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Palermo – Crisi idrica, la promessa di Orlando: “Tutto per evitare il razionamento”

Gaspare Ingargiola

Palermo – Crisi idrica, la promessa di Orlando: “Tutto per evitare il razionamento”

sabato 10 Febbraio 2018

L’Amap ha già predisposto alcuni interventi pensati per scongiurare disservizi ai danni della popolazione. Il Governo nazionale ha dichiarato lo stato di emergenza per il palermitano

PALERMO – “Da un anno e mezzo lavoro per evitare la turnazione”. Malgrado la dichiarazione dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei Ministri – per l’area metropolitana di Palermo per quanto riguarda la crisi idrica e per l’intera Isola in riferimento all’emergenza rifiuti, commissario per entrambe sarà il governatore Nello Musumeci – il razionamento dell’acqua nel capoluogo siciliano non è affatto scontato.
 
A margine della presentazione del bilancio consolidato a Palazzo delle Aquile, il sindaco Leoluca Orlando ha provato anzi ad allontanare un’ipotesi che metterebbe in affanno semplici cittadini ma anche albergatori e ristoratori (a esserne esenti sarebbero naturalmente i servizi essenziali, a partire da ospedali e vigili del fuoco). In tal senso, l’Amap avrebbe già predisposto diversi progetti di interventi da sottoporre al commissario Musumeci.
 
“Se avessi avuto la dichiarazione dello stato di emergenza un anno fa – ha detto il sindaco – quando l’ho chiesta al presidente Crocetta, oggi non saremmo in queste condizioni. L’Amap, su indicazione del Comune, ha predisposto tutto quello che è necessario per consentire al commissario appena insediato di svolgere ogni attività, comprese tutte quelle misure che possono evitare la turnazione. Sarà il commissario a decidere”.
 
Tra gli interventi per scongiurare il razionamento dell’oro blu, ci sono “la requisizione dei pozzi, che può fare solo il commissario, l’acquisizione di dissalatori e poi l’eventuale realizzazione di opere che non riguardano la città ma i collegamenti degli invasi fuori dalla città”.
 
Secondo la Cgil, però, in questi anni non è stato fatto tutto quello che si poteva, anche e soprattutto in termini di infrastrutture e manutenzioni. “Tra gli interventi ancora fermi del Piano triennale delle opere pubbliche per Palermo – hanno detto il segretario di Cgil Palermo Enzo Campo e Mario Ridulfo della segreteria Cgil Palermo – ci sono anche le sottoreti di Boccadifalco, per 7 milioni di euro, la sottorete Villagrazia, 10 milioni e 200 mila euro, che dovevano entrambe partire nel 2017, e la sottorete Brancaccio-Villagrazia, opera da 30 milioni di euro, la cui realizzazione è prevista per il 2018. Quartieri in cui l’acqua non arriva già adesso ogni giorno”.

E anche se Orlando ha tentato di rassicurare sull’ipotesi razionamento, per i sindacati “da fine gennaio a Palermo la pressione si è abbassata ed è diminuita l’acqua messa in rete. Si è passati da 2.700 litri al secondo a 2.300 litri al secondo. Gli effetti si sentono: dalle segnalazioni raccolte anche in alcune zone del centro storico, per esempio alla fine di via Roma, l’acqua diretta non arriva più ogni giorno dai rubinetti”.
 
La Filctem Cgil Palermo è d’accordo con la requisizione dei pozzi e delle sorgenti (“che, complessivamente, in tutta la provincia hanno una portata all’incirca di 4.530,41 litri al secondo”), meno con la costruzione di “opere faraoniche come i dissalatori”.
Altra situazione emblematica quella di Scillato: la condotta l’anno scorso è stata oggetto di un intervento a spese dell’Amap da 1,3 milioni, che però per la Cgil ha ridotto solo in parte le perdite. “Per dieci anni – ha evidenziato il segretario generale della Filctem, Francesco Lannino – abbiamo perso 700 litri d’acqua al secondo, che finivano a mare senza che nessuno riparasse la condotta. Il by-pass temporaneo messo dall’Amap recupera solo 350 litri al secondo. Serve un intervento definitivo per gli altri 350 litri di perdita al secondo. Dal 2007, senza l’acqua da Scillato, si supplisce con la diga Rosamarina: solo nel 2017, per sollevare l’acqua dalla diga Rosamarina e portarla in città, si sono spesi 2 milioni di energia elettrica. In pratica un terzo del costo del by pass definitivo”. Quest’ultimo è stato valutato in circa 6 milioni nel Piano triennale.
 
La Cgil ha posto anche un problema di governance dell’Amap: “La crisi idrica – ha detto Campo – non può essere affrontata da un’azienda che da cinque anni non ha un direttore generale e il cui Consiglio d’amministrazione è scaduto dal 5 luglio del 2017”. Ma su questo è arrivata la replica a distanza dello stesso sindaco: il bilancio consolidato, una volta approvato dai revisori contabili e dal Consiglio comunale, “sbloccherà tutto quello che è rimasto bloccato finora, dalle eventuali assunzioni al concorso per i dirigenti tecnici a tempo determinato. Scatterà anche la nomina del direttore generale e i cda delle partecipate verranno ovviamente sostituiti”.

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