltà non sono solo la penuria di acqua piovana, né la difficoltà di riutilizzare la risorsa o di avere delle scorte sufficienti, ma anche le reti idriche inadeguate che, secondo gli ultimi dati Istat, hanno fatto registrare valori di perdita superiori al 50% nelle tre grandi aree metropolitane: 54,6% a Palermo, 54,1% a Messina e 51,6% a Catania.
 
5. Il paradosso di Agrigento: il buco è anche in bolletta
Come per il passato, i siciliani si attrezzeranno in proprio per rimediare ai giorni senza acqua. Operazioni che hanno un costo che va ad aggiungersi a quello della bolletta. A fare i conti in tasca agli isolani ci ha pensato l’Istituto studi sul consumo, legato a Federconsumatori, che ha calcolato la spesa per investimento di un impianto aggiuntivo, cioè autoclave, pompa, pressostato, tubazioni e manodopera, e quelli derivanti dalla spesa per l’energia necessaria per farli funzionare. Il calcolo è da prendere con le pinze, in quanto i consumi sono diversi sulla base dei componenti e delle abitudini familiari, ma è utile per avere un’idea di massima. La spesa per investimento della parte impiantistica ammonta a circa 1.100 euro, da ammortizzare in 25 anni con una spesa annua pari a 44 euro, mentre la spesa energetica nella bolletta della luce per un consumo di acqua pari a 150 metri cubi e per tre componenti familiari determina una spesa aggiuntiva di 92 euro all’anno. Complessivamente i disservizi causano mediamente 136 euro di costo in più all’anno per utenza.
Si paga salata anche la bolletta. I dati riportati nella XV Indagine nazionale sulle tariffe 2016 del Servizio idrico integrato, realizzata da Fondazione Isscon, Anea e Federconsumatori, vedono Agrigento, Caltanissetta, Enna e Ragusa (cioè 4 capoluoghi su 9) al di sopra della media sia nazionale (282 euro) che del Sud (255 euro). Enna, è la quinta città capoluogo in Italia dopo Grosseto, Siena, Arezzo, Frosinone e Pisa.
 
6. Dissalatori, Isola prima in Italia ma si può fare molto di più
La Sicilia perde l’acqua dal cielo, ma anche quella del mare. Il prelievo delle acque marine, attraverso il processo di desalinizzazione, vale appena l’1% del totale del prelievo idrico regionale (dati Istat 2012). In realtà nell’Isola la dissalazione è comunque più avanti che altrove, contribuendo in maniera sostanziosa allo 0,1% di prelievo nazionale che arriva dalla dissalazione (l’86,2% è siciliano).
Il quadro isolano del prelievo registra il peso determinante dei pozzi (419 milioni di metri cubi all’anno), seguito dalle sorgenti (169 milioni) e quindi dai bacini artificiali (113 milioni). La dissalazione delle acque marine o salmastre vale appena 6,8 milioni di metri cubi di acqua, cioè l’1% del totale del prelievo regionale.
Resta comunque molto poco, rispetto a quanto fatto altrove – in prima linea ci sono i Paesi Arabi e poi Australia, East Cost degli Stati Uniti e Israele – anche se bisogna prestare attenzione alle perplessità evidenziate dagli addetti ai lavori sui sistemi di alimentazione e smaltimento delle soluzioni saline concentrate degli impianti di dissalazione.

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