Abusi edilizi al top, sanatorie flop - QdS

Abusi edilizi al top, sanatorie flop

Rosario Battiato

Abusi edilizi al top, sanatorie flop

martedì 13 Febbraio 2018

In Sicilia più di 100 mila pratiche inevase nei Capoluoghi, mancati incassi per mezzo miliardo. Oltre al danno, la beffa. Istat: intanto avanza il consumo di suolo, indice di abusivismo tre volte la media Italia

PALERMO – L’ultima legislatura si sta per chiudere con un ddl sul contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato ancora congelato al Senato. La campagna elettorale attuale vive, al contrario, di proposte di tutt’altro tenore, come l’eventualità di un nuovo condono edilizio avanzata da Silvio Berlusconi.
 
Al di là della praticabilità della proposta, del suo valore etico e della sostenibilità ambientale, c’è un’altra questione di primaria importanza che dovrebbe interessare chi propone misure del genere: l’effettiva capacità dei comuni di esitare le pratiche di sanatoria. In relazione ai tre condoni degli ultimi tre decenni, il dato nazionale complessivo, analizzato dal centro studi Sogeea, ha verificato ancora un terzo delle pratiche da concludere (5,3 milioni su 15,4 milioni). Il dato è peggiore per l’Isola – soltanto una pratica su tre è stata esitata – a fronte di un dato ufficiale (circa 160 mila pratiche complessive nei comuni capoluogo) che comunque potrebbe essere sottostimato e che lascia a marcire nei cassetti dei comuni circa mezzo miliardo di euro.
 
In questo quadro poco rassicurante, si inseriscono le recenti dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente, Totò Cordaro, che, in riferimento ai casi di abusivismo, ha esplicitato di non essere per la sanatoria “ma per l’apprezzamento caso per caso”. Dichiarazioni sibilline che lasciano aperte molte porte: “vogliamo creare un gruppo di lavoro partendo dall’analisi dei disegni di legge presentati sull’abusivismo per arrivare ad una norma concordata giuridicamente attraverso un confronto con la magistratura, il Parlamento e i sindaci perché l’abusivismo non è tutto uguale”.
 
Restano dei margini da valutare perché per l’assessore è necessario decidere “cosa si deve e cosa non si deve salvare”. Il principio che li guiderà? Per Cordaro “c’è l’abusivismo di indispensabilità che va oltre quello di necessità”.

1. Nei tre comuni metropolitani 90 mila pratiche inevase
Gli ultimi dati aggiornati in materia risalgono al 2016 quando il Rapporto del Centro studi Sogeea fece il punto della situazione sulle pratiche di sanatoria relative ai primi tre condoni (47/85, 724/95, 326/03) e a distanza di circa trent’anni dalla prima normativa in materia. Lo studio aveva certificato la presenza di circa 90 mila pratiche chiuse negli uffici di Palermo, Messina e Catania. Il capoluogo, in particolare, aveva registrato 55 mila pratiche da evadere, secondo posto nazionale, dietro all’imprendibile Roma (213 mila) e davanti a Napoli (poco meno di 46 mila).
Per i comuni esitarle si tramuterebbe in una vera e propria manna dal cielo, considerando che le potenziali somme da riscuotere, secondo lo studio Sogeea, andrebbero a valere circa 327 milioni di euro (Palermo 210, Catania 76, Messina 41), considerando oneri concessori, oblazione, diritti di istruttoria e diritti di segreteria. Anche se le cifre stimate non andrebbero integralmente ai comuni (le oblazioni sarebbero da distribuire tra Stato, Comuni e Regioni), si tratta comunque di cifre importanti che potenzialmente produrrebbero lavoro per i professionisti del settore e consentirebbero di promuovere anche ulteriori benefici con l’adeguamento della rendita catastale e con la crescita degli introiti per le imposte sulla casa.
 
2. E nei capoluoghi dell’Isola balla quasi mezzo miliardo
Il centro studi Sogeea ha stimato anche altre 26 mila pratiche ancora da evadere nei comuni di Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e Trapani (Enna non ha comunicato i dati) per un introito stimato di circa 100 milioni di euro. Associando questi numeri a quelli dei tre comuni isolani metropolitani, si può stimare un mancato introito pari a circa mezzo miliardo di euro.
Un disastro che registra nell’Isola soltanto 50 mila pratiche evase su un totale di 161 mila presentate nell’arco dei tre condoni edilizi, per un tasso di evasione delle pratiche pari al 30%, una su tre, in altri termini. La migliore tendenza tra i grandi si è registrata a Messina (40% del tasso) mentre a Ragusa il tasso ha superato l’80% del totale.
Numeri importanti ma comunque minimi, in valore assoluto, rispetto a quanto il Centro Studi ha previsto per l’Italia. In totale le domande da evadere sarebbero pari a 5,3 milioni, cioè un terzo di quelle presentate nei tre condoni (15,4 milioni) e considerando soltanto i comuni capoluogo di provincia, e tutti i Comuni con una popolazione superiore ai 20.000 abitanti e di un campione ponderato e rappresentativo del 10% di quelli con popolazione inferiore a tale cifra. I mancati incassi per il Paese, secondo Sogeea, sarebbero pari a 21,7 miliardi di euro.
 
3. Un fuoco di pagli anche per i professionisti
Il condono è certamente un’azione poco responsabile del punto di vista di ambientale, lo dice lo stato di salute del territorio nazionale, ma risolvere le pratiche pendenti, senza necessariamente ipotizzarne uno nuovo, potrebbe dare una grossa mano all’economia nazionale
Il dato di Sogeea relativo ai mancati introiti a livello nazionale si distribuisce in questi termini: 10,3 miliardi di oblazioni (cifra da ripartire a metà fra Stato e Comuni e a cui vanno aggiunti 160 milioni alle Regioni in base alla Legge 326/03); 6,7 miliardi di oneri concessori; 1,5 miliardi di diritti di segreteria; 2,1 miliardi di diritti di istruttoria; 1,1 miliardi di risarcimenti per danno ambientale.
È soltanto uno scenario puramente ipotetico, che tuttavia offre ulteriori prospettive in termini di introiti derivanti dalle tasse sulla casa, ma anche la possibilità di avviare un discorso con i professionisti che porterebbe gli studi di ingegneri, architetti e geometri a gestire una mole di lavoro stimabile in circa 11 miliardi al netto dell’Iva.
 
4. In Sicilia ritardi nelle pratiche mentre continuano gli abusi
L’ultimo dato complessivo che riguarda l’intera Sicilia, presentato dalla commissione Ambiente dell’Ars nell’ormai lontano 2013, ha censito 770 mila istanze di sanatoria (52 mila soltanto per le strutture edificate entro i 150 metri dalla costa) che attendono di essere esitate. Il numero, che all’epoca era stato sottostimato, potrebbe comunque essere decisamente più basso, considerando che sono passati cinque anni e che il centro studi Sogeea ha stimato per gli otto comuni capoluogo, in uno studio del 2016, circa 160 mila pratiche totali.
Il cemento, intanto, avanza comunque. L’Istat ha certificato che in Sicilia, nel 2016, l’indice di abusivismo edilizio (costruzioni abusive per 100 costruzioni a uso residenziale autorizzate dai Comuni) ha toccato quota 57,7, a fronte di una media nazionale di 19,6 e di un dato relativo al Nord che si è assestato a 6,4. Per l’Isola si tratta del quarto peggior dato a livello nazionale.
 
5. Consumo di suolo al ritmo di 4 metri quadrati al secondo
Non è solo una questione ambientale, ma anche economica. Un nuovo condono, oltre che per le implicazioni legate all’ambiente, al dissesto e al senso di legalità, che sono di immediata e facile comprensione, non servirebbe alle casse dello Stato né a quelle dei comuni. È la tesi avanzata dal Wwf nei giorni scorsi tramite il vicepresidente Dante Caserta. L’associazione del Panda fa leva sugli studi del Cresme (istituto di ricerca socio-economica specializzato nel settore dell’edilizia) che certifica come, a fronte di un importo medio di 15 mila euro versato per ogni singolo abuso, gli enti locali ne hanno spesi di conseguenza in media 100 mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali.
Discutere sui numeri passati serve fino a un certo punto, perché intanto il consumo di suolo ha proseguito la sua corsa anche nel 2018. Il Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio, che da tempo preme per una legge di sistema (il ddl in questione è congelato al Senato, se ne discuterà col nuovo Parlamento), ha messo a punto dieci articoli da presentare al prossimo Parlamento, sostenendoli con la presenza degli ultimi dati che registrano un consumo di suolo che avanza al ritmo di 4 metri quadrati al secondo, un’avanzata che quest’anno ha coinvolto 23 mila chilometri quadrati del Belpaese.
 
6. A Palermo il record del Sud: 6 mila ettari divorati nel 2016
Il consumo di suolo, considerato come la copertura del territorio con cemento o asfalto, coinvolge direttamente la Sicilia, così come testimoniato dall’Ispra nell’ultimo rapporto sul tema con dati aggiornati al 2016. Nell’Isola spicca, in negativo, l’esempio di Palermo (39,5%) che si trova ai primi posti nazionali e sul podio del meridione: il dato in valore assoluto è pari a oltre 6 mila ettari di superficie consumata nel 2016, tra i dieci più elevati d’Italia. Più contenuto il ruolo di Catania, con 5.138 ettari, e una percentuale di suolo consumato che si ferma a 28,3%. Da segnalare anche Trapani (4,50 mq/ab/anno) e Ragusa (2,11 mq/ab/anno) per un consumo di suolo pro-capite nelle aree urbane che è risultato essere tra i più elevati d’Italia.
In compenso i comuni siciliani registrano anche un attendismo esagerato sul fronte delle demolizioni – Licata è l’unica realtà che ha proceduto in maniera efficace – e l’assenza di pecunia non è sempre una valida giustificazione, perché spesso c’è una sorta di “naturale” predisposizione che porta a ignorare le ordinanze delle Procure. Gli ultimi dati ufficiali del dipartimento Urbanistica, forniti dal Siab e aggiornati al 2013, riportano la presenza di 905 ordinanze di demolizione e rimessa in pristino a fronte di 107 accertamenti di ottemperanza sulle ordinanze di demolizione.
 

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